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Cultura
Cesare Accetta, dietro gli occhi
di Alessandra Giordano
Trent’anni di teatro, di quello di ricerca, spinto, aggressivo, d’avanguardia, sperimentale. Trent’anni di fotografie, ripescate in un archivio enorme, quale quello di Cesare Accetta, da sempre fotografo davanti al palcoscenico e dietro le quinte, a cogliere l’attimo esatto in cui quella speciale luce illuminava un gesto, uno sguardo, un urlo.

Trent’anni, quelli più densi che il teatro italiano in genere, e quello napoletano in particolare, hanno attraversato, sono tutti lì al secondo piano del Pan di via dei Mille, grazie alla volontà della curatrice Maria Savarese e ci rimarranno fino al 27 giugno.

Bianco e nero. Il bianco delle pareti del Pan, il nero vellutato delle tele di Accetta – più di duecento, qui - da cui emergono improvvisi i racconti di sceneggiature, di fatiche fisiche, di muscoli scolpiti, di copioni densi di dialoghi a volte difficili, di vite faticose, di fermenti artistici, di ricerca e di riflessione, quando il teatro era fatto per divertire, insegnare, più spesso scandalizzare.

L’intero piano, sala dopo sala, è affollato di ritratti di tanti attori di teatro, rivisitati in una luce precisa, quando l’occhio di bue si fissava osceno e invadente sull’attore, mentre tutt’intorno il buio sprofondava e diventava nero fitto. C’è solo una sezione-colore con diapositive di partenza.

“Nasco come fotografo – racconta l’artista - poi negli anni 90 ho intrapreso una strada diversa verso il cinema da appassionato di cinematografia, ma il teatro è sempre nel mio cuore come progetto-luci, non da esterno, ma come collaboratore per i rapporti di amicizia e partecipe ai progetti”.

Non ci sono scatti digitali, Accetta si è fermato agli anni 90: il digitale lo usa adesso.
Le foto riportate su carta-cotone, un tipo di stampa molto costoso, rendono molto suggestivo l’allestimento museale, un progetto che è un modo di rivedere l’archivio dopo tanti anni e ripensarlo rispetto a dei formati.

“Il mio primo lavoro fu esposto nel 1985 a Villa Pignatelli – ricorda Accetta - e aveva come soggetto il teatro… ma è stato un pretesto per la ricerca sulla fotografia, già da allora ero affascinato dal nero e proprio Nero sensibile, fu il titolo di quella prima esposizione”.

E ora al Pan ci sono anche immagini di quel periodo assieme alla ricostruzione della felice stagione artistica teatrale di ricerca di quegli anni: dal Teatro Alfred Jarry di Mario e Maria Luisa Santella a Spazio Libero di Vittorio Lucariello; dal Play Studio di Arturo Morfino al TIN di Michele del Grosso, a Libera Ensemble di Gennaro Vitiello condotto successivamente da Renato Carpentieri e Lello Serao.

E ancora: il Teatro/Galleria Toledo di Laura Angiulli; il Teatro Nuovo; il Teatro Studio di Caserta di Toni Servillo; Falso Movimento di Mario Martone; Enzo Moscato; Annibale Ruccello; Teatri Uniti; la Compagnia ‘86 di Marianna Troise; il teatro di Remondi e Caporossi; Magazzini Criminali di Federico Tiezzi e Sandro Lombardi; La Gaia Scienza di Giorgio Barberio Corsetti; Leo De Berardinis.

La sezione monografica, affettuosamente dedicata al teatro di Antonio Newiller - espressione poetica del Teatro dei Mutamenti - completa il percorso espositivo del Pan, promosso dal Comune di Napoli - Assessorato alla Cultura e co-finanziato dall’Assessorato al Turismo e ai Beni Culturali della Regione Campania.

In mostra immagini tratte dall’archivio fotografico di Cesare Accetta. Dal 1976 - anno della storica rassegna “Incontro Situazione 76” al Teatro San Ferdinando, un vero e proprio censimento dei principali gruppi teatrali “di sperimentazione”- fino al 1996.
4/5/2012
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