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Maradona tira pietre allo “Stellone”
di Angelo Forgione
È troppo sagace Diego, e sa benissimo come accendere il suo esercito.

Quando lui parla, non tira fuori parole ma lancia pietre.

Gliene sono bastate sette ieri sera per far esplodere la platea assiepata sul lungomare, ai piedi dell’Hotel Continental, e poi tutti i siti internet. Sette pietre scagliate che valgono più di qualsiasi comizio-fiume. Sette pietre in cui c’è tutta la conoscenza della società napoletana rispetto all’italiana.

Sono passati quasi ventitré anni da quella gragnola alla vigilia di Italia-Argentina nella sua Napoli: «Gli italiani si ricordano dei Napoletani solo quando c’è da tifare per l’Italia, poi si dimenticano di come li trattano».

Maradona ha capito nel 1984, più di tanti napoletani, che Napoli è nazione stretta in una nazione che le sta stretta, e continua a comunicare così, tirando pietre allo “stellone” d’Italia: «Io non mi vendo, io sono napoletano!».

Tanto è bastato per far esplodere un boato degno dei reperti filmati dell’istituto Luce.

E poco importa, ma anche no, che qualche napoletano di troppo si sia venduto al potere nel corso della storia.

A proposito, di chi sono le migliaia di voti per la Lega Nord infilati nelle urne napoletane?

"E per certi culi grossi il traguardo è la poltrona. E per noi poveri fessi basta solo un Maradona...".


Parole e musica di Federico Salvatore.
27/2/2013
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