Contatta napoli.com con skype

Cultura
Omaggio a Solzhenitzyn
di Arturo Capasso
Alexander Solzhenitzyn , 89 anni, è morto d’infarto nella sua amata Russia. Nel 1970 vinse il premio Nobel per la letteratura.
Fu un gigante. La sua battaglia contro il potere in Urss ha contribuito in modo determinante  a scuotere le coscienze assopite del mondo intero e a far collassare l’enorme Impero.
Questo scritto vuole essere un doveroso tributo alla sua memoria.

Nel 1840 Pierre Joseph Proudhon nel libello la Qu'est-ce que la proprieté dichiarò che « La proprietà è un furto ».
 Engels ne L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato (1844), prendendo spunto dalle ricerche del Morgan sugl'Irachesi, cercò di dimostrare — fra l'altro — che in uno stadio primitivo della civiltà non c'era la proprietà privata.

Il concetto della proprietà sarà portato alle sue estreme conseguenze: infatti, sotto il comunismo sarà realizzata una sola proprietà comunista dei mezzi e beni di produzione; scompariranno le differenze di classe e lo Stato morirà. La produzione collettiva sarà sufficiente ai bisogni dei membri della collettività. Ciascuno lavorerà secondo le sue capacità ed avrà secondo i suoi bisogni.
Al comunismo si giunge attraverso il socialismo. Il concetto delle due fasi fu esposto — come si sa — da Marx ed Engels nella Critica al programma di Gota (1891), e da Lenin in Gosudarstvo i Revoluzija, stampato nel '18.

Le linee principali delle due fasi possono riassumersi in sei punti
a) Il sistema di produzione è fondato sulla proprietà collet tiva dei mezzi di produzione e sui rapporti di cooperazione amiche vole e di aiuto reciproco.
b) Sono esclusi lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, ogni  forma di oppressione sociale, il «nolo» dei lavoratori, la trasformazione delle forze lavoratrici in  merce,  la vendita  delle forze lavoratrici.
c) L'obiettivo della produzione è quello di soddisfare sempre più. le esigenze materiali e culturali della collettività. Gl'incrementi produttivi devono essere effettuati con l'applicazione delle tecniche più aggiornate.
d) Lo sviluppo metodico e proporzionale dell'economia avviene con adeguata pianificazione.
e) Obbligo per tutti di lavorare secondo le proprie capacità.
f) Affermazione dei princìpi marxisti-leninisti,  eliminazione degli ultimi residui borghesi nei Paesi capitalisti, definitivo passaggio dal socialismo al comunismo.
 
Il futuro ha un cuore antico

Questo è il titolo d'un famoso libro di Carlo Levi sul suo reso¬conto di viaggio in Unione Sovietica.
 L'espressione, comunque, è di Lenin.
Ma proprio questo cuore antico diede fortissime limitazioni al1’ Uomo Nuovo che si  voleva costruire  in Urss.
Egli aveva un codice morale ben delineato, fissato dal PCUS:
1) Devozione alla causa comunista;  amore per la Patria socialista e per gli altri Paesi socialisti.
2) Lavoro coscienzioso per il bene della collettività; chi non lavora non mangia.
3) Preoccupazione da parte di ogni singolo individuo per la preservazione e l'accrescimento dei beni pubblici.
4) Senso di alta responsabilità pubblica; intolleranza per atti nocivi all'interesse pubblico.
5) Onestà e sincerità, purezza morale, modestia e nessuna pretesa nella vita sociale e privata...
6) Atteggiamento senza compromessi verso i nemici del comunismo; pace e libertà per tutte le nazioni.
7) Solidarietà fraterna con il popolo lavoratore in tutti i Paesi e con tutti i popoli.     
...Ma gli stessi sovietici erano scettici sul codice e sulle realizzazioni del programma:
« Voi mentite! Voi tutti mentite... Fra cinquantanni non ci sa¬ranno città di alluminio e di vetro. Non ci saranno!... Per millenni l'uomo continua a sognare, ma oggi quest'uomo è tanto lontano dal conseguire la sua felicità quanto lo fu nel passato... Naturalmente il mondo progredisce. Le foglie di fico e la pelle delle bestie feroci hanno ceduto il passo ai calzoni corti e ai soprabiti di nailon. La freccia dell'uomo preistorico è diventata un razzo del suo lontano rampollo altamente sviluppato. Abbiamo progredito e continuiamo a progredire. Ma qui abbiamo un dilemma: Che cosa stiamo diventando? ». (Il mendicante, di Valentino Blinov, Teatr, 1963, n. 5, p. 117).

