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Trivellazioni ai Campi Flegrei senza Piano di Emergenza
di Angelo Forgione
Parte il “Deep Drilling Project”, il progetto di perforazioni dei Campi Flegrei che ha ottenuto dal Comune di Napoli l’autorizzazione per trivellare nell’area di “Bagnoli Futura” con lo scopo scientifico di raggiungere il centro della caldera flegrea, la più pericolosa area al mondo sotto il profilo del rischio sismico e vulcanico.
La mancanza di informazione e di coinvolgimento della popolazione ha aperto forti perplessità su eventuali rischi e vantaggi del progetto e per questo abbiamo incontrato il Professor Giuseppe Mastrolorenzo, vulcanologo di fama internazionale dell’Osservatorio Vesuviano, che da anni si batte per l’ottenimento di un “Piano di Emergenza” per i Campi Flegrei in assenza del quale le trivellazioni sono un vero e proprio azzardo.


Professore, è rischioso avviare il progetto senza coinvolgere e informare la popolazione?
Allo stato delle cose, si. È già assurdo che non ci sia un “Piano di Emergenza” per i Campi Flegrei che è l’area a più altro rischio sismico e vulcanico al mondo. Questo fa si che qualsiasi azione dell’uomo nell’area sia in sostanza un’assunzione di un azzardo da parte di chi la svolge. Chi decide di autorizzare un’azione in un’area densamente popolata dove il rischio, per definizione, non è nullo decide in modo arbitrario che la collettività possa essere esposta al rischio.

In queste condizioni chi si assume le responsabilità civile e penale di eventuali danni a persone o cose?
Non è solo la Protezione Civile Nazionale che deve occuparsi dell’incolumità dei cittadini. La prima autorità di protezione civile è il sindaco che, in assenza del “Piano di Emergenza”, avrebbe dovuto valutare a livello locale la necessità di valutare un proprio piano di emergenza per il rischio sismico, vulcanico e industriale prima di concedere l’autorizzazione a perforare.

Dal momento che il sindaco e la Protezione Civile non garantiscono la sicurezza, la popolazione è esposta inconsapevolmente a un fortissimo rischio?
In assenza di valutazione nessuno può assumersi la responsabilità per la vita di migliaia di persone. L’unica assunzione di responsabilità è il “Piano di Emergenza” dove si descrivono i rischi e le modalità di intervento in caso di evento. Al contrario, non avere il “Piano di Emergenza” significa decidere che non sia necessario informare la collettività sui rischi, che non sia necessario prepararla e che non sia necessario avere una strategia di intervento nel caso di evento. Soltanto con il “Piano di Emergenza” e se si hanno ben chiari gli interventi da attuare in casi estremi si ha qualche possibilità di mettere in salvo la popolazione.

Il direttore dell’Osservatorio Vesuviano Martini ha smentito che il progetto sia finalizzato alla realizzazione di una centrale geotermica per energia d’uso domestico. Dunque, ci sono dei vantaggi che la popolazione può trarre dalle perforazioni?
In passato sono state già effettuate delle trivellazioni nell’area flegrea. Negli anni 70-80 le fece l’Agip per studio di potenzialità di sfruttamento di energia geotermica. In alcuni casi si sono verificate delle esplosioni per cui è stato necessario chiudere velocemente i pozzi col cemento per evitare problemi. Queste perforazioni hanno portato molte informazioni sia per la stratigrafia dell’area sia per lo sfruttamento di energia geotermica che risultò antieconomica perché le turbine andavano presto in avaria a causa della salinità. Coloro che hanno criticato il “Deep Drilling Project” hanno sollevato due questioni fondamentali: non serve per scopi scientifici perché ciò che metterebbe in luce è già noto; non serve per sfruttamento di energia geotermica perché le informazioni a disposizione sulla distribuzione dei fluidi sono già sufficienti per le tecniche di sfruttamento moderne. Inoltre oggi la geotermia non ha bisogno più di alte entalpie, cioè di grandi centrali ad alte profondità, ma è una geotermia di basse entalpie, cioè piccoli impianti a basse profondità per le quali non c’è bisogno di continuare a trivellare a basse profondità.

Insomma, il progetto sarebbe sostanzialmente inutile o quantomeno ingiustificato se bilanciato ai rischi che si stanno correndo. A proposito, ci sono relazioni tra le trivellazioni e i terremoti, ad esempio in Emilia, o sono solo fantasie?
Le trivellazioni hanno causato fenomeni sismici a Basilea che non è territorio a rischio sismico. Quello che sappiamo per certo è che le perforazioni possono indurre sciami sismici di magnitudo modesta che però, essendo sismicità di basse profondità, possono avere risentimenti in superficie anche molto intensi. Quando il terremoto è vicino al suolo gli effetti possono essere importanti.

Il problema è che la popolazione non sa che non c’è un “Piano di Emergenza”, non sa quali siano gli eventuali vantaggi e rischi del progetto e non sa neanche che il progetto sta partendo. Dunque, concludendo, perforazioni si o perforazioni no?
Non entro nel merito della questione. Dico solo che il “Piano di Emergenza” deve essere approntato prima di operazione del genere. Una volta realizzato il “Piano di Emergenza” la popolazione deve essere informata dal Sindaco e qualsiasi intervento dovrebbe essere valutato e deciso dall’autorità comunale in accordo con la collettività. È fondamentale che la popolazione partecipi alle decisioni che devono essere prese in relazione alla definizione della pericolosità e dei rischi ai quali va incontro.

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9/7/2012
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