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Calcio
E’ morto Egidio Di Costanzo
di Mimmo Carratelli
Egidio Di Costanzo, napoletano, soprannominato “’o deliziuso”, è stato un personaggio veramente delizioso nel mondo del calcio e nella storia del Napoli per quel suo carattere gentile, il garbo, il fisico longilineo. Ci ha lasciato ieri a 87 anni. Sette ne trascorse nel Napoli, dal 1945 al 1951, disputando 87 partite e segnando 7 gol.

Mediano scintillante, ma anche mezz’ala, di grande tecnica, Vittorio Pozzo, commissario tecnico della nazionale italiana, gli fece i complimenti dopo una partita del Napoli a Modena e l’avrebbe convocato se il ruolo di mezz’ala destra non fosse stato coperto dall’insostituibile Loik che faceva coppia con Valentino Mazzola. Egidio conservava questo ricordo con il pudore del suo animo gentile. Era stato un riconoscimento importante.

Cresciuto nel vivaio del Napoli, con Capolino e Pastore, debuttò in prima squadra a 19 anni. L’avrebbe voluto l’Atalanta che offrì cinque milioni più tre giocatori. L’adocchiarono anche Juve e Bologna. In guerra aveva fatto il bersagliere. Giocava di fino in quei tempi in cui la tecnica era tutto. Formò con Rosi e Andreolo una storica mediana azzurra e mise a segno quattro gol nel suo primo campionato. Era il torneo del Centrosud dopo la guerra.

Il suo primo gol, che valse la vittoria del Napoli a Firenze (1-0), il 9 dicembre 1945, è rimasto fra le leggende azzurre. La scarpetta che aveva calzato in quella partita fu esposta al Bar Fiore, nel rione Vasto, e Francesco Fiore, poeta e autore di canzoni, padre di Roberto futuro presidente del Napoli, compose questi versi: “Chesta è ‘a scarpa ‘e Di Costanzo / ca signanno ‘e renza ‘e renza / ha ‘nguaiato l’esistenza / ai tifosi di Firenze”. In quel campionato segnò anche contro l’Inter (al celebre portiere Franzosi), il Milan e il Bari. Con un altro gol, nel campionato di serie B 1948-49, risolse la gara contro il Venezia (1-0).

Un suo cruccio era la partita che il Napoli aveva perso a San Siro contro l’Inter (1947-48, gol decisivo di Lorenzi, 1-0) e che costò agli azzurri la retrocessione. Diceva: “Fu una partita che era stata già decisa. Non avremmo mai vinto a Milano. Segnò Lorenzi e noi pareggiammo con La Paz, ma l’arbitro Bonivento prima dette il gol, poi, pressato dai giocatori interisti, l‘annullò per una presunta carica sul portiere. Demmo tutto nel secondo tempo in un clima arroventato con la polizia ai bordi del campo”.

Ricordava i famosi “bidoni” giunti alla fine degli anni Quaranta, i sudamericani Lopez, Battello e Gallaraga, ma gli uruguayani Angelo Cerilla e Rodriguez Candales non erano male e “Roberto La Paz era in gamba, un mulatto altissimo, gran giocatore quando voleva, dribblomane, però spesso svagato, col pensiero fisso alle ragazze”.

Memorabile un alterco con Monzeglio che lo mise fuori squadra nel ’50-’51. Di Costanzo urlò all’allenatore: “Lei è un farabutto, un bugiardo, non ha parola”. Giocò la sua ultima partita nel Napoli a 29 anni, contro la Roma al Vomero (0-0). Era l’1 aprile 1951. Il Napoli giocò con Casari; Delfrati, Soldani; Todeschini, Gramaglia, Di Costanzo; Krieziu, Formentin, Astorri, Bacchetti, Suprina.

Con la signorilità che l’aveva distinto da giocatore intraprese la carriera di allenatore. Nel 1968-69 sostituì Chiappella in panchina. Guidò il Napoli per nove giornate imbroccando sette risultati utili, quattro vittorie e tre pareggi. Era la squadra di Zoff, Canè, Altafini con i tre napoletani Juliano, Montefusco e Abbondanza. Poi Ferlaino lo liquidò richiamando Chiappella. Il presidente disse che Di Costanzo aveva insistito troppo nel richiedere la conferma per l’anno successivo.

Aveva un hobby, la pittura. Quando abbandonò il calcio aprì un negozio di bijotteria al Vomero. L’ultima volta che ci vedemmo fu alla festa degli 80 anni del Napoli organizzata da Gennaro Montuori nel 2006, l’unico a celebrare quella ricorrenza carica di storia, ricordi, campioni e giocatori indimenticabili. Nell’albergo di Caserta convennero tantissimi ex azzurri. C’erano Jeppson, Vinicio, Amadei, Comaschi, Bandoni del tutto pelato (giocava col parrucchino), Bruscolotti, Juliano, Montefusco, Canè, Savoldi, Francini, Marangon, Garella. Montuori riuscì a invitare Ferlaino e Roberto Fiore facendogli stringere la mano.

Egidio Di Costanzo aveva 84 anni. S’era fatto piccolo piccolo e appariva ancora più gentile e signorile. Stava in un angolo, commosso. Furono consegnati eleganti trofei. Io volli darlo a Egidio ricordando le giornate passate insieme, al Vomero e al San Paolo, ma soprattutto il suo animo nobile e la fierezza di essere stato un giocatore del Napoli.
21/4/2009
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