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Cronaca
L'incendio ai camaldoli
di Antonio Tortora
Durante la giornata di ieri, da qualunque punto di osservazione, era possibile scorgere ampie colonne di fumo che si levavano dalla base della collina dei Camaldoli, più precisamente dal lato nord dove affaccia lo straordinario Belvedere dell’Eremo del Santissimo Salvatore a 485 mt. di altitudine considerato il punto più alto della città e dal lato sud alle cui pendici si trovano le conche di Soccavo e Pianura.

Il fuoco ha aggredito, sin dalle prime ore della mattinata, la macchia mediterranea che caratterizza uno dei versanti distruggendola tutta con precisione chirurgica nonché il bosco ceduo di castagno raggiungendo una piazzola piena di ripetitori per le comunicazioni telefoniche e telereradiotelevisive e il residence Il Castagno praticamente immerso nel verde. Nell’arco della giornata parecchi sono stati i momenti critici; quando il fuoco ha raggiunto il muro perimetrale  del Belvedere dell’Eremo, ora gestito dalle suore dell’Ordine di Santa Brigida di Svezia, facendo temere l’evacuazione degli ospiti presenti nella struttura funzionante da ritiro spirituale e da tranquilla stazione di soggiorno per chi cerca pace e serenità; quando il fuoco ha, per ben due volte , minacciato la permanenza degli ospiti presso i villini de Il Castagno; quando il fuoco apparentemente spento da un versante ha ripreso ad avanzare grazie ai venti marini pomeridiani che lo hanno alimentato velocemente e in maniera del tutto imprevedibile.

Anche se la segnalazione della prima colonna di fumo è stata inoltrata dalla madre superiore del convento poco dopo le 7 della mattina è soltanto dopo le 11.00 che hanno cominciato ad affluire mezzi pesanti e uomini dotati di supporto aereo. Fino a quel momento e sin dalle 8.30 l’associazione di volontariato “ Falchi del Sud” e il Servizio Antincendio Boschivo della Provincia hanno messo in campo le Land Rover Pick Up 4x4 con moduli da 400 litri, i Vigili del Fuoco sono intervenuti con autopompe serbatoio dotate di buona portata idrica e personale tecnico di grande esperienza, il Nucleo di Protezione Civile del Comune di Marano è intervenuto, d’intesa con il Comune di Napoli, per la cura e l’eventuale evacuazione degli anziani presenti nel complesso, i funzionari del Centro Operativo Regionale coordinati dal dott. Landinetti stabilivano le coordinate in base alle quali i fronti di fuoco dovevano essere aggrediti dai mezzi del supporto aereo.
Per tutta la giornata la situazione è stata la seguente: mentre uomini e mezzi combattevano il fuoco sui versanti più pericolosi con fiamme che hanno lambito muretti e grossi alberi secolari quasi all’interno del perimetro abitato, il personale di vedetta attendeva che il fuoco lambisse la facciata principale del complesso monastico con manichette pronte in quanto da quel versante non era possibile intervenire direttamente a causa di pendii eccessivamente scoscesi; i fuoristrada nel frattempo, a più riprese e alternandosi per rifornire i serbatoi si posizionavano alla fine di una carrareccia adiacente al residence il Castagno per aggredire il fronte di fuoco che risaliva un canalone e che ha dato filo da torcere fino a tarda serata.

Una ospite dell’Eremo, durante la mattinata, si è sentita male per una insufficienza respiratoria ma è stata prontamente soccorsa da un’ambulanza del 118 mentre tutti gli altri ospiti anziani sono rimasti  in attesa di ricevere disposizioni in merito all’eventuale evacuazione affidati alle cure del nucleo di protezione civile del Comune di Marano che solo in tarda serata ha potuto disimpegnarsi.
Il clima era pesante, fatto di attesa e incertezza, tuttavia il massiccio intervento di Polizia e Carabinieri ha garantito il corretto intervento dei mezzi di emergenza  mentre veniva predisposta la parziale chiusura del Parco per evitare che i curiosi, accorsi in gran numero sulle varie terrazze del Parco, potessero correre inutili rischi.

Intanto la battaglia contro il fuoco e contro il tempo veniva ingaggiata anche da mezzi del supporto aereo: innumerevoli lanci sono stati effettuati, con rocambolesche e spettacolari manovre, dagli ormai famosi e insostituibili aerei anfibi ad ala alta Canadair targati Protezione Civile e capaci di caricare oltre seimila litri di acqua in soli 12 secondi agli elicotteri Erickson S64F, in dotazione al Corpo Forestale dello Stato e della Protezione Civile, veri e propri giganti del cielo capaci di caricare, grazie a uno speciale tubo estensibile definito “snorkel”, circa 10mila litri di acqua in soli 45 secondi; è probabile che durante le manovre sia stato anche utilizzato lo speciale cannoncino frontale “water/foam cannon”,  capace di sparare un getto estinguente fino a 60 metri di distanza con assoluta precisione. Altri elicotteri della Regione Campania visti all’azione sono, in base alle notizie attinte sul posto, i maneggevoli NH500 e AB412 con capacità di carico rispettivamente di 500 litri e 1000 litri.

