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Cronaca
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di Vincenzo Cicala
Claudio Velardi è un seguace di D’Alema. D’Alema, però, spinge e dirige alla crisi le amministrazioni alle quali partecipa direttamente, non quelle degli altri. Prepara la crisi, ma, poi, si rifugia nella cultura e nei dibattiti teologici. Egli, invece, con chiarezza e senza velature attacca l’Amministrazione Comunale di Napoli, ma ripara nell’imprenditoria e nell’editoria. Al contrario del Maestro, non usa delicatezza.

Due cose sfuggono alla comprensione. Una curiosità personale “Si avviano i cantieri per intascare i fondi europei. Poi si lasciano marcire. Uno scandalo.” Non capisco. A scuola si ricevevano i sovvenzionamenti a stati di avanzamento. Se, entro il limite della data prescritta, non rendicontavi l’avanzamento dei lavori, rischiavi di rimetterci in proprio. Alla fine venivanogli ispettori sia del MIUR sia dell’UE. In ultimo vi era la rendicontazione con la ragioneria, guidata da un direttore generale di grande signorilità e precisione. Alla fine arrivava il saldo. Dato che si verificano abusi, si vede che le procedure, per gli enti locali, devono essere diverse. La pacchia, però, da quello che noi, semplici amministrati, notiamo, non è solo del Comune, o dei comuni, ma anche della Provincia e della Regione.

Forse Velardi, come editore, ha acquisito il difetto dantesco di vedere bene le cose lontane, di non vedere quelle vicine. Ma per quale recondita ragione il definitivo affossamento della Sinistra dovrebbe attribuirsi al Comune sì, alla Regione no?. Tanto per parlare di rifiuti. In uno degli ultimi incontri con gli amministratori locali, prima del cambio di governo, ebbi l’impressione che Bertolaso non fosse gradito, sul teleschermo mi parve di assistere ad un lancio di pomodori e ad una fuga repentina quanto giustificata. Da semplice amministrato attribuisco a Berlusconi il merito di avere iniziata (è solo iniziata) la normalizzazione della raccolta dei rifiuti ed anche di avere rivalutato Bertolaso. Obbiettivamente difficile attribuire colpe a De Gennaro ed agli altri sperimentati servitori dello Stato e non al connubbio imprenditori – politici –camorra. Ma dov’era la regione quando il territorio campano, specialmente quello delle province di Napoli e Caserta è stato messo a ferro ed a fuoco? Tra le deleghe che, sciaguratamente, il governo centrale ha fatto alla regione non primeggia il controllo del territorio?. E non doveva la Regione Campania promuovere uno sviluppo compatibile, una valorizzazione delle risorse?.

L’analfabetismo iniziale relegò nei cassetti le indagini e le proposte degli studi di pianificazione territoriale compiuti dalla Commissione Cascetta. La performance di valenza culturale ed imprenditoriale degli acquisti recenti neanche è un’alternativa. La presenza di eccelse e sperimentate professionalità non ha messo in moto la macchina amministrativa, anzi le grandi decisioni urbanistiche sono state origine e causa della degenerazione della città e della provincia di Napoli. Le 219, il Centro Direzionale – ma ad Osaka (Bassolino lo sa) la città è città e la periferia ha la dignità di periferia, la città non è un misto di Babilonie moderne aggregate alle antiche – i Quartieri ed il caos di Ponticelli non stanno bene insieme. Si aggiunga il triste ammasso dei paesi che premono sulla città e si ha il quadro di insieme del disastro che si è edificato senza alcun esercizio di logico raziocinio. Quando a Melito sabato 30 agosto -cito Il Mattino del 31 – la Caserma dei carabinieri è stata assalita i cellulari sono volati tra Scampia e Melito. In questo paese non si sarebbe mai potuto immaginare un assalto del genere e neanche una soggezione del genere.

Vi è stata una lunghissima preparazione alla perdita di identità del paese ed alla costruzione della maggiore piazza di spaccio dell’area a nord di Napoli. Progresso culturale inesistente, malavita in progresso. Il fine settimana è stato catastrofico anche per Napoli città. L’assalto ai treni, la devastazione dei convogli. Ma scherziamo ? Io amo il Napoli, ma non a queste condizioni. Ed ha ragione il Ministro : a queste condizioni esiste un’associazione a delinquere non un’associazione di tifosi. Se , per carità cristiana, si salvassero i bambini. Cosa significa, in questo momento di difficoltà materiale delle famiglie, tutta quella pubblicità ai grembiulini targati Ass. Calcio Napoli “il grembiulino del vero campione” ?. La cultura manca, quella del vivere civile , della modestia, del rispetto delle fasce deboli, specialmente dei bambini. La cultura serve per vivere, non è solo educazione civica ma è pratica di vita civile. A cosa servono tutti i geni ed i portenti di cui si è circondato il Governatore ? I suoi consulenti? Non alla popolazione. Se si vuole ricostruire città e paesi bisogna cogliere l’occasione di guardarci in faccia ,tra pedoni – una volta si diceva tra proletari, non più, perché gli ex-proletari hanno fatto danaro-, non di tormare in alto.

Tra le nuvole dorate la classe dirigente c’è sempre stata. Quando mai le amministrazioni locali si sono interessate che gli studenti andassero a scuola ed i giovani apprendessero – nella pratica non sulla carta- l’arte della imprenditoria giovanile?. La democrazia delle libertà di manifestazione e di occupazione, la demagogia delle chiacchiere. I due mesi di occupazione di rito con aggiunte manifestazioni, consensi e plausi democratici, beghinamente sinistri, hanno avuto gran parte nella costruzione dell’asineria corrente. Alla fine gli studenti l’hanno pagata e la stanno pagando tanto cara che più non si può. Sarebbe stato diverso se i grandi lumi, i grandi soloni, i magnifici reggitori della cosa pubblica avessero essi girato per le classi e per gli istituti, traendo frutto dalla visita sui luoghi dove si costruisce l’uomo o si consumano le tragedie per sapere cosa era loro dovere fare per i bambini, per gli adolescenti, per i giovani e come lo dovevano fare. La cultura è educazione di un popolo, non è sfoggiare sapienza in spazi dorati ed essere pagati per la propria consulenza o per quello che dovrebbe essere servizio civile. A questa interpretazione umile, modesta, attiva, di servizio del proprio ruolo e della propria eccellenza la casta padrona è stata refrattaria ed ha recitato il tradizionale “me ne frego”.

3/9/2008
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