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Cronaca
Arte o narcisismo?
di Eva Casciello
Grande è il miracolo della vita: quella scintilla capace di destare nell’essere vivente... il respiro e la possibilità di esistere. A chi non fa tenerezza un cucciolo appena nato (che sia umano o animale) mentre trasmette i suoi primi suoni alla vita o mentre muove i suoi primi esitanti passi?

Poi si cresce, segue l’evoluzione e un destino che ci vorrà più o meno fortunati, secondo le nostre qualità, unitamente alle volontà della figura greca Nemesi.
Intanto, la vita segue il suo corso: si nasce, si brilla e si muore e l’essere umano, sebbene sia dotato d’immense potenzialità e capacità, si sperimenta nell’arco della sua esistenza. E lo fa nel bene ma anche nel male.

Ed è a proposito di questo “male”, che le riflessioni che seguono prendono vita, nate alla lettura di un articolo che sta viaggiando sulla rete di tutto il mondo: quello relativo a Guillermo Habacuc Vargas, un uomo che si definisce “artista”, e che per spirito d’“arte” – a suo dire – fa morire di fame e di sete un povero cane denutrito e tutto ciò, sotto gli occhi di tutti.

“Un’opera d’arte” la sua che doveva mostrare un problema: quello dell’agonia di un essere vivente, per sottolineare come l’umanità ne ignori l’esistenza. Ma se davvero questo fosse stato l’intento, allora lo pseudo-artista avrebbe dovuto cercare un modo per distruggere questa indifferenza, non prostrarsi alla sua bassezza.

Ai visitatori della mostra era perfino vietato di avvicinarsi all’animale e di prestargli soccorso… Ma come è possibile che le autorità non siano intervenute a un tale scempio? Naturalmente la galleria nicaraguense si afferma con una versione differente dell’accaduto, molto poco credibile, ovvio perché chi mai ammettere le proprie colpe?

Almeno qualcosa di buono c’è. Guillermo Habacuc Vargas avrebbe dovuto rappresentare il suo Paese presso la Biennale Centroamericana 2008 che avrà luogo in Honduras. Gli animalisti si sono rivolti, un personaggio simile non può certo rappresentare un intero Paese e, nonostante le scuse rivolte a quanti si sono sentiti offesi, Vargas non ha guadagnato la fiducia di nessuno. Questi ha comunque agito crudelmente, sacrificando ingiustamente una creatura indifesa e soprattutto incapace di reagire.

Oltre in 150.000, provenienti da tutto il mondo, si sono indignati a un’azione simile e il web testimonia tutta la rabbia di questo sdegno. Massimo Comparotto, presidente dell'OIPA Italia (Organizzazione internazionale Protezione animali) ha giustamente affermato: “Far soffrire e uccidere un cane lasciandolo morire di fame per far comprendere un problema come quello del randagismo è certamente un modo perverso per informare l'opinione pubblica. In verità quest'opera “artistica” è solo l'ennesimo esecrabile squallido tentativo per far parlare di sé per riempire una galleria d'arte”. Anche Josè Morales, vice presidente dello “Special Unit for Animal Protection and Rescue” ha commentato: "Il cane è stato legato senza cibo, non capisco come ciò possa essere considerato arte".

Ulteriori commenti sono futili: un gesto del genere parla da sé e ci fa comprendere come l’essere umano abbia completamente perso di vista il valore della vita. La gioia che proviamo nel vedere un sorriso di un bimbo può facilmente trasmutarsi nel grande dolore percepito da un gesto del genere, un gesto che è determinato unicamente dall’azione umana.

Non ci sono parole per descrivere il sentimento percepito anche semplicemente nel sapere che in una parte del mondo sia avvenuto ciò, ci resta solo la speranza che questo individuo, lontano da ipocrisie e false scuse, si desti dal suo narcisismo e possa realmente comprendere che tutto torna e che quel dolore causato in un essere vivente, ahilui, un giorno lo proverà anche sulla sua pelle.
31/10/2007
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