C'era una realtà macroscopica che cozzava con la dottrina scritta, con le frasi roboanti, con gli slogans degli striscioni nelle strade, nei kolkhos, nei sovkhos, nelle scuole e nelle fabbriche. Le classi eliminate sulla carta, i privilegi non aboliti, i beni di tutti a disposizione di pochi...
 
Classi

Stalin gradualmente accentrò nelle sue mani tutto il potere,
assestando una poderosa pedata al Soviet Supremo, ai Soviet e alPartito.
Non poteva però governare da solo e aveva bisogno di coprirsi le spalle con una forza armata. Sorse così il primo potere.
Occorreva poi guidare il popolo con un'opportuna inquadratura teoretica, inculcandogli continua propaganda per il socialismo e l'avvento del comunismo, e doveva circondarsi di scienziati in linea con le idee del regime: il secondo potere confluiva nell'Accademia delle Scienze. Possibilità di deviazioni potevano essere date da liberi pensatori. Anche questi furono inquadrati, andando a formare il terzo potere. Si avevano così dei gruppi ben saldi, con il principio della porta aperta, ma con un'attività rigidamente endogamica, anzi settaria.
I tre poteri erano sinonimo di tre classi; si ritornava nella società con classi.  
Di ben altro avviso era l'annuario statistico sovietico: « In Unione Sovietica non vi sono classi di sfruttatori. La struttura socialista del nostro paese si compone di due classi amiche: la classe operaia e contadina-colcosiana » (SSSR v cifrach v 1962 godù, p. 22). Da notare che la nuova « intellighenzia » era inserita nella prima categoria (operai ed impiegati).
Ma le grosse differenze fra privilegiati e comuni mortali saltavano all'evidenza.

Massimo Gorkij scrisse che Lenin visse con grande ristrettezzaanche quando s'insediò al Cremlino e fece sua la frase d'un personaggio di Andrejev: «La gente vive male, anch'io devo vivere male».
 ...Ai panni dimessi dei primi rivoluzionari furono sostituiti un elegante pettinato inglese e una lussuosa « Pobieda », con le tendine d'un bianco merlettato, per salvare almeno la faccia.
« Nella mia automobile, i miei deputati ».
Così cantava Vladimir Majakovskij nel Poema « Charasciò! ».
Chi s'era battuto per il trionfo dei Soviet fu messo da parte o eliminato, senza tanti complimenti.
Nadezhda Konstantinovna Krupskaja, la fedele compagna di Lenin, disse una volta che se Vladimir Ilic fosse stato in vita, sarebbe finito in una prigione staliniana..
 
Realtà
Negli ultimi tempi — su consiglio dell'economista Liberman —
fu  applicato in Urss un criterio definito dagli studiosi occidentali «liberìstico», teso a dare un incentivo di profitto nelle imprese industriali. Inoltre, la matematica fece il suo ingresso nell'economìa politica, giacché si cominciò ad applicare la programmazione lineare, un tempo ritenuta di pretta natura capitalistica.
La liberazione dai vecchi schemi, che erano legati ai piani di produzione imposti dall'alto, senza tener conto delle vere esigenze e dei mezzi a disposizione, fu un provvedimento necessario, atteso.

Le Izvestija del 23 giugno riportarono il testo d'una aperta polemica   del  vicepresidente  del Consiglio  economico  di  Karanda, Ketebaev:

« Chi vogliono abbindolare i compagni delle organizzazioni pianificatrici e finanziarie? È possibile che qualcuno ritenga che i profìtti dello Stato aumenteranno, quando nel piano è inse¬rito un profitto irreale? Eppure il danno non è lieve. Occorre raggiungere gli obiettivi con l'aiuto dell'incentivazione economica, e non con pressioni amministrative »

. Gl'impianti industriali non furono rimodernati, fabbriche vecchie di cento anni rimasero ancora in funzione; non c'era disoccupazione, ma molti uffici avrebbero dovuto essere aboliti, snellendo i servizi che risentivano di un rilento pauroso. Numerose industrie avrebbero  dovuto assorbire meno personale, dando adito ad una maggiore razionalizzazione dei cicli produttivi.
Nel Rapporto al XXII Congresso del PCUS si poteva leggere fra l'altro: «Bisogna rafforzare il controllo», « bisogna migliorare radical¬mente la produzione», «è necessario aumentare la responsabilità degli organismi di partito»; occorreva inoltre eliminare «gli sperperi dì materie prime, di materiale da costruzione, di energia elettrica».

