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Sanità
Codice rosso per la pediatria a Napoli
di Giuseppina Cataldo
“Seminare e Raccogliere, Guadagnare Salute” è il tema del Congresso Regionale di Pediatria che si svolgerà a Napoli il 25-26 gennaio presso il Centro Congressi “Federico II” in Via Partenope. Il Congresso, organizzato dall’Associazione Culturale Pediatri della Campania e dal Dipartimento di Pediatria dell’Università “Federico II” con il patrocinio di Regione Campania, Provincia di Napoli e Comune di Napoli. Un intervento di Giovanni Berlinguer.

Lo sviluppo sociale ed i progressi scientifici ed organizzativi  raggiunti nelle cure pediatriche negli ultimi 20 anni hanno determinato un sensibile e costante miglioramento dello stato di salute della popolazione infantile nella nostra regione, con una netta riduzione della mortalità e morbilità per patologie acute.

Gli elementi critici che ancora persistono sono rappresentati dalle disuguaglianze nei determinanti sociali e sanitari della salute, ma anche dalle difficoltà nella realizzazione efficace di programmi di prevenzione sia individuale (eliminazione di fattori di rischio, diagnosi precoce,..) che comunitaria (educazione sanitaria, promozione della salute, ricerca epidemiologica, programmi di prevenzione).

Le altre rilevanti criticità sono rappresentate, inoltre, dalla gestione delle malattie croniche e delle disabilità, delle problematiche psico-sociali, che, pur riguardando una quota ridotta di bambini e di famiglie, richiedono un’alta intensità e qualità di cure integrate ed una continuità assistenziale ed un’integrazione sociosanitaria assolutamente ancora da sviluppare.       

“Pensiamo – affermano gli organizzatori - che questo Congresso possa mettere in campo un giusto mix tra approfondimento clinico e Pediatria di Comunità (Child Health). Avremo inoltre l’onore di ospitare l’intervento di un grande scienziato, Giovanni Berlinguer, attualmente membro autorevole della Commissione Internazionale dell’OMS sui determinanti della salute. E dal momento che siamo consapevoli che solo insieme possiamo cercare di affrontare le problematiche dell’infanzia nella nostra regione, è prevista una “consensus conference” tra ACP, FIMP, SIP, SIMEUP, SUMAI, SIMGEPED,  per individuare  cinque priorità di salute da offrire alla riflessione dei decisori politici per la definizione degli obiettivi programmatici specifici regionali”.


NAPOLI RAPPORTO PEDIATRIA

Il pediatra, il bambino e il filo rosso della prevenzione. La situazione demografica e socio-economica della città con la più alta densità abitativa d’Italia e con la più bassa speranza di vita di tutte le altre città del nostro Paese. La relazione venerdì 25 alle ore 10.30 nella prima giornata del Convegno Regionale di Pediatria al Centro Congressi “Federico II” in Via Partenope 36. 

di Gianfranco Mazzarella
(UOC Pediatria e Neonatologia P.O. Vico Equense-Sorrento)
Enrico De Campora
(ARSAN Campania)
Oscar Esposito
(Pediatria Università “Federico II”)
 

Napoli offre ai suoi piccoli cittadini condizioni di vita tra le più scadenti dell’intero Paese circa un milione di residenti, con la più alta densità abitativa d’Italia (2.612 abitanti/km2; Campania: 420, Italia 89);
▪          il 30-40% della sua popolazione vive in 3-4 Distretti Socio-Sanitari (DSS) periferici particolarmente degradati in cui la percentuale della classe d’età 0-14 anni sulla popolazione generale  è > 20%, ossia la più alta d’Italia (14%);
▪          presenta la Speranza di Vita più bassa di tutte le altre città italiane;
▪          accoglie immigrati regolari e non, il cui numero è in rapidissimo aumento;
▪          presenta uno dei più bassi tassi di occupazione del Paese (Napoli 29%, Italia 43%), soprattutto nella fascia d’età 25-29 anni (Napoli 35,8%;  Italia 62,2%);
▪          1 famiglia su 4 soffre la povertà (povertà relativa), mentre in Italia ciò accade in circa  1 famiglia su 10;
▪          tra il 40% ed il 60% della popolazione occupa una casa in affitto (Italia 22%);
▪          presenta un tasso di abbandono scolastico (7,1‰) più che doppio rispetto al valore nazionale (3,1 ‰);
▪          presenta una fiorente malavita organizzata che limita sostanzialmente lo sviluppo della città e che costituisce un’area di parcheggio, spesso definitiva, per tanti giovani in cerca di lavoro.

