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Napoli prima nella classifica della “qualità della morte”
di Angelo Forgione
Ci risiamo!

Anche quest’anno la rituale classifica della qualità della vita stilata da “Il Sole 24 Ore” vede Napoli in fondo, penultima per la precisione, meglio della sola Taranto.

Come si fa ad assolvere una città in cui il lavoro è una conquista e non un diritto, dove il verde e gli spazi pubblici sono pressoché inesistenti e dove l’ordine pubblico non è assicurato?

Ma queste graduatorie vanno prese per quelle che sono e non per quelle che vogliono essere.

La classifica in oggetto non dovrebbe chiamarsi “della qualità della vita” ma “della qualità dei servizi”, che è cosa ben diversa.

E per smontarne l’accezione assegnata che tende a proiettare del Nord un’immagine di serenità e del Sud di estremo disagio esistenziale basta tener conto della classifica della “qualità della morte”, quella che dice che i suicidi in Italia sono maggiori al Nord-est e al Nord-ovest, in media al centro e decisamente e nettamente sotto la media al Meridione.

Sono statistiche tratte dal sito dell’ISTAT e dalle quali si evince che la Campania è la regione meno colpita da questa specifica mortalità così come dagli stati d’ansia, seguita da altre del Mezzogiorno ben distanti dai valori critici della Liguria e di altre settentrionali.

Le città del Sud hanno i più bassi coefficienti per 100.000 abitanti, Lecce, Messina e Napoli in testa con tutti i loro problemi, mentre schizzano a livelli veramente allarmanti centri come Vercelli, Asti e Cuneo, posti dove paradossalmente la “qualità della vita” è buona quando non ottima.

Napoletani e meridionali masochisti?
Ma no. Semmai consapevoli del loro handicap civile, del loro disagio sociale e della loro sofferenza.
E la sofferenza è vita più che morte, nel senso che se si è allenati alle difficoltà le si affrontano con più preparazione. Tradotto in soldoni, se un meridionale non trova lavoro sa che deve emigrare e arrangiarsi.

L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) monitora costantemente questi dati perché la prevenzione del suicidio è una delle priorità di sanità pubblica da perseguire, e mette a confronto i vari paesi OCSE.

Ne viene fuori che l’area del Mediterraneo compresa tra Portogallo, Spagna, Italia (più Sud che Nord) e Grecia ha tassi di suicidio nettamente inferiori a paesi come Germania, Austria, Finlandia, Islanda, Irlanda, Estonia, Ungheria e Slovenia.

Inferiori persino alle decantatissime Australia e Canada che sono notoriamente i paesi in cui la “qualità della vità” raggiunge i più alti livelli.
Per non parlare poi di Stati Uniti e, soprattutto, Giappone.

E allora, vogliamo continuare a dare ascolto al “Sole 24 Ore”?
Si, se prendiamo quelle statistiche per fotografia dei servizi. Perché tali sono, altrimenti ci metterebbero la classifica della concentrazione di monumenti, della qualità e della varietà del cibo e tutto quanto attiene alla cultura dei luoghi.

A proposito, nello scorporo dei coefficienti che le compongono, è il caso di sottolineare che nella specifica classifica dell’ordine pubblico Napoli si attesta al posto 90.
Male, certo, ma meglio di Prato, Milano, Roma, Torino, Pisa, Novara, Forlì Cesena, Bologna, Brescia, Bergamo, Rimini, Pescara, Imperia, Foggia, Sassari e la peggiore Latina.

Fate un po’ voi.
28/11/2012
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