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Iervolino bifronte...
di Geo Nocchetti (da: Corriere del Mezzogiorno del 18.12.2010)
Correva l’anno 2008, 18 dicembre per l’esattezza, e la sindaca Rosa Russo Iervolino dettava alle agenzie una dichiarazione lapidaria su quattro dei cinque assessori della sua giunta coinvolti nell’indagine cosiddetta Global Service: “sono degli sfrantummati” e poi, a proposito del precedente suicidio dell’assessore Giorgio Nugnes, anch’egli coinvolto nella vicenda, aggiunse che “il suicidio di Nugnes lo leggo come un sussulto di dignità che probabilmente sarebbe mancato ad altri”.

Sta per finire l’anno 2010 e il 29 novembre la stessa sindaca ha intitolato una cosiddetta sala multimediale alla memoria di Giorgio Nugnes e ha dichiarato, alla presenza di alcuni familiari, ma non della moglie, “Potevamo fare di più”. Se non si trattasse di una vicenda tragica, le frasi della Iervolino si presterebbero come spunto per una commedia all’italiana anni Sessanta, per una farsa di Petito, per una sceneggiata del “guappo buono” (sempre copyright Iervolino) Mario Merola. Stavolta non possiamo aggrapparci all’oleografia, né scherzarci su, sommersi come siamo dalla munnezza, dai deficit regionali e comunali e dai debiti fuori bilancio, quasi cento milioni, come annota nel suo libro il “Robin Hood” (sempre copyright Iervolino) ed ex assessore al Bilancio Riccardo Realfonzo.

Come si faa scherzare quando, insieme alla coerenza, vengono travolti la memoria, la logica, la dignità delle persone? Questo sdoppiamento di personalità da parte di chi regge le sorti della città di Napoli a cosa va ascritto? Partiamo dal presente: cosa avrà mai fatto Giorgio Nugnes, da politico e amministratore, per meritarsi l’intitolazione di una sala comunale? È un mistero, per noi, e penso per molti, che solo la sindaca può chiarire e che la sua frase, “potevamo fare di più”, finisce soltanto per accentuare. Significa che Nugnes poteva essere salvato? Che era innocente e nessuno ha raccolto le sue richieste di aiuto? Se così fosse, allora, perché non dirlo chiaramente e spiegare l’intitolazionedella sala come il risarcimento morale a un innocente perseguitato dalla giustizia? E se questa persecuzione ci fu, perché non dirlo chiaramente subito, perché prendere platealmente le distanze da inquisiti e suicida? Mistero anche questo.

Misteriosa è anche la nomina, il 2 dicembre 2008, a direttore generale della Stoà dell’ex assessore al Bilancio Enrico Cardillo (uno degli “sfrantummati”) tre giorni dopo le sue dimissioni e due settimane prima del suo arresto nell’ambito della stessa inchiesta. Ne parla sempre Realfonzo nel suo libro. Com’è possibile definire uno “sfrantummato” coinvolto in un’indagine giudiziaria chi viene poi assunto in tempi record da una società (la Stoà) controllata dal Comune retto dalla Iervolino?

Il Robin Hood di Palazzo San Giacomo ci va giù pesante nei confronti dei suoi ex colleghi, in particolare Nicola Oddati, “il nostro Obama”, per dirla col vicesindaco Santangelo. A Robin Hood Realfonzo che illustra la delibera per portare ordine e rigore nelle partecipate succhia soldi, in particolare la Napoli Servizi molto cara al canddidato alle prossime primarie del Pd, lui, Nicola Obama Oddat, quasi urla in faccia “e che saranno mai questi debiti fuori bilancio!”. Ma certo, aggiungiamo noi, che saranno mai dieci anni di sprechi, immobilismo, scandali, rimpasti, dietro-front plateali su tutto e il contrario di tutto?
La sindaca abbia un po’ di pazienza. Siamo certi che quantomeno una sala, fra qualche anno, se non di più, le sarà certamentededicatae, augurandole lunga vita, siamo certi che lei prenderà parte alla cerimonia. E magari, perché no, ci sarà anche qualche”sfrantummato” riciclato, vecchio e nuovo, giacché su di una cosa concordiamo pienamente col sindaco: sono pochi quelli che “hanno sussulti di dignità” e rimangono, sempre e comunque, al loro posto.
18/12/2010
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