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Calcio
Cori razzisti a Milano, l’arbitro non sente
di Angelo Forgione
Ci risiamo, ancora i soliti cori razzisti in uno stadio rivolti ai Napoletani. Non le solite offese e schermaglie che anche i napoletani indirizzano ai tifosi avversari.
E ancora una volta le regole introdotte quest’anno per arginare il fenomeno della discriminazione verbale contro le diverse etnie sono rimaste inapplicate.
L’unico precedente resta quello dello scorso Cagliari-Inter quando la partita fu momentaneamente sospesa per ripetuti “buuuu” di stampo razzista indirizzati al camerunense Eto’o, seguendo la scia dei provvedimenti adottati contro i sostenitori della Juventus che lo scorso anno presero di mira un altro giocatore di colore dell’Inter, Balotelli.

Al “Meazza” non è la prima volta che si verificano certe manifestazioni contro i Napoletani, e non sarà neanche l’ultima. Due pesi e due misure, dunque, e bisogna accertare che in Italia il razzismo è codificato come sola avversione ai neri, mentre invece è possibile offendere tutte le altre etnie.
Una sorta di ignoranza nell’ignoranza, ma probabilmente c’è qualcosa che ci sfugge riguardo a certi poteri forti se è vero che il rispetto è riuscito sin qui a ottenerlo solo il Sig. Moratti, presidente dell’Inter, e il suo entourage sempre pronto a proteggere con successo i propri tesserati.
Dopo la sospensione di Cagliari fu la sorella Bedy ad esternare tutto il compiacimento per il provvedimento. E dire che il patron interista, in un precedente Inter-Napoli famoso per reiterati cori e ancor più vergognosi striscioni (ciao colerosi, partenopei tubercolosi, Napoli fogna d’Italia), minimizzò l’accaduto e fece appello alla sentenza che lo costrinse al pagamento di 1.000 euro ad un tifoso napoletano che abbandonò lo stadio prima del fischio d’inizio, disgustato da quanto visto e sentito.
Moratti l’ebbe vinta anche l’anno passato nella querelle con l’ambiente juventino, reo di aver preso di mira un suo stipendiato con un coro non razzista anche se certamente da censura qual’era lo squallido “se saltelli muore Balotelli”.

Nella partita Inter-Napoli dell’Epifania si è assistito ad una nuova farsa: ancora cori razzisti, ancora “mamma che puzza scappano anche i cani stanno arrivando i napoletani… o colerosi o terremotati, voi col sapone non vi siete mai lavati… napoli colera…”. Se non è coro razzsita questo?!
Una farsa dunque, perché lo speaker del “Meazza” ha diffuso più d’una volta l’avviso ai sostenitori nerazzurri che esistono delle regole in merito e che, se rispettate, la partita poteva essere sospesa.
Non una sola volta quindi, e si presume che se l’avviso è stato diffuso non sia stata un’iniziativa dello speaker ma sia partita una direttiva dal quarto uomo arbitrale.
La partita è invece proseguita senza problemi e l’arbitro non ha fatto una piega, per cui c’è da chiedersi per quale motivo un membro della direzione di gara esterno al campo abbia rilevato un’infrazione che non sia stata punita dall’arbitro al secondo avviso.

C’è anche da prendere atto che il capitano del Napoli Paolo Cannavaro, napoletano, ha avuto più volte l’opportunità di far valere la fascia che porta al braccio, non solo verso la sua gente ma anche in difesa del compagno di colore Zuniga, bersagliato a Brescia senza che neanche fosse diffuso alcun avviso.
È allora da assodare che i Napoletani non vogliono e non sappiano difendersi, difendere il buon nome della propria città all’insegna del mai tanto fuorviante “Cca nisciuno è fesso”.
Ed è altresì da assodare che le regole contro il razzismo introdotte quest’anno sono una messa in scena che non tutela nessuno se non i giocatori di colore dell’Inter di Milano. Città da cui parte l’esempio di Salvini e dei suoi colleghi in verde.

Memorabile il suo coro ad un raduno leghista, lo stesso più volte sentito durante la partita Inter-Napoli.
Un esempio pericolosissimo che andava arginato immediatamente, quando lo stesso Salvini, colto in castagna, fu costretto a recitare un parziale mea culpa senza convincere nessuno.
In quell’occasione dichiarò: «Mi dispiace se il mio coro possa essere preso come esempio, ma questi cori sono normali e sono solo sfottò che si ripetono da 50 anni».

È vero, di certi cori se ne sentono da sempre, ma da quest’anno ci sono delle regole sportive richieste proprio dal suo collega Maroni, e quindi forse da interpretare; e quando un regola è da interpretare non è regola ma caos che confonde ancora di più le idee.

E il coro, già ampiamente diffuso e atavico, è divenuto paradossalmente lecito perché cantato da un eurodeputato del nostro paese.
Il peggiore degli esempi in un paese che si dice civile ma che vive di profonde divisioni tra nord e sud in ogni suo aspetto.

Che facciamo, ci arrendiamo?

8/1/2011
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