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Cronaca
Umberto sarà l'angelo di pochi dimenticati
L'ultimo saluto ad un ragazzo come tanti che per motivi futili non c'è più e che anche da morto non viene compreso
di Alessandro Ciampa
Umberto Improta è uno di quei ragazzi di cui il mondo non racconterà mai nulla, per tanti è uno di quelli di cui la società moderna fa meglio a dimenticarsi, uno di quelle mele marce che il nostro tempo vorrebbe sbarazzarsi, e che si trova a fronteggiare oppure usare ogni giorno.

Umberto Improta è un ragazzo esattamente come me, odiato da tanti, amato da altri, un ragazzo di periferia nato nel “belpensante” esempio di una scuola di vita ridicola ed una famiglia cresciuta nel “rione” di una città che fu di Massimo Troisi.

Una città violenta? Forse no, perché San Giorgio a Cremano è sempre stato considerato il paese più tranquillo della chiacchierata periferia di Napoli, l’oasi felice in un deserto di problemi.

Una rissa banale, qualche azione sbagliata, tanta cronaca, ed i fatti che raccontano di un ragazzo ucciso, uno di noi, poteva essere mio fratello, poteva essere vostro figlio. E non mi venite a raccontare che nella San Giorgio “altolocata” Umberto Improta era un poco di buono, un “ragazzo di strada” che prima o poi farà quella fine!

No, io non ci credo, perché lo conoscevo, perché l’ho visto crescere, Umberto Improta era un ragazzo che sorrideva, che amava la vita, gli amici, il suo ritrovo serale, sognava forse un futuro, un amore, una storia, questo non lo so, ma Umberto era un ragazzo come tutti noi oggi, come tutti voi di ieri. Umberto Improta è morto sparato da un colpo di pistola dopo una rissa fuori ad un bar, quanti dei vostri figli non sarebbero mai stati lì; quanti invece si sarebbero avvicinati, quanti ne avrebbero fatto parte, forse avete ragione a dire che non appartenete a questa realtà, o forse no, ne siete veramente sicuri?

I ragazzi del parco Bacci sono diversi dagli altri altri? Io credo di no, eppure la storia di Umberto non sarà mai raccontata alla “Vita in diretta”, oppure su “Verissimo” e “Studio Aperto”, però il suo piccolo mondo, quello che purtroppo non riuscirà mai a fargli giustizia, perché non fa troppo rumore oppure “conta poco”, può raccontare la vera storia di un ragazzo sfortunato, che è morto per colpa di un mondo violento, che è stato creato dalla violenza del quotidiano, che vive di violenza e che continuerà ad essere segnato dalla violenza.

Per l’omicidio è stato arrestato Giuseppe Rapicano, venti anni, un carnefice oppure un’altra vittima?

Che brutta società la nostra, soprattutto quella di San Giorgio a Cremano, abituata ad essere tartassata (forse giustamente) dai controlli più che continui della polizia per divieto di sosta oppure guida inopportuna, ma che ha vissuto venti minuti di puro panico; pura follia, senza che nessuno se ne accorgesse.

Dove non c’è legge è perché non esiste stato…

Per Umberto non c’è stata legge, ed escluso queste poche righe non c’è stata nessuna giustizia, Umberto Improta non è altro che un ragazzo di 25 anni che domani non si sveglierà più, non avrà mai una storia, non scriverà più il suo futuro.

La tragedia più grande è che questo maledetto sistema che lo ha ucciso oggi, da vittima, lo sta trasformando in carnefice, siamo vicini alla sua famiglia, agli amici, ed a tutti quelli che domani subiranno la stessa sorte.

Umberto vive, e senza volerlo, suo malgrado, pur forse avendo sbagliando tante volte come d'altro canto tutti noi, è diventato l'ennesima vittima di una “società sbagliata”.
30/11/2007
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