Nascita e primi mesi di vita
Con 10,5 nati ogni 1.000 abitanti nel 2005, Napoli continua a presentare la più alta natalità d’Italia. Nei distretti svantaggiati la natalità supera addirittura il 12‰ . In netto aumento la percentuale di nati da genitori stranieri: dal 2003 al 2005, rispettivamente 1,5%; 2,2%; 3,4%

Gravidanza e parto
▪          Nonostante il corso di accompagnamento alla nascita sia estremamente importante per un migliore esito della gravidanza, del parto ma anche dei primi mesi di vita del bambino, solo 12 gravide su 100 hanno seguito un corso  (dato medio nazionale: 30%):
▪          1 donna su 3 esegue la 1a visita in gravidanza > 11 settimane di gestazione (in Italia: 1 su 10);
▪          la città partenopea “vanta” la maggior percentuale (65% nel 2005) di Tagli Cesarei (TC) d’Europa e, probabilmente, dell’intero Pianeta. Nelle Case di Cura private i TC aumentano al 72% . Il dato medio italiano è pari al 38% (ideale suggerito dall’OMS: 20%);
▪          la metà dei parti si verifica in strutture private accreditate;
▪          anche in luoghi di parto non adeguatamente attrezzati ad un’assistenza super-specialistica, nascono neonati di peso basso o molto basso;
▪          il 18,4% dei parti, in Campania, si verifica in maternità con < 500 nati/anno.

I primi mesi di vita del bambino
▪          La città di Napoli offre una bassissima quantità di nidi d’infanzia pubblici: su 100 bambini 0-2 anni, i nidi presenti possono accoglierne 2,2 contro un valore nazionale pari a 7,4;
▪          1 mamma su 6 allatta ancora suo figlio al 6° mese di vita (in altre regioni anche 1 su 3-4); 
▪          la copertura vaccinale contro il Morbillo potrebbe non essere ancora efficace nei distretti svantaggiati, dove nel 2003 essa era su valori ancora “pericolosi”, ossia tra il 50% ed il 60%;
▪          tra i bambini “a rischio” solo 1/10 è stato vaccinato contro l’influenza.


Malattie uso di farmaci e ricoveri ospedalieri
Nelle ultime 2 decadi si è assistito ad una drastica riduzione delle malattie infettive e ad un corrispondente aumento delle patologie croniche.

Epatite A
. Si tratta di una delle poche malattie infettive che ancora caratterizza Napoli per la sua alta incidenza in alcune aree della sua provincia, verosimilmente per l’allevamento di molluschi, principali vettori del virus: nel 2004 in Campania il tasso di incidenza per la malattia è stato paria a 38 casi ogni 100.000 abitanti, contro il 5,7 e 3,0 della Toscana e della Liguria rispettivamente (40).

Sovrappeso e obesità
. E’ certamente il principale problema di salute delle società “sviluppate” sia per il numero di soggetti colpiti sia  per le potenziali complicanze (malattia cardiovascolare precoce). A Napoli una delle più alte percentuali europee di sovrappeso/obesità infantile: 50%.

La disabilità
. In Campania si registrano le seguenti caratteristiche (35):
▪          prevalenza disabilità in età scolare (elementare/media inferiore): 2.1%  (Italia: 2.2%) ;
▪          circa il 90% delle prestazioni riabilitative sono fornite da centri privati accreditati;
▪          spesa sanitaria regionale riabilitativa da 2 a 5 volte superiore rispetto a quella di altre regioni:
▪          tale spesa non sembra affatto corrispondere ad una eccellente  qualità delle prestazioni.

