Sanità
Melanoma e nei, conoscerli con la genetica
di Mario Caruso
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I melanomi sono il più frequente tumore della cute. Sono diffusi in tutto il mondo ma lo sono particolarmente in alcuni Paesi più che in altri. Il posto al mondo con il maggior numero di casi è l’Australia. Il tumore è così chiamato perché origina nelle cellule con accumulo di melanina. La melanina sono pigmenti neri ma anche bruni o rossastri. Nella pelle questa sostanza si trova nelle cellule dell’epidermide chiamate per questo motivo melanociti. La melanina è importante perché forma una sorta di schermo protettivo che funge da filtro, assorbendo e respingendo parte delle radiazioni solari.
Da cosa sono provocati i melanomi e ci sono mezzi per prevenirli? Lo chiediamo al professore Valerio Ventruto medico, genetista e scrittore di vari dizionari. La concentrazione di melanina nella pelle, da cui dipende la pigmentazione cutanea, è diversa da soggetto a soggetto e nelle differenti razze umane. Vi sono individui che hanno pochissima o nessuna melanina nella loro epidermide, come gli albini.
Gli africani e in genere gli individui delle regioni equatoriali hanno la pelle più scura, più ricca quindi di melanina, a confronto delle popolazioni nordiche che possiedono un colorito particolarmente pallido.
La carnagione più scura protegge perciò dalle radiazioni solari che si sono rivelate la causa (anche se non la sola) della trasformazione della cellula melanominica in melanoma.
Professore Ventruto, la pigmentazione scura protegge quindi la pelle dall’insorgenza dei melanomi. Dobbiamo allora ritenere che anche l’abbronzatura che si ottiene con le lampade solari sia un mezzo di protezione verso i melanomi. Allora perché invece si dice che queste lampade possono essere pericolose?Oggi è molto diffusa, particolarmente ma non soltanto nelle donne, l’abitudine di sottoporsi ad una abbronzatura artificiale (e pensare che in passato le donne usavano la “cipria” per fare apparire il loro volto più bianco….). Oggi una abbronzatura artificiale si ha con particolari lampade dette appunto lampade abbronzanti o solari.
Il risultato si ottiene, ma non ha nulla a che vedere con la colorazione naturale di molti abitanti della Terra, come quelli di razza africana, che hanno cute naturalmente scura.
Essi già nascono con quel tipo di colorazione cutanea, che è il risultato di un naturale processo di selezione evolutiva che nel corso di milioni di anni ha avvantaggiato, proteggendoli, già i primitivi esseri umani (comparsi appunto in Africa) viventi in regioni del pianeta più esposte alle radiazioni solari, radiazioni che come oggi sappiamo possono essere pericolose per la salute.
Ma perchè i raggi solari, che sono necessari per la sopravvivenza delle piante e degli animali sul pianeta, possono essere al tempo stesso pericolosi per la nostra salute? La luce solare è composta da raggi di diversa lunghezza d’onda: vi è una parte che l’occhio umano è in grado di percepire e che perciò chiamiamo regione visibile dello spettro luminoso.
Vi sono però anche due componenti della luce solare che sono invisibili ai nostri occhi e sono: lo spettro di luci infrarosse ( = sotto il rosso) e quello di luci ultraviolette ( = oltre il violetto). I raggi ultravioletti (UV) sono a loro volta composti da differenti bande, tra cui le bande UV-A e UV-B. Le prime si considerano innocue o poco nocive, mentre le seconde si ritengono pericolose.
Poiché le lampade solari utilizzano UV-A e non UV-B dovrebbero non essere pericolose, ma non vi è unanime consenso in proposito. Sembra infatti provato che le radiazioni UV-B possono anche esse agire sul DNA, ma in maniera differente di quanto comportano gli UV-A (articolo apparso su "Nature Communications").
In che maniera gli UV danneggiano i melanociti, le cellule cioè che contengono la melanina ? E come questa sostanza ci difende dal danno che gli UV possono provocare?Gli UV danneggiano le cellule esposte alle loro radiazioni in quanto modificano e frammentano le molecole del DNA della cellula.
Per evitare i possibili danni, poiché per tempi più o meno lunghi siamo esposti la luce solare, le cellule dispongono di gruppi di molecole che, come squadre di operai specializzati, sono in grado di riparare subito, attraverso complesse procedure, i danni che vengono indotti dalle radiazioni.
Questi interventi avvengono nei miliardi di cellule esposte al rischio! Molte malattie genetiche sono caratterizzate dal deficit dei geni riparatori.
Professore quali sono i rischi della XerodermaSi conosce da anni una gravissima malattia genetica ereditaria, chiamata Xeroderma pigmentoso, dove nelle cellule mancano del tutto i processi di riparazione, per cui negli affetti dalla malattia insorgono fin dalla giovinezza diffuse e gravissime lesioni cutanee anche tumorali, e questi infelici sono costretti a trascorrere in casa tutta la loro esistenza per evitare l’esposizione alla luce solare!
