Sanità
"Nessuno dovrebbe morire di melanoma":
l'importanza della prevenzione
di Mario Caruso
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Dottoressa parliamo di melanoma: quante persone sono colpite oggi da questo
tumore della pelle nel nostro paese?
Fino a pochi anni fa, il melanoma era considerato una neoplasia rara,
addirittura rarissimo fino all’adolescenza, mentre, attualmente, rappresenta
una neoplasia con incidenza in continua crescita in tutto il mondo.
Il
melanoma colpisce prevalentemente soggetti di età compresa tra i 30 ed i 60
anni e di classe sociale medio-alta.
A livello mondiale, si stima che nell’ultimo
decennio il melanoma cutaneo abbia raggiunto i 100.000 nuovi casi l’anno:
ed in particolare è decine di volte più frequente nei soggetti di ceppo europeo
(caucasici) rispetto alle altre etnie.
I tassi di incidenza più elevati si
riscontrano, infatti, nelle aree molto soleggiate e abitate da popolazioni di
ceppo nordeuropeo, di pelle particolarmente chiara.
In Italia si stima che 15
persone su 100.000 sviluppano un melanoma: si tratta di 9.000 nuovi casi di
malattia per anno con un incidenza maggiore nelle regioni del nord rispetto al
sud Italia
Da dove origina il melanoma? Quali sono le cause della sua comparsa?
Il melanoma cutaneo è un tumore che origina dalla trasformazione maligna
dei melanociti della pelle e può comparire sia nell'ambito di un neo
preesistente che di cute sana. Sembra, tuttavia, che la maggior parte dei
melanomi si sviluppino "de novo" su cute sana.
È il più pericoloso dei tumori
cutanei poiché ha la capacità di invadere i tessuti circostanti e diffondersi
nell'organismo attraverso la circolazione ematica e linfatica, dando metastasi
a livello dei vari organi e tessuti.
Possiamo dire che i tumori cutanei hanno due cause: una causa di origine
genetica e una ambientale.
Quella genetica dipende dalla predisposizione di
sviluppare un tumore, e questa sarà più alta se la pelle è chiara, di fototipo 1 o
2 ed anche se la pelle presenta molti nevi ed efelidi.
Le cause ambientali invece dipendono dallo stile di vita ed in modo
particolare dall’esposizione al sole.
Le radiazioni ultraviolette (UV), e sopratutto
le radiazioni solari, rappresentano il principale fattore di rischio esogeno o
ambientale per il melanoma cutaneo.
È stato valutato infatti che i primi 20
anni di vita sono responsabili della maggior parte del danno solare che si
accumula nelle cellule della pelle.
Per questo motivo un primo importante
intervento di prevenzione si basa sicuramente sulle modalità di esposizione al
sole.
Studi di AA hanno dimostrato che c’è una relazione diretta tra scottature
solari e sviluppo di tumori della pelle: i filtri solari sono dei veri e propri
"farmaci" capaci di prevenire le scottature e quindi di prevenire i danni al DNA
cellulare causati dall’esposizione al sole.
Non è un caso che negli Stati Uniti i
prodotti solari sono valutati dall’FDA (lo stesso ente di controllo dei farmaci) e
sono dei presidi medici.
Anche in Europa, negli ultimi anni, gli organi
regolatori hanno dato indicazioni importanti circa la pericolosità delle
radiazioni da UVA e UVB e della moda della tintarella tutto l’anno ed un altro
importante intervento è stato fatto circa il divieto di indicare sui prodotti solari
la dicitura "protezione totale" che poteva far presupporre al consumatore la
possibilità di esporsi al sole senza alcun limite di tempo.
Ovviamente non
esiste un filtro totale e pur utilizzando filtri solari ad alta protezione è
necessario esporsi al sole sempre con grande parsimonia ricordando che il
sole è anche responsabile dell’invecchiamento cutaneo.
Infine che il sole sia
un fattore di rischio lo dimostrano i numeri: l’Australia è stata per un lungo
periodo il Paese dove la percentuale di persone colpite da tumori alla pelle
era tra le più elevate in assoluto.