Prescrizione e uso di farmaci
: lo studio Arno (2004) ha rilevato in 27 asl italiane che i bambini di Napoli hanno ricevuto più frequentemente prescrizioni rispetto a quelli di altre regioni.  Inoltre:
▪          sono trattati con il cortisone circa il doppio delle volte rispetto ai loro coetanei italiani;:
▪          ricevono un eccesso di farmaci gastrointestinali e antianemici rispetto all’atteso;
▪          vengono trattati frequentemente a domicilio con antibiotici iniettivi (ceftriaxone e ceftazidime).
▪          In totale, nel 2004, sono stati trattati nelle 3 asl campane il 70.7% del totale degli assistibili 0-13 anni  rispetto al 62.9% nelle altre 24 asl italiane;
▪          la spesa media per bambino (0-13 aa) trattato è stata pari a 81 € nelle 3 ASL della Campania contro i 72 €  nelle altre 24 asl italiane.

Abuso e maltrattamento
: nell’anno 2004 sono stati registrati a Napoli 84 casi di abuso o maltrattamento tra 0 e 18 anni. Il tasso di abuso e maltrattamento per il 2004 risulta essere pari nel 2004 a 3,8/10.000 e nel 2005 3,2/10.000; la classe d’età maggiormente interessata è quella che va dai 6 ai 14 anni (36).

 
Il ricovero in ospedale: un eccesso di ricoveri caratterizza “per tradizione” la città di Napoli
▪          su 1.000 residenti 0-14 anni ben 177 ricoveri nel 2004 (dato nazionale: 103/1.000);
▪          nelle aree disagiate i ricoveri aumentano enormemente, soprattutto per patologie di scarso rilievo le quali sarebbero -il più delle volte- facilmente affrontabili con una soddisfacente assistenza domiciliare;
▪          sensibile migrazione extra-regionale “evitabile” (es. 17% dei ricoveri per tumore maligno);

Ricoveri per disturbi psichici e mentali
: è un problema emergente il quale, si teme, sia destinato ad aumentare. Nell’anno 2006 si sono ricoverati (sia DH che ricovero) 81 pazienti 0-14 anni residenti nella città di Napoli per disturbi psichici e mentali (depressione, ansia, fobia, disturbo ossessivo-compulsivo, disturbo dell’attenzione ed iperattività, disturbi del comportamento)

Ricoveri per tentativi di suicidio
: nel 2006 nella città di Napoli vi sono state 26 dimissioni ospedaliere per tentativi di suicidio nella fascia d’età 10-17 anni. Il relativo tasso è pari a 27/100.000 .

Ricoveri per incidenti
: gli incidenti rappresentano una frequente causa di ricovero e la prima causa di morte nella classe d’età 1-14 anni;  si tratta di una morbosità e di una mortalità -almeno in teoria- completamente evitabile. Ustioni, avvelenamenti, fratture delle ossa lunghe rappresentano cause frequenti di ricovero; queste ultime, in particolare, mostrano un tasso di ricovero circa doppio (802/100.000) rispetto all’intera regione (484/100.000)
▪          Nel periodo 1998-2001 in Campania ben 81 decessi in età pediatrica per incidente domestico.

Tumori maligni
: la causa più frequente di ricovero è rappresentata da Leucemie e Linfomi (23%) seguita dalle neoplasie del SNC (8%) .  E’ in atto un dibattito su una possibile maggiore incidenza di tumori maligni in Campania. Conclusioni definitive non sono state tratte, ma viene comunque ritenuta necessaria una più efficace sorveglianza degli eventi Appendicectomia: si registra un tasso di ricovero per la patologia nella classe d’età 0-14 anni più che doppio nelle aree disagiate della città rispetto alle zone benestanti.


La mortalità
Mortalità infantile (0-12 mesi): nel complesso si è ridotta sensibilmente nell’ultima decade (13,15).
▪          E’ dovuta principalmente a cause perinatali e a malformazioni congenite;
▪          notevolmente più alta, rispetto all’atteso, la mortalità relativa alla prima settimana di vita (detta neonatale precoce), associata all’assistenza perinatale e ad una assistenza neonatale estremamente frammentata e poco organizzata;
▪          il 73% circa dei nati di peso molto basso  in strutture ove è presente una TIN vi rimane > 24 ore, mentre gli altri sono trasferiti in altre TIN per mancanza di posti/complicanze chirurgiche;
▪          è presente un elevato numero di TIN a basso numero di ricoveri.

