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Recensioni
Charles Dickens e il Natale
di Giovanna D'Arbitrio
Era prossimo il Natale, in tutta la sua onestà cordiale e gioconda era la stagione dell'ospitalità, dell'allegria, della franchezza di cuore. L'anno vecchio s'andava preparando, come un filosofo dell'antichità, a chiamarsi intorno gli amici, e a morire dolcemente fra il suono delle feste e dei conviti”.  
(dal Circolo Pickwick).
Questa è forse una delle definizioni dickensiane più note sul Natale tra le tante che il grande scrittore creò per descrivere la particolare atmosfera natalizia nei ben noti “Christmas Books”.

Scritti tra il 1843 e il 1848, i "Racconti di Natale" di Dickens costituiscono una straordinaria e magica raccolta di storie popolate da fantasmi, folletti e fate in cui appaiono molto sottili i confini tra la realtà e fantasia: da una lato infatti egli ritrae le iniquità sociali degli slums londinesi, dall’altro le sue utopie natalizie fanno ravvedere i malvagi e consentono agli umili un lieto fine davanti a tavole imbandite, grazie a interventi soprannaturali.

Tempo fa ho ritrovato con una certa emozione un vecchio libro, regalato dai miei genitori, includente alcuni dei suddetti racconti: A Christmas Carol, The Chimes, The Cricket on the Hearth, scritti in quel particolare stile “dickensiano” che è un mix di fantasia, sentimento, humour, senso etico e spirito umanitario. E da bambina mi colpì in particolare A Christmas Carol ambientato in una fredda Vigilia di Natale a Londra e centrato sul personaggio di Scrooge, un vecchio avido commerciante che non ama il Natale, rifiuta l’invito a cena di suo nipote Fred, nega di donare cibo ai poveri e vorrebbe eliminare la paga natalizia del suo sfruttato impiegato, Bob Cratchit. Quella stessa notte, tuttavia, Scrooge viene visitato dal fantasma di Marley che vaga per la Terra con pesanti catene e salvadanai riempiti con la sua avarizia. Marley avverte Scrooge che ha una sola possibilità per riabilitarsi o sarà costretto a portare catene più pesanti delle sue.

L’avido Scrooge e gli Spettri, personaggi-simbolo, ci invitano in fondo a ritrovare il vero significato del Natale in un mondo cinico ed egoista. È incredibile costatare quanto tutto ciò sia ancora attuale!
Riflettendo su vita ed opere di Dickens, ci rendiamo conto che è uno scrittore senza tempo: i terribili contrasti sociali della sua epoca, generati dalla Rivoluzione Industriale, sono ritornati oggi alla ribalta con le gravi crisi economiche orchestrate da un potere sempre più impietoso e globalizzato che come al solito colpisce le classi meno abbienti e i paesi più poveri, costretti a subire sfruttamento e ingiustizie. In fondo anche l’Umanità è rimasta la stessa con le sue lotte tra bene e male, giusto e ingiusto, morale e immorale (alle quali oggi purtroppo siamo costretti ad aggiungere i disastri climatici e il pericolo nucleare!).
Forse proprio per questi ricorrenti aspetti da Dickens ben rappresentati, cinema, teatro e Tv hanno riproposto costantemente le sue opere in numerosi film, spettacoli e sceneggiati.

Ci sembra giusto, quindi, ricordarne qui vita ed opere brevemente: nato a Portsmouth nel 1812 da Elizabeth Barrow e John Dickens, piccolo funzionario della marina, Charles ricevé un’educazione incompleta per problemi familiari e quando il padre venne imprigionato per debiti, a soli 12 anni fu costretto a lavorare in una fabbrica di lucido per scarpe, poi a 15 anni entrò nello studio legale di Ellis & Blackmore come praticante.
In seguito decise di studiare stenografia e sorse in lui il desiderio di diventare cronista parlamentare. Vi riuscì nel 1832 quando cominciò a scrivere per la cronaca parlamentare su vari giornali, pubblicando anche bozzetti di costume che apparvero in un volume tra il 1836-7, “Sketches by Boz”, nel quale benché sotto l’influsso della saggistica settecentesca, evidenziò già un acuto spirito di osservazione nel descrivere la vita londinese con toni tra il patetico e il grottesco.

Nel 1836 sposò Catherine Hogarth, ma il matrimonio non fu felice, mentre sembra che le sue cognate, Mary e Georgina, fossero più vicine al suo ideale di donna. Quando Mary morì improvvisamente a soli 16 anni, Charles ne fu molto scosso: ricordandola, delineò eroine che le somigliavano (come Little Nell, Agnes Wickfield, Little Dorrit) e quando si separò dalla moglie, fu Georgina che l’aiutò ad aver cura dei suoi figli.

Sempre nel 1836 un editore gli chiese di scrivere il testo per alcune vignette sportive di Robert Seymour: nacquero così The Postmous Papers of the Pickwick Club nei quali creò una sessantina di personaggi comici impregnati di puro umorismo britannico.
Ebbe un enorme successo, guadagnò parecchio e cominciò a dedicarsi al romanzo sociale, pubblicando a puntate Oliver Twist (1837-38), storia di un trovatello che cade nelle mani di una banda di ladri e si deve destreggiare tra delinquenti, come l’ebreo ricettatore Fagin e l’assassino Bill Sikes, i primi di una serie di loschi individui “scolpiti” dalla la sua abile penna.
Seguirono Nicholas Nickleby, The Old Curiosity Shop, Burnaby Rudge in cui appare via via sempre più chiaro il desiderio di difendere gli umili e gli onesti contro tutte le sopraffazioni e ingiustizie, un obiettivo che raggiunse pienamente nel suo capolavoro David Copperfield, ricco di elementi autobiografici, pathos, humour e grande potenza di caratterizzazione nel delineare i personaggi.

Dickens amava i viaggi e visitò diversi paesi come l’Italia, la Francia e soprattutto gli Stati Uniti dove tenne una serie di conferenze per presentare le sue opere.
Qui disgustato da alcuni aspetti della società americana come razzismo, prevaricazione e ipocrisia, scrisse una violenta satira, Martin Chuzzlewit, in cui si servì in particolare del grottesco e malvagio personaggio di Mr. Pecksniff per esprimere tutta la sua disapprovazione.
Contro la schiavitù scrisse: “Così le stelle ammiccano alle sanguinose strisce e la libertà si cala il berretto sugli occhi”. Il libro suscitò molte polemiche, ma Charles modificò il suo duro giudizio solo dopo molti anni. Tornato in patria, continuò a lottare per i suoi ideali fondando un periodico All the Year Round che ebbe un grande successo.

La sua vita privata invece stava attraversando una drammatica crisi sia per la morte improvvisa di una figlia, sia per la definitiva separazione dalla moglie da lui accusata di non aver saputo mai badare a figli e famiglia.
Continuò comunque a scrivere fino alla fine e a denunciare anche nelle sue ultime opere i mali dell’Età Vittoriana, lottando per una società più equa e sensibile alle istanze sociali.
Tra esse ricordiamo Bleak House, Hard Times, Little Dorrit, Our Mutual Friend, A tale of Two Cities, The Mystery of Edwin Drood, rimasto incompleto per la sua morte avventa nel 1870 per un’emorragia cerebrale. Fu sepolto in Westminster Abbey nel famoso “Angolo dei Poeti”.

17/12/2022
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