Dopo una puntuale e massiccia campagna
di sensibilizzazione, i numeri sono crollati.
Come battere sul tempo il melanoma, tra i tumori della pelle quello che
spaventa di più?
L’unica arma è quella della prevenzione e cioè diagnosticando il melanoma
nelle fasi iniziali e asportandolo in tempo.
Diceva Bernard Ackerman, un
famoso dermatologo americano, “ Nessuno dovrebbe morire di melanoma” !!!
Ovviamente questa provocatoria affermazione era fondata sulla
constatazione che nonostante il melanoma sia considerato uno dei tumori a
più alta malignità è l’unico ad essere già visibile nelle prime fasi evolutive e
quindi la sua precoce asportazione consentirebbe una percentuale di
guarigione vicinissima al 90 %.
Un melanoma iniziale con spessore di 0,5 mm
ha il 98% di possibilità di risolversi positivamente; al un melanoma di 5 mm di
spessore ha il 50% di possibilità di creare metastasi.
Da questo si può capire quanto sia importante individuarlo precocemente
grazie al' aiuto di uno specialista ma anche all'autoispezione.
Quando un neo andrebbe controllato?
L'osservazione della propria pelle, comprese le mucose quali bocca e
genitali, da parte del paziente è fondamentale per una corretta prevenzione
dei tumori cutanei ed a questo scopo è molto utile la regola mnemonica dell'
ABCDE dove
A=
asimmetria,
B=
bordi,
irregolari,
C=
colore disomogeneo,
D=
dimensioni maggiori di 5 mm ed
E=
evoluzione della lesione.
Nel caso del
melanoma nodulare, la forma più aggressiva di melanoma, vanno
considerate altre tre lettere che dall'inglese indicheranno
E=
Elevated cioè rialzato,
F=
Firm the touch cioè duro al tatto,
G=
Growing che
cresce velocemente.
Che cos'è la mappa dei nei di cui si sente tanto parlare? E come si
svolge?
La mappa dei nei è la visita dermatologica con cui viene valutata la natura
delle lesioni pigmentate della pelle non solo clinicamente ma anche
mediante l’ausilio della dermatoscopia in epiluminescenza: questa tecnica
prevede l’utilizzo di un piccolo strumento ottico manuale, il dermatoscopio,
che ha la capacità di evidenziare strutture microscopiche non visibili ad
occhio nudo e, come dimostrato in più studi, permette un fondamentale
miglioramento della diagnostica.
È dimostrato, infatti, che la dermatoscopia è
in grado di incrementare la sensibilità diagnostica del melanoma anche fino al
35% rispetto alla sola osservazione "ad occhio nudo"; tale miglioramento
diagnostico può essere ottenuto solo se l'osservatore ha un buon livello di
esperienza nell’utilizzo della metodica.
Con la diagnostica tradizionale, su 30
asportazioni 1 solo è un tumore, con la dermatoscopia si ha 1 diagnosi
corretta su 5 sospetti, con un numero inferiore di falsi positivi e
conseguentemente un numero minore di interventi "inutili" di asportazioni.
Inoltre la dermatoscopia permette di monitorare l'evoluzione nel tempo di
singoli nei atipici in quanto consente di apprezzare anche minime
modificazioni strutturali e/o della dimensione fotografando le lesioni che il
dermatologo ritiene sospette ed effettuando un follow-up secondo le esigenze
di ogni singolo paziente.
Oggi possiamo affermare, senza paura di essere
smentiti, che una visita dermatologica per lesioni cutanee senza la
dermatoscopia non ha più alcun senso, come priva di senso sarebbe una visita
cardiologica senza elettrocardiografia.
*Dott.ssa Elisabetta Fulgione Specialista in Dermatologia e Venereologia
Medicina Estetica/Medicina Anti-age
Docente Scuola Internazionale di Medicina Estetica FBF (Roma)
Coordinatrice Regione Campania AIDME (Accademia Italiana Medicina Estetica)
Membro Società Internazionale Dermosocopia (IDS)
Mail:
studio.derma2@libero.it