Mortalità 0-14 anni
: si è drasticamente ridotta negli ultimi anni, così come in tutti i Paesi industrializzati.
▪          Ciò nonostante, Napoli presenta un eccesso di tale mortalità  (57/100.000) rispetto all’intero Paese (41/100.000), i 2/3 dei quali sono rappresentati dalla mortalità infantile.

 
L’Ambiente
Con 2,1 m2/abitante la Campania è la regione che offre la minore superficie di verde urbano a ciascuno dei suoi abitanti rispetto alle altre regioni italiane (37).
▪          Napoli è la città italiana con il più alto tasso di inquinamento dell’aria da di NO2 (99 μg/m3);
▪          Le conseguenze sulla salute dei cittadini sembrano essere maggiori nelle fasce “vulnerabili” ovvero sotto i 24 mesi di vita e negli anziani;
▪          i decessi (a tutte le età) attribuibili alla più alta concentrazione nell’aria di NO2 sono, a Napoli, (45/100.000) i più altri d’Italia:  Bologna 26, Roma 23, Milano 20, Firenze 15.

Avvelenamento da piombo
: il livello medio del metallo sembra essere quasi doppio nei residenti nella città di Napoli (6.0 μg/100 ml) rispetto a quelli residenti in zone rurali limitrofe (3,75 μg/100 ml). I bambini che mostrano livelli ematici “di rischio”, ossia >10 μg/100 ml, sono il 4,1%


Stili di vita di bambini, ragazzi e famiglie
Gli aspetti sociali e culturali della vita dei bambini e dei ragazzi della Campania sono costantemente, e per diversi aspetti, più modesti rispetto a quelli dei coetanei di altre regioni d’Italia. Rispetto a questi ultimi, i bambini-ragazzi campani:
▪          leggono meno libri, vanno meno a teatro, ai concerti e agli spettacoli sportivi e ai musei;
▪          usano meno il personal computer e internet, praticano meno sport e attività fisica e hanno più
▪          frequentemente una TV tutta per loro, per cui la usano più spesso senza controllo parentale.

Stile di vita degli adulti e delle famiglie
: tanto premesso non ci si aspetta che gli adulti diano il buon esempio. Infatti, rispetto a gli adulti di altre regioni italiane, tra quelli campani si registra:
▪          la più alta percentuale di fumatori;
▪          la più alta percentuale di sovrappeso-obesi;
▪          la più bassa percentuale di residenti che praticano regolarmente attività fisica o sportiva;
▪          la più bassa percentuale di lettori di libri e di quotidiani;
▪          la più bassa percentuale di utilizzatori di PC e di Internet;
▪          dopo Catania, il più alto tasso di infrazioni al codice della strada.

In Campania la vivibilità delle città, soprattutto del suo capoluogo, raggiunge i minimi livelli nazionali. Ancora una volta si è primi in classifica per tutti i punti che seguono:
▪          sporcizia, cattive condizioni e scarsa illuminazione stradale, traffico e difficoltà di parcheggio.

Nel corso della presentazione dei suddetti dati sul profilo di salute dell’infanzia nella regione Campania, si presenterà il risparmio di malattia ed il guadagno in benessere -per ciascun aspetto della salute dei bambini- che si sarebbero ottenuti se la prevenzione primaria e secondaria fossero state attuate - ove possibile - dal sistema delle cure primarie.


CASO CLINICO - REUMATOLOGIA

UN CASO DI FEBBRE PERSISTENTE NON RESPONSIVA
A TRATTAMENTO ANTIBIOTICO E ANTIPIRETICO


di Arianna Cirillo (Pediatria Università Federico II) e Maria Simona Sabbatino (Dirigente Medico UOC Ospedale San Paolo)

La febbre alta e persistente in un bambino è sempre causa di preoccupazione per la famiglia e il pediatra curante. Sovente si ricorre a diversi antibiotici e si praticano esami di laboratorio, radiografia del torace alla ricerca di localizzazione d’organo. Quando gli esami consentono di escludere un’etiologia infettiva si é tenuti a pensare a una patologia neoplastica.

