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Cronaca
Lucia, la "pezzentella col velo da sposa"
di Antonio Cangiano
Cara Lucia, fa che il mio sogno si avveri e trovi la serenità”, “principessa Lucia, fa uscire mio marito  al più presto”, “ Cara Principessa Lucia abbiamo saputo della tua esistenza solo stasera, sappiamo dei tuoi miracoli e prodigi…”  Sono solo alcuni dei messaggi, spesso anonimi bigliettini, lasciati accanto alla “capuzzella” e indirizzati all’ ”anima pezzentella” di Lucia, per ricevere una grazia, alleviare un dolore o  semplicemente per ringraziamento.  Lucia, non è una santa, ma è come se lo fosse. In via dei Tribunali il teschio, conservato in un reliquario nell’ipogeo della Chiesa di Santa Maria delle anime del purgatorio, è venerato da molti napoletani;  devoti di un culto arcaico  sopravvissuto al tempo nonostante proibizioni e divieti.

IL CULTO DI “QUESTI FANTASMI”  - Il culto delle “povere anime pezzentelle” è un rito antico, proibito dalla chiesa Cattolica, che permane nella tradizione popolare napoletana. La seicentesca chiesa di Santa Maria delle anime del Purgatorio in via dei Tribunali, altresì conosciuta come la “Chiesa d’e ccape ‘e morte,  assieme ad altri ipogei,  è sede di questo fervore intenso  e spontaneo;  non a caso il grande Eduardo De Filippo ambientò proprio in questa strada un’ opera altrettanto significativa  come “Questi fantasmi”.
Nel vano sotterraneo, in un ambiente rigoroso e spoglio, realizzato al fine di contrastare lo splendore barocco della chiesa superiore e sottolineare  l’austerità del Purgatorio, diverse teche contengono resti umani risalenti al periodo della peste e al colera del 1836, il più famoso è il teschio di Lucia

LA “PEZZENTELLA” COL VELO DA SPOSA - Chi conosce Lucia, conosce la sua storia. Si racconta che la giovane sia morta in prossimità del matrimonio, secondo un'altra versione, subito dopo; resta evidente che non essendo stato consumato il rito di passaggio dell’unione matrimoniale la devozione i suoi resti, il teschio, sia stato conservato ancora con il velo da sposa.

CULTO PROIBITO – Risale al 1969 l’editto della chiesa cattolica che proibisce il culto delle “anime pezzentelle”. Il tribunale ecclesiastico per la causa dei santi di Napoli sentenziò “le manifestazioni di culto rivolte ai resti umani (…) sono arbitrarie, superstiziose e, pertanto, inammissibili” al fine di arginare il fenomeno che in quel tempo era “sfuggito di mano”.  Tuttavia rimangono ancora alcuni fedeli che tutti i giorni si soffermano sulla grata che da nell’ipogeo. Sostano, pregano, e lasciano un fiore per alleviare le sofferenze di tutte le anime del Purgatorio.

http://www.youtube.com/watch?v=X0RLMsp1YLs
30/10/2010
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