In quali regioni del corpo che contengono la melanina si può formare un melanoma?La melanina non è solo nella pelle, ma anche nei capelli, nell’occhio, e poche altre regioni del corpo, come in quella parte del sistema nervoso centrale detta sostanza grigia cerebrale. Ad esempio il melanoma può occorrere anche dell’uvea (la tonaca vascolare dell’occhio).
Si conoscono inoltre anche due sindromi genetiche in cui il melanoma è associato ad altro tipo di tumore come l’astrocitoma (che è un tumore cerebrale non raro anche nei giovani): Familial recurrence of melanoma/astrocytoma e Melanoma-pancreatic cancer syndrome.
Entrambe le sindromi sono ereditarie e il gene responsabile è oggi conosciuto. Una sede non rara della insorgenza di melanomi sono i nevi cutanei, in particolare i nevi cosiddetti displastici.
Il melanoma può essere quindi ereditario? Come già chiarito in un precedente articolo, tutti i tumori sono genetici ma ciò non vuol dire che sono anche ereditari. Nei melanomi cutanei maligni sono state riconosciute mutazioni di otto diversi geni.
Queste mutazioni sono però circoscritte al tessuto tumorale, non sono cioè presenti nel sangue e non vengono trasmesse con le cellule germinali.
Sono pertanto mutazioni genetiche ma non ereditabili. Non può tuttavia essere esclusa una predisposizione genetica al tumore, come dimostrano i non rari casi di familiarità.
A questo proposito è utile sapere che nei non rari nevi displastici può avvenire la cascata di eventi mutazionali genetici che alla fine portano alla comparsa del melanoma: questi nei, che possono essere in alcuni soggetti anche centinaia, sono talvolta ereditari perché presenti anche in più membri di un parentado (nonni, genitori, figli ma anche zii o cugini).
I nevi displastici sono caratterizzati da melanociti “atipici”. La displasia può essere evidenziata solo con l’esame istologico, che permette anche di classificarla in lieve, moderata e severa. Quando sono numerosi la trasformazione in melanoma di uno o anche più di essi non è rara.
In questi casi è il nevo displastico ad essere ereditario e non il melanoma, che è ne invece una conseguenza. All’Università di Napoli, in collaborazione con il CNR di Via Pietro Castellino, sono in corso avanzati studi per il riconoscimento del gene responsabile nel nevo displastico nei casi di riconosciuta familiarità.
La conoscenza della mutazione genica può avere molta importanza nella prevenzione della malattia e quindi anche dei melanomi che ne sono una temibile conseguenza.
Come si fa a sospettare la pericolosità di un neo? Ci sono segni che indicano l’inizio della sua trasformazione in melanoma?Per l'individuazione di nei ritenuti sospetti di una possibile trasformazione in melanomi, è stata ideata la seguente Regola ABCDE che indica le caratteristiche da tenere in conto.
- Asimmetria. I melanomi sono di solito asimmetrici, con una metà della macchia cutanea più grande dell'altra.
- Bordi. I bordi del melanoma sono irregolari a carta geografica, al contrario di quelli dei nei.
- Colore. Spesso il melanoma è policromo ovvero presenta colori diversi come nero, bruno, rosso e rosa.
- Dimensione. Una lesione cutanea sospetta, di diametro superiore ai 6 millimetri deve essere verificata da uno specialista.
- Evoluzione. La lesione cutanea che tende a modificare la propria forma, colore e superficie è da ritenersi sospetta e da verificare.
Se ci si accorge che un neo presenta anche solo alcune di queste caratteristiche, va subito sottoposto all’attenzione del dermatologo.
È importante sapere che se tempestivamente asportato viene evitata la trasformazione del neo in melanoma, rischio possibile in tempi anche non lunghi.
Oggi i dermatologi si servono di uno strumento diagnostico detto demoscopio o epiluminoscopio che consente di esaminare l’epidermide in profondità, oltre la giunzione dermo-epidermica e, cosa molto importante, utile per differenziare una struttura melanocitaria da altre lesioni affini non tumorali, come le cheratosi seborroiche.
Quanto alla terapia del Melanoma? Questa consiste nella exeresi chirurgica associata in casi particolari, all’asportazione dei linfonodi che sono la sede del drenaggio linfatico dell’area escissa.
All’intervento deve far seguito un prolungato follow-up post-chirurgico anche di anni, poiché sono conosciuti non rari casi di metastasi tardive.
In tutte le principali strutture ospedaliere vi sono sezioni specialistiche dove i rilievi constatati vengono anche fotografati per essere poi confrontati nei controlli successivi, al fine di verificare la stazionarietà o l’eventuale evoluzione delle lesioni tenute in osservazione.
e-mail: ventruto@genesmed.it