Una diagnosi non presa in considerazione è, qualche volta, l’artrite idiopatica giovanile (AIG) ad esordio sistemico. Diagnosi cui si può giungere solo per esclusione non esistendo segni clinici e di laboratorio patognomonici. Costituisce solo il 10% delle forme di AIG e il quadro clinico è spesso sfumato. Viene presentato un caso AIG insorta in una ragazza di 13 che presentava febbre da circa 15 giorni associati ad artralgie e qualche fugace rush alle mani.

Dopo aver utilizzato il naproxene che aveva dato una remissione parziale della febbre, si è ricorso all’Indometacina che ha indotto la completa remissione della febbre, delle artralgie e del rush. Si sottolineano le difficoltà diagnostiche per giungere alla diagnosi ACG e la necessità di escludere una patologia mielodisplastica se si deve ricorrere alla terapia steroidea.

 
NATI PER LEGGERE
COME SOSTEGNO ALLA GENITORIALITA’


di Paola Passalacqua (Pediatra di famiglia NA Asl 1), Pasquale Causa (Pediatra di famiglia NA Asl 2) e Massimo Grimaldi (Pediatra di famiglia NA Asl 1)

Gli studi sull’attaccamento, individuato come bisogno primario per lo sviluppo psicologico e relazionale dell’individuo, hanno messo in rilievo l’importanza delle cure prossimali al bambino nel primo anno di vita. Il contatto e la pronta risposta ai bisogni espressi dal lattante sono priorità non meno importanti della nutrizione o del sonno.

In questa relazione vengono sottolineati gli aspetti salienti delle teorie dell’attaccamento. Viene chiarita inoltre, l’importanza della relazione genitore-bambino e della relazione pediatra-genitore come sistema di supporto. Il progetto “nati per leggere” promosso in tutta Italia dall’ACP per la promozione della lettura ad alta voce al bambino, si inserisce in questo contesto e rappresenta un valido strumento di sostegno alla genitorialità.   
 

CASI CLINICI – BRONCOPNEUMOLOGIA


Viene presentato il caso clinico di A.T. di anni 6 con episodi recidivanti di sinusite trattati con vari cicli di antibiotici per via orale e per via parenterale. Erano stati praticati in precedenza test del sudore negativi, prick test, pH metria, studi sulla discinesia ciliare, studi immunologici risultati negativi.

Viene quindi tracciato il percorso diagnostico del bambino con sinusite cronica e messo a confronto con il percorso diagnostico della fibrosi cistica nell’ambito della collaborazione tra il pediatra di famiglia,l’Ospedale ed un centro di riferimento di III livello.
 

LE “COPPIE CELEBRI”
NELLA TERAPIA FARMACOLOGICA


di Maurizio Tagliatatela ( Facoltà di Scienze del Benessere Università del Molise) e di Nicoletta Gasparini (Pediatra di famiglia NA Asl 1)

L’appropriatezza prescrittiva è uno dei temi che sta più a cuore ad una pratica medica che si avvale dell’ EBM (Evidence Based Medicine) Vi sono due modalità principali per valutare l’appropriatezza della prescrizione: la prima è quella di confrontare le modalità di prescrizione con standard predefiniti, costruiti sulla base della migliore evidenza scientifica disponibile, la seconda consiste invece nell’analisi della variabilità prescrittiva.

In età pediatrica un’ulteriore aspetto critico è rappresentato dalla modesta quantità di farmaci “on label” disponibili che possano soddisfare entrambe le modalità.

Nella nostra relazione cercheremo, attraverso l’analisi di alcuni farmaci più in uso nella pratica pediatrica, di fornire quante più evidenze possibili per un buon uso di essi. Infatti lo scostamento da un comportamento considerato atteso consente di evidenziare un intervento potenzialmente inappropriato (quale la prescrizione di farmaci non considerati di prima scelta per una particolare condizione clinica, la prescrizione in eccesso nel trattamento di una condizione, la mancata prescrizione di farmaci di dimostrata efficacia a pazienti che potrebbero beneficiarne, ecc.) e si ripercuote inevitabilmente su la qualità dell’assistenza e sui costi.
 

