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Recensioni
Intervista ad Enzo Nini
di Tiziana Petrecca
Enzo Nini
Il 19 gennaio al Koesis s’è tenuto un incontro con il jazzista napoletano Enzo Nini “Conversazione – proiezione e brevi performance musicali”. Enzo Nini è un sassofonista di lunga esperienza jazzistica, d’insegnamento e con importanti collaborazioni con il maestro De Simone.

L’incontro di sabato ha sorpreso per l’inusualità della performance; Enzo ha unito il jazz alla musica degli aborigeni Australiani : sax tenore e Didjeridoo.Su supporto cd erano registrati suoni e melodie che gli aborigeni compongono con questo strano strumento a fiato, strumento ricavato da una canna di Eucalipto la cui lunghezza può arrivare fino a 2 metri.La musica dei popoli di religione animista è sempre rivolta alla natura che è continuità tra ciò che era e non è più; secondo la nostra concezione di vita e morte. Per gli animisti la morte non esiste, gli avi continuano a vivere negli alberi, nel fuoco, nei quattro elementi della natura e la loro musica parla agli avi; quando usano questo strumento lo rivolgono sempre verso la terra perché è un mezzo di comunicazione con la terra e ciò che lì vive. Dal cd il pubblico sceglieva dei numeri,ognuno dei quali corrispondeva a varie esecuzioni sulle quali, Enzo Nini, improvvisava con il sax tenore. Ci ha sorpreso ancor di più con un incredibile proposta musicale, una performance registrata con la voce del maestro De Simone, una lettura-concerto su testo latino tratto dalla raccolta di epigrammi erotici “Hermaphroditus” del 1425 di Antonio Beccatelli detto il “Paromita”.Un esecuzione, questa, in cui la voce del maestro rielaborata elettronicamente alterandone il timbro, ha dato vita ad un connubio voce-musica che s’intersecavano come un coro nel quale la voce di De Simone risaltava asciutta per coglierne l’autentico timbro e il significato delle parole.

Enzo perché hai scelto il Didjeridoo ?A ridosso del solstizio estivo del nostro emisfero, io e Valeria viaggiamo alla ricerca di luoghi dove trovare stimoli e suggestioni. La ricerca di questi luoghi varia di anno in anno a seconda del tempo disponibile, degli interessi culturali del momento. Due anni fa individuammo nel sud dell'Australia il luogo giusto: cercavamo un pò di "autenticità" e mi attraeva il fatto che nella cultura aborigena australiana i luoghi e le direzioni (le vie) venissero definite attraverso i canti. Nell'ascoltare delle registrazioni di esecuzioni al didjeridoo ero curioso di capire, dal loro punto di vista, perchè e come si suonasse uno strumento dove i suoni avevano una funzionalità legata alle direzioni, al movimento.

Sax e Didjeridoo in cosa sono simili ed accomunabili?
Successivamente, avendo il sax tenore una gamma di frequenze molto vicino alla voce umana, ho provato a suonare emulando i suoni "parlati e cantati" del didjeridoo o iniziando a improvvisare sulla suggestione di questa esperienza uditiva. Uno dei risultati sono state le tre esecuzioni scelte casualmente dal pubblico.

L' esecuzione con la voce del maestro De Simone com'è nata?Chiesi "in prestito" la voce a Roberto De Simone per la limpidezza della sua dizione dovuta al modo di impostare la voce. Venni invitato nell'estate del 2003 al Festival dei Popoli del Mediterraneo che si tenne a Bisceglie(Bari). Era da poco scomparso Luciano Berio e Edoardo Sanguineti era spesso ospite di quella rassegna. Mi venne l'idea di celebrare la scomparsa del grande compositore e di altri rappresentanti dell'avanguardia italiana scrivendo "L'incanto muore senza lutti" una performance in forma di lettura-concerto in cui introdurre le voci suddette. De Simone in quel periodo non poteva affrontare viaggi, così decidemmo di registrare la sua, cosa che feci elaborandola elettronicamente e riproducendola alterandone l'altezza timbrica in modo da avere una sorta di quartetto vocale ricomposto comu un quartetto d'archi. Il risultato è stato una specie di coro greco all'interno del quale hai sentito la sua voce "flat", asciutta per meglio coglierne il timbro autentico e il significato delle parole. Il testo, tratto dalla raccolta di epigrammi erotici piuttosto audaci "Hermaphroditus" (1425) , quasi interamente tradotto in italiano, era di Antonio Beccadelli detto "Il Panormita" che visse a Napoli dove c'è quella che fu la residenza presso piazzetta Nilo.

Ti si vede sempre più di rado in città, cos'è cambiato nel tuo rapporto con Napoli?Sto vivendo un periodo difficile con la mia città: insegno al conservatorio di Foggia e in puglia ho trovato fermenti musicali piuttosto stimolanti,cosa che a Napoli trovo sempre meno pur vivendoci e avendo rapporti di affetto e di stima con tanti colleghi. Al di fuori della Campania mi sento più rispettato professionalmente, e non è una questione solo di danaro, anche se anche questo ha la sua importanza. Al Sequoia/American Studies Centre dove mi occupo di didattica per l'infanzia agendo in una struttura statunitense vivo una dimensione lavorativa "protetta" e professionale anche se è a Napoli, ma non posso aspettarmi altro qui soprattutto se osservo quello che succede in questo difficile momento. La cosa più delittuosa dei nostri amministratori è di averci tolto la speranza e l'entusiasmo. Forse qualche seratina in qualche locale per il piacere di incontrare amici e suonarci insieme, ma veri progetti per me qui sono piuttosto faticosi da realizzare e da difendere. Dopo 30 anni spesi a progettare e insegnare jazz, a sognare è ora di prendere coscienza della reltà.

Cos'è la musica per te?La musica è una cosa troppo seria e bella per accontentarsi di promesse e luoghi comuni, meglio rivolgersi altrove.
25/1/2008
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