Dalla narrazione dei fatti è chiaro l’ingente spiegamento di forze la cui azione è stata un po’ rallentata a causa di incomprensioni e incertezze manifestatesi lungo la via gerarchica e la catena di comando; tuttavia va sottolineata l’abnegazione degli uomini che non hanno rinunciato a fronteggiare una tempesta di fuoco la cui entità raramente si era vista sulla collina dove sorge la Chiesa di  San Salvatore a Prospetto così chiamata sin dal XVI secolo, quando fu costruita da Giovanni D’Avalos, per la possibilità di osservare in un unico colpo d’occhio golfo di Napoli, arcipelago partenopeo e costa flegrea; va poi sottolineata la professionalità del personale in servizio permanente effettivo e dei volontari il cui impegno fa ritenere, senza alcun dubbio, che ormai in qualsiasi settore d’emergenza, i moduli organizzati da diverse associazioni di volontariato possono essere resi operativi in tempi brevi e rappresentano un irrinunciabile supporto nelle operazioni di protezione civile.

Circa il costo sociale da sostenere a causa degli incendi boschivi, non va dimenticato che la collettività deve pagare seimila euro per ogni ora di volo di un Erickson S64F, 2.300 euro per ogni ora di volo di un elicottero AB412 e circa 600 euro orarie per un NH500; inoltre occorrono circa duemila euro ad ettaro per il ripristino della compagine boschiva. Per quanto riguarda l’inquinamento ambientale alcuni dati recenti elaborati dal Corpo Forestale dello Stato parlano di una cifra che va tra le cinquanta e le cento tonnellate  di anidride carbonica per ettaro liberate mediamente nell’aria per ogni rogo. Sulle origini di questi incendi abbiamo chiesto agli addetti ai lavori, funzionari  della Regione e della Protezione Civile, ingegneri dei Vigili del Fuoco e volontari dell’A.I.B. Antincendio Boschivo e la risposta è stata unanime: sono tutti e sempre dolosi.

Dunque, essendo operativo dall’anno 2000 il Nucleo Investigativo Antincendio Boschivo del Corpo Forestale dello Stato con circa 500 squadre disseminate in ogni Regione e in ogni Provincia, presumiamo che con i circa 90 incendi scoppiati sul territorio nazionale in pieno ferragosto la mole di lavoro sia accresciuta e che i detective del Niab siano all’opera per scoprire chi c’è dietro agli incendi boschivi e perché questo tipo di attentato all’ambiente e all’intera comunità giunga sempre improvviso e con sconcertante sincronicità.

Ma veniamo alle buone notizie. Solo una parte degli ospiti dell’Eremo è stata evacuata ma chi ha voluto rientrare ha potuto farlo già oggi; gli ospiti del residence Il Castagno non sono mai stati evacuati; le case di Soccavo e Pianura non sono state raggiunte dalle fiamme. Da un punto di vista ambientale, proprio stamattina abbiamo svolto una ricognizione all’interno del Parco in compagnia del direttore Fernando Ferranti raggiungendo, lungo i sentieri, i luoghi  bruciati dal fuoco proprio mentre uno degli elicotteri effettuava un  lancio mirato su una ancor timida colonna di fumo. E’ vero che i pendii più scoscesi di quello che costituisce la zona integrale del Parco Metropolitano delle Colline di Napoli sono andati distrutti ma è anche vero che il castagneto ceduo ha resistito e solo il sottobosco mal curato e pieno di canne sottili e secche ha preso fuoco; ciò significa che la battaglia di ieri ha prodotto effetti importanti sotto il profilo della conservazione del più vasto polmone d’ossigeno della città. Per Ferranti “circa una settantina di ettari sono andati distrutti ma gli alberi, nella zona più fitta e panoramica, sono salvi e anche le canne e il cespuglietto potranno ricrescere nel giro di poche settimane”.

Il Parco Urbano dei Camaldoli, in posizione baricentrica fra Conca dei Pisani, Masserie e Selva di Chiaiano, Scudillo, Vallone San Rocco, Santa Maria ai Monti e l’Area di San Martino, è gestito dal Comune di Napoli – Direzione Giardini e pur rappresentando un vero e proprio laboratorio aperto per la sostenibilità ambientale, “può contare – aggiunge Fernando Ferranti – solo su una decina di sorveglianti divisi in due turni, un paio di giardinieri e qualche amministrativo; va da sé che con pochissimo personale non è possibile ripulire i sentieri e il sottobosco con adeguata frequenza e soprattutto d’inverno poiché è proprio in quel periodo che ci si prepara ad affrontare la stagione degli incendi”. Dunque il rischio permane mentre diventa urgente la necessità di realizzare uno spazio pulito di 5/10 metri di larghezza nella zona intermedia del bosco affinché in caso di incendi le fiamme non riescano a passare una barriera dove non ci sia un sottobosco da ardere.

Nonostante sul lato del Belvedere dell’Eremo il tufo giallo napoletano che caratterizza tutto il sistema orografico napoletano sin dalle eruzioni vulcaniche di 35mila anni fa abbia cambiato colore a causa dell’attuale e dei precedenti incendi e sia diventato nero di cupa caligine, gli altri versanti, percorribili attraverso una fitta rete di sentieri, rappresentano ancora un’opportunità straordinaria per i napoletani desiderosi  di riscoprire il proprio territorio.

17/8/2009
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