LE “COPPIE CELEBRI”
NELLA DIAGNOSTICA DI LABORATORIO


di Giuseppe Castaldo (Facoltà di Scienze Biotecnologiche Università “Federico II)

Negli ultimi anni è cresciuto il “peso specifico” della Medicina di Laboratorio nell’iter di diagnosi e cura di molte malattie, per diversi motivi: a) lo sviluppo di tecnologie analitiche più sensibili ed efficienti permette il dosaggio di molecole presenti in concentrazioni sempre più piccole, e la loro analisi può contribuire alla diagnosi precoce; b) il continuo progresso della ricerca nelle scienze di base (Biochimica, Fisiologia, Biologia Molecolare, Immunologia, etc.) consegna continuamente al laboratorio nuovi marcatori biochimici che è possibile analizzare nei fluidi biologici; c) cresce il numero di malattie per le quali è ben chiara una “causa” o una “predisposizione” genetica che è possibile evidenziare attraverso l’analisi molecolare, anche in epoca prenatale.

Nello stesso tempo, alcune indagini di laboratorio iniziano a diventare meno utili a causa della scarsa efficienza dei metodi d’analisi, oppure perché il loro contribuito al processo diagnostico è ridondante (o addirittura confondente).

Il Medico “di corsia” o “del territorio” è in genere ben aggiornato e familiarizza facilmente con le nuove indagini che il laboratorio offre; ad esempio, le richieste di dosaggio degli anticorpi anti transglutaminasi (che hanno reso più efficiente la diagnostica della celiachia) o della calprotectina fecale (che rappresenta un marcatore sensibile di infiammazione cronica intestinale) sono vertiginosamente aumentate. Ma nello stesso tempo non avviene il processo opposto: esiste una forte resistenza da parte del Medico a “disaffezionarsi” alla prescrizione di analisi ormai desuete (o che almeno in quel singolo paziente non hanno utilità), ed è anche difficile capirne i motivi. Forse non esistono corsi di “disaggiornamento”?

Oppure c’è la paura di dimenticare di prescrivere proprio quell’analisi che può essere la chiave di volta alla nostra diagnosi, e qualche volta questa paura è spinta dalla lettura di qualche cronaca giudiziaria, di cui è vittima un Collega che magari avrebbe potuto salvare il suo paziente (o se stesso) se avesse prescritto chissà quale analisi o accertamento strumentale ….

O forse si sta creando una pericolosa inversione di tendenza rispetto all’iter diagnostico che ci hanno insegnato nei nostri studi. Invece di utilizzare il dato di laboratorio per la conferma di un sospetto clinico, qulalche volta tendiamo a richiedere una serie di analisi a tappeto, e poi, se c’è qualche alterazione, quello diventa il punto di partenza per il nostro iter diagnostico.

Ma secondo me esiste anche un altro fattore, più difficile da superare. Sin dai banchi dell’Università abbiamo familiarizzato con le “coppie celebri” di laboratorio: azotemia e glicemia vanno sempre prescritte in coppia; il colesterolo viaggia sempre con i trigliceridi; la bilirubina frazionata va prescritta sempre, e così AST e ALT, VES e TAS, PCR e RaTest, ANA e AGA, PT e PTT e, per i Medici dell’adulto, AFP e CEA. E queste coppie celebri, spesso ridondanti o inutili sono rimaste nella nostra mente, nella nostra penna (o nel computer per i Medici “informatizzati” o in “rete”), forse … nel nostro DNA. E per i Colleghi Pediatri di libera scelta va detto che magari qualcuna di queste coppie celebri è radicata anche nella mente di qualche mamma (o nonna) che assedia il Pediatra chiedendo di prescrivere un po’ di analisi al bambino che ci sembra “sciupato”.

E oggi, almeno nel nostro paese, la spesa collegata alle prestazioni di laboratorio viene vista come la principale causa di un dissesto finanziario che investirebbe tutti i settori della medicina (e non solo). E così il Legislatore si è sbizzarrito in una serie di “correttivi” che spaziano dalla riduzione dei rimborsi ai laboratori per le prestazioni analitiche (a discapito della qualità della prestazione), a una serie di imposizioni basate su logiche “budgetarie”, culturalmente acritiche e assolutamente offensive nei confronti del Medico, alla riduzione del numero dei laboratori operanti nelle diverse Regioni (come se il numero di prestazioni effettuate dipendesse dal numero di laboratori esistenti), e così via.  In realtà, se si va a confrontare la spesa per le prestazioni di diagnostica di laboratorio tra i vari paesi dell’Unione Europea, emerge che quella del nostro paese è abbastanza lontana (verso il basso) dalla media.

