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Cronaca
C’era una volta la funivia di Posillipo
Mentre si parla di Funivia dei Musei, un precedente fa da monito
di Angelo Forgione
Lo sblocco dei finanziamenti per la realizzazione della funivia tra il Museo Archeologico Nazionale e il Museo di Capodimonte di Napoli ha dato il via al dibattito: funivia si, funivia no.

Che vi sia bisogno di un collegamento tra i due poli museali è indiscutibile. Il Museo di Capodimonte, unico al mondo nel suo genere, è un polo sottovalutato e non a regime come tante eccellenze napoletane, penalizzato da una realtà urbanistica e sociale degradata che lo circonda, con Scampia, Secondigliano e il Rione Sanità a ridosso.
Arrivarci da turisti è impresa ardua per via dell’intenso traffico veicolare e dei collegamenti praticamente inesistenti. Ha fatto dunque bene la nuova Soprintendente del polo museale di Capodimonte, Lorenza Mochi Onori, a ricalcare l’appello più volte lanciato dal suo predecessore Nicola Spinosa al fine di riportare all’attenzione l’isolamento dell’importantissimo museo.

La “moderna” linea metropolitana di cui Napoli si sta dotando tange il Museo Archeologico e rasenta il bosco di Capodimonte; a sud Materdei, a nord-ovest Piscinola. E il progetto definitivo prevede la chiusura dell’anello costeggiando Capodimonte dal versante di Miano. A fronte di un progetto così importante per la città (foto 1), è discutibile che risulti più semplice realizzare un impianto scoperto che non un corridoio sotterraneo che raggiunga il Museo borbonico.

Una funivia ha essenzialmente una funzione turistica e l’esempio di quella del Montjuic a Barcellona è sicuramente indicativo per dimostrare che i turisti apprezzano i trasporti urbani panoramici. Napoli, in questo senso, potrebbe dotarsi in più punti della città di funivie dal panorama ineguagliabile e questo è sicuramente un punto a favore del progetto museale. Fanno invece pensare i piloni di 22 metri d’altezza che dovrebbero essere realizzati all’interno del tessuto urbano (foto 2) e che potrebbero rischiare di deturpare la città.
Un’idea, quella della funivia, da ponderare a dovere e senza facili esaltazioni, perché non ci si ritrovi un giorno con un impianto da smantellare. Un precedente c’è e riguarda la funivia di Posillipo, una struttura che molti napoletani di oggi non conoscono pur avendone le tracce ben visibili sotto gli occhi. Una linea non più in esercizio da cinquanta anni ma i cui piloni di cemento sono ancora li, a deturpare il quartiere di Bagnoli (foto 3, 4, 5).

L’impianto fu costruito nel 1940 (foto 6) per collegare la collina di Posillipo con la Mostra d'Oltremare, realizzata in epoca fascista per ospitare una triennale celebrrativa dell'espansione politica ed economica d’Italia nelle cosiddette terre d'oltremare e per esporre dei prodotti delle colonie africane, A causa dello scoppio della guerra, l'esercizio funzionò solo per un mese per poi riprendere nel 1952. Ma nel corso del 1961, l'Ente Mostra fu costretto a chiudere l'impianto poiché la sopraggiunta costruzione di alcuni alti palazzi paralleli al percorso nel tratto dell’attuale Via Cavalleggeri d’Aosta (foto 7) avevano reso pericoloso l'esercizio. Nel 1970 furono smontate le funi di sostegno e di trazione e i grossi piloni rimasero nudi, ancora oggi visibili a memoria di quell’impianto che fu.

Una delle due cabine è ancora visibile all’interno della stazione inferiore di Viale Kennedy a Fuorigrotta, trasformata in un negozio di fiori e giardinaggio (foto 8 e 9), mentre la stazione superiore di Posillipo in Via Manzoni è ancora individuabile al civico 310, nel tratto in discesa che cala sul Parco Virgiliano (foto 10 e 11).

La funivia era concepita come linea turistica, di supporto alle altre realizzazioni volte al lancio del "nuovo" quartiere di Fuorigrotta: la Mostra d'Oltremare, inaugurata nello stesso anno della funivia, oltre ad essere un grande polo fieristico, comprendeva l’Arena Flerea, la fontana monumentale dell’Esedra, due teatri, una piscina olimpionica scoperta, un parco archeologico, il parco divertimenti dell’Edenlandia, il parco faunistico-zoologico, un acquario tropicale, il nuovo stadio ed altre realizzazioni turistico-ricreative. Un progetto urbanistico devastato dalla cementificazione selvaggia che ha divorato un’intera zona, e con essa una funivia dal panorama straordinario con Nisida, Bagnoli e Campi Flegrei.

E mentre la Municipalità Chiaia-San Ferdinando-Posillipo invita a recuperarla, i suoi piloni svettano nel cielo di Bagnoli senza che nessuno pensi ad abbatterli; servano almeno da monito affinché non ci si svegli un giorno con altre strutture fantasma in pieno centro città.

La Funivia di Posillipo (TGR)
http://www.youtube.com/watch?v=90eIz2Krx5g

La Funivia di Posillipo (Istituto LUCE)
http://www.youtube.com/watch?v=3lJp5Jh_iCU
14/10/2009
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