Economia
Atr, un successo dietro l’altro
Straordinari risultati per la joint-venture Alenia-Eads che, nel 2007, ha registrato il record di ordini
di Rosario Iannuzzi
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Non più tardi di due anni fa, Atr sembrava una società in via di liquidazione. E invece, un repentino cambio di scenario internazionale ha proiettato la joint-venture italo-francese nata a metà degli anni Ottanta tra Alenia (gruppo Finmeccanica) ed Eads, verso traguardi lusinghieri quanto inattesi.
Tanto che, nel corso della conferenza stampa tenuta nei giorni scorsi da
Stephane Mayer (Ceo della società) nella prestigiosa sede dell’Aeroclub de France, a Parigi, la soddisfazione sua e del segretario generale, il napoletano
Aldo Mucciardi, è stata più che palpabile. Atr ha infatti archiviato il 2007 con numeri straordinari.
A cominciare dagli ordini per 113 nuovi velivoli, segnando così il record di vendite in un solo anno dall'inizio del programma. Il fatturato è in crescita del 56% rispetto all'anno precedente: 1,1 miliardi contro 700 milioni di dollari. Non solo: il 2007 sarà ricordato anche come l’anno dell’annuncio di una nuova generazione di Atr, la 600, che consentirà al sodalizio italo-francese di offrire nel medio-breve periodo, nuovi aeromobili più comodi, sicuri e performanti.
Già oggi, gli Atr, nelle versioni da 50 e 74 posti, sono il benchmark per la produzione mondiale di aerei regionali. Sono infatti particolarmente convenienti in termini di consumi non solo nei confronti dei jet (i turboelica italo-francesi consumano il 41% meno dei jet da 70 posti) ma anche degli omologhi concorrenti turboprop.
Gli Atr volano nei cieli di 80 paesi del mondo e gli ultimi due anni, quelli della definitiva rinascita, hanno visto una forte penetrazione dei turboelica italo-francesi in particolare nei Paesi emergenti. La sola Kingfisher Airines, compagnia indiana, ne ha ordinati ben 35 esemplari, particolarmente ben equipaggiati per soddisfare la nuova borghesia rampante di quel Paese, per i prossimi anni.
Ma lo stesso successo riguarda un po’ tutto il mondo, Nordamerica compreso. L’aumento della bolletta petrolifera, infatti, ha prepotentemente rilanciato i turboelica che sembravano destinati a sparire dalle flotte di tutto il mondo proprio per lo stesso motivo quando, nella seconda metà degli anni Novanta, il prezzo del petrolio in caduta libera aveva ingenerato in tutte le compagnie aeree una “voglia di gigantismo” e velocità.
Il successo di Atr è anche il successo della Campania. La fusoliera completa, infatti, viene allestita nello stabilimento Alenia di Pomigliano d’Arco. Ma partecipano alle lavorazioni anche i siti di Casoria e Nola. Gli impennaggi vengono prodotti invece a Foggia mentre le ali escono dagli impianti Eads di Bordeaux. Il tutto viene infine assemblato a Tolosa, nel sudest della Francia, nell’hangar operativo più antico di Francia, in uno stabilimento che sorge di fronte alla sede del colosso aeronautico Airbus.
Nello stabilimento Atr di Tolosa lavorano settecento persone e oltre un decimo di esse è costituito da personale italiano, altamente qualificato, tra cui abbondano i napoletani. Che occupano posti di grande responsabilità. A cominciare proprio dal segretario generale, Mucciardi.
Ma è l’intera direzione tecnica a parlare napoletano, col direttore delle Operazioni
Luigi Lombardi e il direttore Tecnico
Carmine Orsi, che ben rappresentano la straordinaria tradizione aerospaziale della Campania le cui radici antiche e profonde, affondano in uno straordinario terreno fatto anche di centri di studi e ricerca di eccellenza, come la facoltà di Ingegneria della Federico II, dove si sono formati molti degli ingegneri che oggi fanno viaggiare a gonfie vele il progetto Atr.
La direzione non fornisce molti particolari, ma pare si stia pensando a una versione ancora più capiente dell’Atr, da novanta posti, per venire incontro alle esigenze di alcune compagnie aeree che avrebbero avanzato questa richiesta proprio in virtù dei minori costi di esercizio dei turboelica rispetto ai velivoli a reazione. Progetto particolarmente complicato per le notevoli difficoltà tecniche da superare. Inutile dire che gli ingegneri napoletani, sono in prima fila in questo progetto come in tutte le attività di ricerca e sviluppo della società.
Il successo di Atr è anche frutto di una straordinaria capacità di saper offrire assistenza in tempo reale in tutto il mondo. Dai gelidi cieli confinanti col circolo polare artico ai mari cristallini della Polinesia passando per le torride sabbie africane o per le giungle del Sudest asiatico, il magazzino ricambi dell’azienda, localizzato a Parigi per rispondere tempestivamente a qualsiasi richiesta, è capace di recapitare pezzi di ricambio e inviare tecnici specializzati in qualsiasi momento. Stesso discorso per l’help-desk, particolarmente efficace ed efficiente.
Altro atout della join-venture italo francese, il cento di formazione di Tolosa, dove vengono addestrati i piloti degli Atr, con l’ausilio di sofisticatissimi (e costosissimi) simulatori di volo. Anche in questo caso, l’apporto dei napoletani è essenziale, grazie allo splendido lavoro organizzativo tra gli altri, di
Tiziana Masullo, che si trova a dover organizzare un’accoglienza complicatissima, dovendo confrontarsi con le più svariate esigenze culturali e religiose di piloti provenienti da tutto il mondo.
Insomma, c’è un filo rosso che unisce Napoli a Tolosa grazie al quale il successo di Atr è forte, sempre più forte. I napoletani, anzi i “napolontani” (come vengono a volte definiti su queste pagine) che vivono da molti anni in quella città, assistono alle squallide vicende di questi giorni che hanno travolto Napoli e la Campania con grande sofferenza e incredulità. Ma anche con la grande dignità di chi lavora con serietà e onestà.
D'altronde, ben al di là dei rifiuti, i tecnici napoletani di Alenia e Atr sono abituati all’imbarazzo da lungo tempo: lo vivono da sempre, quando ospitano i colleghi o quando accompagnano clienti provenienti di tutto il mondo, negli stabilimenti italiani. Per condurli a Pomigliano o a Casoria, sono infatti costretti a fargli attraversare paesaggi di uno squallore ben noto a tutti … a volte preferiscano fargli visitare solo Nola, dove le strade che portano alla fabbrica sono un po’ meno da terzo mondo.
Tutta un’altra musica a Tolosa, dove l’intero sistema infrastrutturale (dallo splendido aeroporto al magnifico sistema viario ma c’è pure la metropolitana) è stato pensato in funzione del polo aerospaziale. Una dotazione mirata, realmente al servizio del territorio. Tornando ai “napoletani di Tolosa”, non c’è che da ringraziarli: con il loro esempio, in quel lembo di Francia e in tutto il settore aerospaziale, il nome di Napoli non si perde definitivamente nella vergogna di una situazione le cui conseguenze segneranno, comunque, la città per lunghi anni a venire.