I dati raccolti dalle Società Scientifiche del settore, e pubblicati anche su qualche rivista ci confermano però le percentuali altissime di prescrizioni “congiunte” ma spesso immotivate di queste analisi che io ho chiamato le “coppie celebri in Medicina di Laboratorio”, e qualche studio un po’ più approfondito ci dice che le coppie celebri resistono di più nella mente dei Colleghi più anziani rispetto a quelli più giovani (forse ha contribuito l’inserimento della disciplina Medicina di Laboratorio negli studi Medici), di più nella mente dei Medici di Medicina Generale rispetto agli Specialisti … ma la differenza non è tanto grande. E anche scorrendo gli articoli o i “case report” di qualche autorevole rivista scientifica (per intenderci, quelle che pubblicano le linee guida di diagnosi e terapia), ogni tanto mi è capitato di imbattermi in qualche coppia celebre palesemente … stagionata.

Io ho sempre rifiutato (con garbo ma con fermezza) il ruolo del laboratorio come quello di una pizzeria, dove il Collega di corsia consegna i suoi ordinativi (e magari anche l’orario e il luogo dove la pizza deve essere recapitata). Mi hanno insegnato che il Medico di laboratorio ha la dignità di un consulente che deve partecipare alla scelta critica degli esami e (anche attraverso un idoneo referto) alla loro interpretazione.

Ma per fare questo il Medico di laboratorio deve continuamente aggiornarsi sui nuovi quesiti diagnostici e terapeutici che la corsia propone, e ricambiare i Colleghi clinici con un aggiornamento continuo e puntuale sugli aggiornamenti tecnologici e scientifici che il laboratorio raggiunge.

In questo breve intervento farò qualche esempio di percorsi diagnostici, discutendo criticamente con i Colleghi del pubblico sulla scelta e l’interpretazione del dato di laboratorio, ma soprattutto sulle principali cause che possono ostacolare una prescrizione culturalmente corretta.


ANEMIA E DOLORE ADDOMINALE:
UNA DIAGNOSI DIFFICILE


di Paolo Siani e Claudia Mandato (UOC Pediatria AORN Cardarelli Napoli)

Viene presentata la storia di una paziente di 11 anni che presenta da circa 5 anni dolori addominali ricorrenti con alvo regolare, e durante un day hospital viene riscontrata anemia microcitica iposideremica corretta con la somministrazione di ferro per bocca.

Giunge alla nostra osservazione nel marzo 2007 con una grave anemia (Hb 6,2 , Ferritina 2).

Vengono escluse patologie a carico del sistema emopoietico, alterazioni della coagulazione, alterazioni dell’apparato gastroenterico e la scintigrafia al tecnezio aveva escluso la presenza di un diverticolo di Meckel.

L’insorgenza di un addome acuto dopo alcune settimane ha portato alla diagnosi : diverticolo di Meckel  perforarto.

Il diverticolo di Meckel è la più comune anomalia congenita del piccolo intestino, ha una frequenza del 4-6%, come complicanze ( 4%) può dare luogo a emorragia digestiva da mucosa gastrica eterotopica, invaginazione , volvolo, diverticolite.

La diagnosi può essere difficile ma episodi ricorrenti di  dolore addominale, rettorragie possono suggerire l’esecuzione della scintigrafia con 99mTc pertecnetato  che è l'esame di scelta.

E’ possibile che la scintigrafia risulti negativa (la scintigrafia al TC 99 ha una sensibilità del 70% per la diagnosi di diverticolo di Meckel), come nel nostro caso, per cui bisogna avvalersi dell’esame con videocapsula che tra le indicazioni maggiori prevede : sanguinamento gastrointestinale di origine occulta o oscura con EGDS e Colonscopia negative e tra quelle minori il  Diverticolo di Meckel.

 Il programma

La scheda d'iscrizione



11/1/2008
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