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Sanità
La sanità dei ragionieri
di Mario Caruso
Il silenzio è stato rispettato. Fino a quando non ci sarà certezza che il governo amico è pronto a rispettare “il patto della vergogna” firmato a Roma in pompa magna dal governatore della Campania, bisogna tacere su tutto ciò che è malasanità.
Padoa Schioppa e Turco, a loro volta, per volere di patria si sono stretti la mano, forse tappato il naso, ed hanno inviato in Campania la prima trance di una somma di danaro tolto agli italiani e ai cittadini europei per sanare gli sprechi accumulati dalla sanità regionale.
Furto, rapina. Invece l’ “operazione elemosina” viene fatta intendere un successo personale del governatore e di coloro che lo hanno assecondato sia le nomine di incapaci chiamati a dirigere ospedali e Asl che per aver approvato norme e decreti unicamente in favore di clientele.

E’ una brutta storia, questa della Sanità. Per molti motivi, uno in testa a tutti: la mano mozza di cronisti amici, che all’interno delle istituzioni sanitarie percepiscono lo stipendio non per quello che dovrebbero fare ma per essere più vicino all’assessorato con la mente ed il clic sul computer.
Tra le misure di copertura del debito accumulato: 370 milioni di euro da Irpef e Irap, 800 milioni maggiore introito ricavato dal fondo nazionale 2006 (qui l’operazione è solo di facciata, ma i ministri ci hanno creduto…), 575 milioni per minori spese secondo il rientro triennale (altro bluff…) e risparmio sulla spesa farmaceutica con il nuovo ticket (questa è la voce più vera, i cittadini vanno alle casse dei farmacisti e pagano).

Il “tesorone” della Campania è diverso dal “tesoretto” che il governo di Roma si è trovato nelle casse, perché il primo è frutto di uno sperpero, il secondo è stato poi distribuito (o no?...) comunque ai cittadini. In ugual misura?
“Il piano di rientro”, dato per un successo personalissimo del governatore e dell’assessore alla Sanità regionale, riguarda i debiti pregressi cioè i soldi sprecati per la malasanità, per i morti delle barelle ed altro.
Il disavanzo contestato dal governo per il 2006 è di 1 miliardo, 502.181 milioni di euro. Si dovrebbe raggiungere il pareggio entro 2009, s’intende con altri interventi governativi. Quindi al di fuori delle trance già previste e delle quali è in arrivo già una prima parte.
Ma che cosa accadrà dopo? Dicono a Roma: eserciteremo severi controlli per chiudere i nostri rubinetti in caso di continuato malgoverno amministrativo.

Non ci crediamo, non ci crede nessuno. Perché già dai primi mesi di quest’anno la spesa sanitaria è aumentata, non c’è un solo direttore generale di ospedale o di Asl che può dire di essere a posto con i conti di spesa.
Dal successo alla realtà… il salto nel baratro, nella fogna, nella topaia. Il silenzio chiesto su cose di malasanità fa rumore, assordante, negli ospedali di Napoli e provincia, con ambigue e diverse realtà finanche nelle diverse province.
Ora altri nuvoloni all’orizzonte: in calo gli impegni per la farmaceutica e l’ospedaliera convenzionata mentre è fuori misura la percentuale di spesa per il personale. La sanità campana è fatta di numeri, di cifre che devono pesare sulla coscienza di coloro (attori e spettatori di sprechi) che le hanno determinate.

Facile la battuta: l’assistenza sanità campana è dei ragionieri.
29/7/2007
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