Per il settore agricolo diamo la parola allo stesso Brezhnev, che nel suo rapporto sull'agricoltura, letto al CC del PCUS il 24 marzo, disse fra l'altro: « ...dobbiamo eliminare i gravi difetti esistenti nella direzione delle fattorie statali e particolarmente di quelle collettive. In precedenza sono state prese decisioni contrarie agl'interessi delle fattorie collettive ». « ...i  problemi economici della campagna non possono essere risolti con metodi burocratici ». (Pravda, 27 marzo).
 
Gli eletti

E’vero, molti sono i chiamati e pochi gli eletti. Immaginiamoci poi se questi eletti cercavano di farsi lotta per emergere maggiormente: allora il gruppo diventava ristretto; ma comunque sempre ben nutrito: nutrito nel senso quantitativo e in quello proprio della nutrizione.

Milovan Gilas, il sociologo scrittore iugoslavo, in Conversazioni con Stalin (. pp. 83-84) così descrive una cena al Cremlino nel '44, quando la maggior parte dei sovietici era presa da. una morsa spaventosa di restrizioni alimentari: « ...metà di una lunga tavola era imbandita con cibi d'ogni genere, presentati su vassoi d'argento riscaldati: accanto ai cibi c'erano bevande, piatti, posate e così via.... C'era una varietà straordinaria di cibi e di bevande — predominavano la carne e i liquori forti —... Ciascuno mangiava quello che. preferiva e quanto voleva... Una cena di questo genere durava normalmente sei e più ore, dalle dieci di sera fino alle quattro o alle cinque del mattino ».

Ricordo — a questo punto — un episodio accadu¬tomi qualche anno fa a Tallin, la capitale dell'Estonia .Rientrando  in albergo, mi fermai presso l'ingresso d'un palazzo. In un angolo sedeva una donna anziana: aveva un giaccone sulle spalle e un grosso fazzoletto sul capo. Chiese l'ora, era l'una. Le domandai cosa facesse lì seduta, rispose che era la guardiana del negozio accanto. Aveva iniziato il lavoro alle cinque, lo avrebbe smesso alle cinque del mattino; percepiva trenta rubli (21 mila lire) al mese. Aveva sessantun anni e doveva lavorare ancora molto per andare in pensione (il lavoro svolto prima del '40 non era conteggiato, perché effettuato in campagna).
Mi disse:
— Non riuscirò a raggiungere i venticinque anni che sono richiesti per la pensione.
Il figlio percepiva sessanta rubli, ma aveva famiglia e non po¬teva aiutarla. La figlia, sposata ma senza marito e con due figli a carico, guadagnava venticinque rubli.
— Cosa avete mangiato oggi? — Le chiesi.
— Un pezzo di pane bagnato nell'acqua; me ne è  rimasto un pò
per stanotte.
— Senza neppure una tazza di tè?
— Per il tè ci vuole lo zucchero e questo costa; quel poco è
per i due bambini.
— Prima della guerra, la vita qui com'era?
— Molto meglio, tutto era più a buon mercato e nessuno era
costretto a mangiare pane asciutto.
— Bàbusca, secondo voi chi sta molto bene in Unione Sovietica?
— Noi siamo màlienki (piccoli), i balscìi (grandi) vivono bene.
— Dove sono i balscìi?
— A Mosca, quelli del Partito.

Il cielo era ancora chiaro, i viandanti diventavano sempre più rari.
Una donna uscì dal palazzo e stette a sentire. Disse in un cattivo russo che quelli non erano discorsi da farsi e che biso¬gnava andar via.
La guardiana non si scompose e continuò a parlare.


4/8/2008
RICERCA ARTICOLI