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L’estate rovente del calcio italiano
di Angelo Forgione
Il Napoli vince il derby delle Due Sicilie con una rotonda tripletta e parte col piede giusto in campionato.
Partita senza veleni nonostante un rigore non fischiato al Palermo per fallo di Maggio su Cetto che però ha calciato.

Poche le proteste e grande onestà intellettuale di Sannino che ha riconosciuto senza esitazioni la superiorità schiacciante degli avversari.

È questo il calcio che piace e che fa dimenticare per un attimo gli orrori e le nefandezze di Paolo Silvio Mazzoleni e le ombre cinesi di Pechino con cui ci eravamo lasciati prima di Ferragosto.

Lo abbiamo ritrovato a dirigere la primissima partita del campionato tra Fiorentina e Udinese senza che il designatore Nicchi si sia posto il problema di sospenderlo.

Un arbitro viene sospeso quando si rivela inadeguato al ruolo e con tale atto se ne certificano gli errori.

È quindi chiaro che l’A.I.A. ha così “dichiarato” che l’arbitraggio di Mazzoleni fu corretto e, per punire il Napoli che se n’era andato sotto la doccia, l’ha pure promosso per il “vernissage” di Firenze.

Troppe cose non quadrano, tutto sembra una continua sfida all’umano intelletto, alla ragione e al buon gusto.

Gli affronti si moltiplicano e danno corpo ad un tutti contro tutti di dimensioni bibliche; società contro gli arbitri, arbitri contro le società, Cassano contro Galliani, Zeman contro la Juventus, Carrera contro Mazzarri, Mazzarri contro Agnelli ed Elkann che bacchettano il Napoli invocando lo spirito olimpico salvo poi ricusare le sentenze della giustizia sportiva e mandare a dirle a Conte che senza lo stemma della Juventus e i suoi avvocati alle spalle ci penserebbe tre volte prima di scagliarsi contro i giudici, innocente o colpevole che sia.

La gravità dell’attacco dell’allenatore bianconero sta nel portare la faccenda in curva, etichettando i giudici come “tifosi” e rivolgendosi a “tutto il popolo juventino” che deve sapere del presunto complotto.

Pericoloso e sconsiderato!

La tifoseria juventina si sente così investita di un ruolo, quello della vittima designata.
E siccome una tifoseria che si raduna in uno stadio è per abitudine cieca ci vuole poco a immaginare cosa potrà succedere nel corso della stagione.

Alla prima di campionato, Juventus-Parma, dagli spalti torinesi sono piovute offese per tutti; per il procuratore Palazzi, per Mazzarri, per Zeman e, tanto per non perdere le sane e buone abitudini, per i napoletani.

E meno male che la Juve ha maramaldeggiato tra un rigore gentilmente infiocchettato e un goal fantasma che resta fantasma a differenza di altri palloni oltre la linea del passato entrati in porta ma non sui tabellini e negli archivi della FIGC.

La differenza tra un tifoso cieco e un tifoso intellettualmente onesto sta nella differenza tra i cori juventini e le parole di Marco Travaglio che, sempre più disgustato dalla sua squadra del cuore (ma non della testa), a John Elkann ha detto di vergognarsi di cugino Andrea che ha reso più sopportabile l’onta di calciopoli del 2006, prendendosi gli insulti dei primi, i ciechi.

Sembra che il calcio italiano, incapace di regalare sogni estivi agli italiani come negli anni 80-90, abbia trovato il modo peggiore per far parlare di sé e il gallo di turno si mette d’impegno per mantenere la sua posizione privilegiata sulla munnezza.

Il baratto Cassano-Pazzini è il compendio delle nozze coi fichi secchi che poi sono marci perchè anche Cassano vomita veleno sul Milan e i suoi ex tifosi lo mettono nel mirino. Se il buongiorno si vede dal mattino, questa è un’alba nuvolosa che nasconde il sole.

Ma per fortuna il calcio giocato, non condizionato, ci ha regalato un po’ di divertimento e un raggio di luce, uno squarcio nelle tenebre firmato Cavani che ancora una volta ha dato un dispiacere ai suoi ex-tifosi e una volta ancora non ha esultato in quello che è stato il suo stadio.

Gesto spontaneo e non formale di un calciatore con qualche valore in più.
Gesto che scalda il cuore sporcato negli studi di Mediaset Premium dal cinismo di Aldo Serena che ha detto di non capire “certi atteggiamenti che mortificano la bellezza del calcio”, spalleggiato da Maurizio Pistocchi che nel gesto del “matador” ha letto una mancanza di rispetto nei confronti dei tifosi del Napoli. I quali invece apprezzano, applaudono e ringraziano pure.

Calcio che trita tutto, anche quei pochi valori residui. Manca il buonsenso oltre i soldi e le idee. Quello che in un passato neanche tanto lontano consentiva di nascondere il volto brutto di uno sport che già si trasformava in show-business.

A proposito, Corrado Ferlaino ha parlato con Dario Sarnataro per “Il Mattino” e ha fatto una battuta per commentare il furto di Pechino:

«Dopo 150 anni i piemontesi ci hanno fregato un’altra volta. Allora si servirono di Garibaldi, stavolta di Mazzoleni».

Non era solo una battuta, di Ferlaino è nota la conoscenza e la passione per le vicende storiche di Napoli condivisa con l’ex moglie Patrizia Boldoni.
E l’ex presidente non ha fatto riferimenti casuali perchè sa bene che gran parte delle mille camicie rosse era bergamasca, proprio come Mazzoleni.

Ma se il buon Corrado, negli anni degli scudetti, avesse dato ascolto alla sua passione invece di accontentare la sua ex signora affascinata dalla figura di Napoleone oggi non avremmo la N napoleonica sovrapposta all’azzurro borbonico.

Chi conosce la storia di Napoli sa che l’epoca di Napoleone fu caratterizzata da furti e ruberie all’ombra del Vesuvio.

Poi arrivarono i piemontesi, mezzi francesi con l’aiuto degli inglesi.
E la storia si ripete, non solo nel calcio.

Caro Ferlaino, ma allora te le cerchi?!
27/8/2012
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