Cronaca Vomero
Torre Caselli, da cenacolo d'arte a rifugio per senzatetto
di Antonio Cangiano
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NAPOLI – Torre Caselli è una residenza nobiliare del Vomero; singolare per
chi attraversa via Michele Pietravalle, nel quartiere Colli Aminei colpisce
per
il colore rosso vermiglio delle mura è la scritta A. Bertè che campeggia
sulla
terrazza.
Cenacolo d’arte e cultura, negli anni ‘60 ospitò numerosi artisti
e
scrittori, attualmente versa in stato di forte abbandono. Diversi senza
fissa
dimora ed extracomunitari vi risiedono tra rifiuti, spazzatura e carcasse
d’auto.
VILLA IN DEGRADO - Fatiscente da oltre trentanni, la Villa di Campagna dei
Marchesi Caselli, residenza storica e icona inconfondibile dei Colli Aminei
per
le tonalità rosso vermiglio e l’enorme sigla sul terrazzo che riporta la
firma
del pittore Antonio Bertè.
Circondata dall’incuria, sembrerebbe un castello
fantasma, se non spuntassero, nel piazzale di ciò che rimane dell’elegante
cortile nobiliare, legati ad un filo di ferro, alcuni panni stesi al
sole.
“Da diverso tempo, ci abitano extracomunitari senza fissa dimora” commenta
un
residente di via Pietravalle, la sua abitazione da proprio sull’enorme
giardino
della villa ormai in degrado.
“Tra i resti del giardino inglese, vi è anche
una carcassa d’auto. L’interno della villa è terra di nessuno” conclude il
nostro interlocutore.
CENACOLO D’ARTE - Sgombrata a seguito del sisma dell’80, Torre Caselli
ospitò negli anni ’60 l’avanguardia dell’intellighenzia napoletana.
Tra le
sue pareti discussero scrittori e giornalisti, pittori e musicisti; alcuni
nomi rimasti celebri come Domenico Rea, Michele Prisco, Vittorio Como,
Aldo De Francesco, Nello Pandolfi, Aldo Angelini, Amedeo Clarizia, Alfredo
Schettini, Antonio e Rosalba Pecci, Roberto Murolo, Nunzio Gallo, Albino
Froldi, Gabriele Zambardino, Carmine Vitagliano, Gaetano Palisi, Aristide La
Rocca, A. Cantalamessa, Michele Loria, Silvio Mastrocola erano abituali
frequentatori della residenza dei Colli Aminei.
Il suo ultimo inquilino fu
il pittore Antonio Bertè che lasciò a malincuore Torre Caselli. “Mio padre
amava molto quella casa” spiega la figlia dell’artista scomparso nel 2009“ e
poiché anche le case hanno un'anima, la casa amava lui”.
L'ALLARME - “Bertè si è trasferito nel 1988 al civico n°45 di via G.
Lorenzo Bernini, e vi è restato fino alla fine“ spiega Annastella, figlia
del Maestro.
“Il suo studio, dove si conserva ancora il cavalletto con l’ultima
tela da terminare, sta letteralmente cadendo a pezzi, come l’intero
patrimonio artistico contenuto nella casa a causa delle numerose infiltrazioni d’acqua
che vengono giù dal soffitto.”
Diatribe legali impediscono un intervento
decisivo di riparazione, la “proprietà” dell’accesso al terrazzo dello
stabile frena i lavori di ristrutturazione.
“In qualsiasi parte del mondo –
conclude – la casa di un artista come Antonio Berté sarebbe Patrimonio dell’umanità
noi, permettiamo che si distrugga”.