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Sanità
Medicine non convenzionali, ci vuole una legge
di Alessandra Giordano
L’hanno dichiarato forte e chiaro e più volte: la medicina omeopatica, l’agopuntura o le altre medicine non convenzionali sono sempre al fianco dell’allopatia. Ciò che è importante è solo la salute del paziente, comunque questo venga curato, poiché “le due medicine devono integrarsi per ricercare la scelta migliore in termini di salute”.

Ma per far ciò occorre una regolamentazione, una fattiva collaborazione tra le varie discipline per arrivare ad una proposta di legge. Allora ben vengano le riunioni ad hoc e i convegni come quello organizzato sabato scorso nella sala dell’ordine dei medici della provincia di Napoli dal dott. Filiberto Molese, Presidente del Club di medicina biologica Ariele in collaborazione con l’Amab, gli agopuntori bolognesi.

Tra le testimonianze riportate dai partecipanti alla tavola rotonda alla quale ha portato il suo saluto il padrone di casa, dott. Gabriele Peperoni presidente dell’Ordine ospitante, è stato detto che “tra le terapie utilizzate soprattutto nei pazienti con lesioni gravi e tumorali, è stato sottolineato che anche l’omotossicologia e l’omeopatia hanno consentito – da sole o in associazione con altre cure – di ottenere risultati sorprendenti ed inattesi portando a soluzione definitiva patologie altrimenti giudicate incurabili”.
E, ancora, che “l’omeopatia funziona, pur senza comprenderne appieno i meccanismi d’azione, poiché i risultati fino ad oggi ottenuti su decine e decine di malati ‘inguaribili’ sono stati poi curati e guariti omeopaticamente…”

“L’ideale della medicina omeopatica – spiega la Presidente dell’Apo Italia, Vega Palombi Martorano – è quello di educare l’uomo all’attenzione di una visione globale ed unitaria dell’essere vivente nel suo rapporto imprescindibile con la natura”.

Nel progetto Apo di educazione alla salute da divulgare nelle scuole, promosso con circolare ministeriale 362/92, la Martorano sottolinea come non si voglia assolutamente propagandare l’omeopatia quale medicina alternativa, bensì raccomanda di utilizzare il metodo proposto dall’omeopatia come “strategia di prevenzione”. La cosiddetta “medicina dolce”, perché non tossica, si basa proprio sulla conoscenza della propria unità psico-fisica e sia gli insegnanti che i ragazzi delle scuole imparano, attraverso una serie di incontri, a cogliere la forma di reazione di un soggetto con l’ambiente, intendendo con esso anche la famiglia, il lavoro, l’alimentazione e il clima.

Apparentemente in Italia – vista la Carta costituzionale che proclama la salute fondamentale diritto dell’individuo ed interesse della collettività, garantendo cure gratuite agli indigenti – c’è libertà di scelta terapeutica, ma di fatto, viene negato all’utente un rimborso delle spese e quindi viene impedito alle fasce economicamente più deboli, di potersi avvalere della medicina alternativa.

Il Convegno – al quale hanno preso parte esperti e agopuntori, giuristi e filosofi – si è chiuso, dunque, con una proposta di legge che la Medicina alternativa venga a pieno titolo regolamentata nella struttura pubblica come in quella privata e che a tutti i livelli –dai reparti ai ministeri – ci sia sempre la presenza di un medico omeopata. E, ancora, che nelle Università e nelle Scuole siano previsti corsi di specializzazione e che vengano, infine, stanziati finanziamenti da parte dello Stato destinati alla ricerca scientifica in tal senso.

14/12/2009
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