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Cronaca
Prima di perdere l'ultima occasione
di Vincenzo Cicala
Illudersi che  possa esservi un’altra occasione, nei tempi in cui si compattano DS e Dl, Destra finanziaria e destra moderata, di ricostituire una Sinistra Unita significa non avere coscienza del  momento storico che la società vive.

Uno strabismo critico e superficiale ha fatto intendere il fallimento della dittatura del proletariato  non come il fallimento di una struttura inadeguata al governo della storia contemporanea, ma come errore di lettura della società e del tempo. Una sinistra italiana, che non era stata capace di evolversi e di maturare una autonoma visione del mondo, dai tempi dell’Assemblea Costituente ai giorni nostri, si è scoperta socialdemocratica e borghese ed ha formata una struttura di potere lontana dal popolo, rinnegando i traguardi iniziali ed assestandosi su posizioni di potere.

Ciò mentre si è creato, grado a grado, negli anni una maggioranza di disagiati in contrapposizione ad una percentuale preponderante di deprivati soggetti al fascino ed alla dittatura dell’ideologia neoliberista del liberto mercato. Da quando, per convenienza, i padroni di oggi affermano la separazione tra idea e pragma, è nato il sofisma che la deregolazione competitiva ed il libero mercato sono fatti ovvii, di una chiarezza lapalissiana, scevri da qualsiasi possibilità di ideologizzazione. A padroni che mai nella storia hanno goduto di un possesso così ampio delle risorse questa affermazione toglie  la responsabilità del malessere dell’umanità. Il libero mercato non è struttura, non si erge a sistema, è il massimo della libertà godibile e non è proiezione di una maniera di vivere il mondo ed il rapporto tra gli uomini.

Parlano come si potesse vivere il proprio momento senza pensare e senza riflettere, applicando la propria mente solo a costruire fatti senza chiedersi perché e senza riflettere sulle conseguenze delle proprie azioni, votate ad un successo scontato che non è frutto di una fede. Così non è, così non è stato. La vita degli uomini e dell’ecosistema,  ha subito le conseguenze di una competitività senza vincoli sotto ogni parallelo. La Sinistra, per questo deterioramento della vita ,se ha maniera di riprendere il collegamento con la società reale e rompere con le sovrastrutture stratificate del potere, ha l’obbligo di fermare l’attenzione sui bisogni reali della persona e sul contenuto reale della politica che è amministrativo e non di coscienza e trovare una concordanza di mete e di comportamenti con il mondo cattolico. Ad Occhetto, a Mussi, a Diliberto, a Pecorario Scanio, allo stesso Bertinotti non devono essere ignote queste parole di Togliatti :”E’ possibile trovare un incontro più profondo, da cui possa uscire un decisivo contributo alla creazione di questo ampio movimento per la salvezza della nostra civiltà… (Creare una forza irresistibile per la conservazione della nostra civiltà)”.

Avendo persa l’occasione di Moro, la cui eliminazione, con il passare degli anni,  appare sempre più come affermazione della conservazione, avendo scelto, negli anni successivi, di adeguarsi alla prassi capitalista, devono compiere uno sforzo massimo per reimmergersi nei problemi della società e dei cittadini. Uno sforzo impossibile a chi di “compagno”, come Bassolino, non conserva più niente, ma forse di possibile audacia per un Occhetto che ne ha conservata una sedimentazione. “Non si può andare avanti senza stare  a sinistra”  “Non si può stare a sinistra senza andare avanti”.

Absit iniuria verbis. Dall’ortodosso sapienziario della Repubblica del 17 dicembre 2007  Curzio Maltese  “…mentre lo stato smantella pezzo per pezzo il welfare, la chiesa si incarica del “lavoro sporco”, di tappare le falle più evidenti e arginare la massa crescente di esclusi senza più diritti, garanzie, protezione”.  “Don Luigi Ciotti s’incarica di combattere da quarant’anni tutte le guerre che la politica considera perse: contro la povertà, le mafie, le dipendenze, la legge non uguale per tutti, i ghetti carcerari, le periferie insicure, le morti in fabbrica”. “ In quarant’anni –dice don Luigi- ho imparato che una società felice è quella dove c’è meno solidarietà e più diritti. La bontà da sola non basta…ci rende complici di un sistema fondato sull’ingiustizia, che poi delega a un pugno di volontari la cura delle baraccopoli perché non diano più fastidio”. Venendo a Napoli ed a Scampia  mi permetto –  gli chiedo venia- di stralciare alcune frasi da uno scritto inviatomi da Padre Fabrizio Valletti, gesuita a Scampia. “ Se posso trovare una parola chiave, potrei suggerire “presenza”. E’ un metodo di lettura degli avvenimenti, della ricerca intellettuale, non ideologica, ma critica… Ma è anche il gusto della partecipazione emotiva…..”Presenza” quindi agli avvenimenti, agli ambienti, ma, soprattutto, alle persone.”  “Vivendo a Scampia ho imparato che la “presenza”, soprattutto nella sofferenza di chi è senza libertà, senza cultura, senza lavoro, senza dignità, è indispensabile chiave per entrare nel percorso di liberazione e di crescita”. “Azzardo un  passaggio ancora più forte, al limite della comprensione e del buon senso. E’ lo specchiarsi in una “presenza” che ha segnato la storia e che segna ancora il cuore di molti”.

Hai capito? come sarebbe a dire che, se hai responsabilità di governo o, comunque, di classe dirigente, non puoi limitarti a compiere gli atti dovuti e lasciare che l’ambiente si riempia di immondizia. Parafrasando Montanelli “Quando nella Sinistra è entrato il Potere, ne è uscito il popolo”. Chiedo alla Sinistra Radicale di rimetterlo al suo posto.
Chiedo troppo?

19/12/2007
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