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Cronaca
Restaurato il Teatrino di Corte di Palazzo Reale
di Angelo Forgione
Dopo il Real teatro di “San Carlo” torna a risplendere un altro gioiello borbonico. Si tratta del bellissimo “Teatrino di Corte” di Palazzo Reale, una bomboniera nel cuore della reggia cittadina datata 1768, anno in cui la “Gran Sala” o “Sala Regia” fu trasformata in teatro di corte vero e proprio. Ci pensò all’epoca Ferdinando Fuga dotando le pareti di lesene con mensole e capitelli dorati e creando una grande balaustra abbellita con dodici pregevoli statue in cartapesta e gesso raffiguranti le divinità romane Apollo, Minerva, Mercurio e le nove muse della mitologia greca, tutte dal significato ben preciso. Ne venne fuori il piccolo capolavoro che oggi, dopo due anni di lavori, torna bello come lo volle Ferdinando IV di Borbone che lo inaugurò in occasione delle sue nozze con Maria Carolina. Prima ancora fu il padre Carlo di Borbone ad abbellire con lampadari e specchi la “Gran Sala” nata con tutto il palazzo nel ‘600 per volontà del vicerè spagnolo Conte di Lemos.

Il “Teatrino di Corte” è una delle tante testimonianze della grande dinastia borbonica nonostante sulla volta del palco campeggi sovrapposto l’immancabile stemma sabaudo di risorgimentale memoria. I sovrani napoletani furono i primi in Europa a considerare i teatri come luoghi di rappresentanza e di diplomazia oltre che di cultura, motivo per il quale li vollero belli e sfarzosi al pari delle regge che contemporaneamente realizzarono. Ferdinando IV compì la stessa operazione del padre che trenta anni prima, pur essendo scarso cultore musicale, come primo intervento di ricostruzione del Regno, fece costruire il “San Carlo” dando in dote alla capitale il più bel teatro lirico del mondo.

Con la seconda guerra mondiale, il Teatrino di Corte andò incontro a un periodo di disastri a cominciare dalla bomba che lo sventrò nel 1943 causando la distruzione della volta. Murato e preservato da pareti di cemento armato, divenne luogo di svago per le soldatesche straniere finché nel 1950 furono avviati i lavori di recupero.

Circa due milioni e mezzo di euro il costo del recupero attuale; un milione proveniente dal Ministero e il resto dalla Compagnia di San Paolo. Un nuovo il palcoscenico, fino ad oggi troppo fragile per accogliere le scenografie, con una pregevole pedana girevole al centro del palco ripristinata dopo mezzo secolo. Nuove anche le poltrone, i tendaggi, il parquet e l’impianto di condizionamento che ha consentito la rimozione degli antiestetici termosifoni. Ma ciò che importa è il recupero dell’armonia delle forme settecentesche dopo una serie di interventi non propriamente corretti seguiti alla ricostruzione del secondo dopoguerra sulle macerie del teatro sventrato dal bombardamento. I bellissimi affreschi sul soffitto hanno recuperato vivacità, le statue in cartapesta delle Muse sono state ripulite, le decorazioni sono tornate di una colorazione in oro verosimile e le tinte tenui originali hanno ripreso il posto delle copiose mani di vernice applicatevi sopra nel corso degli anni.

Per l’inaugurazione si attendono solo i necessari collaudi ma in ogni caso il teatrino merita di essere riconsegnato alla città con un grande evento che lo faccia conoscere alla stragrande maggioranza dei napoletani che lo ignorano, magari alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano così come avvenuto per il fratello maggiore “San Carlo”.
11/2/2010
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