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Cultura
L’ospedale dei Pellegrini (2)
di Achille della Ragione
Nasce così una splendida quanto efficiente struttura, che dopo essere conosciuta per anni come Nuovo Pellegrini, da tempo ha assunto un nome preciso con l’intitolazione a San Giovanni Bosco. Non ci dilungheremo nella descrizione, mostreremo alcune foto (fig. 12 - 13 - 14) e ricorderemo alcuni illustri sanitari che ivi hanno prestato la loro opera: l’oculista Salvatore Mazzeo, un vero mago nel trattamento della cataratta e l’internista Santi Corsaro, divulgatore della medicina vegana, da poco in pensione, ma ancora attivo e ricercatissimo nel suo studio privato.

Anni dopo, con l'affermarsi di una nuova politica nel campo della sanità, l'attività ospedaliera veniva affidata agli enti pubblici. Ed in forza delle relative disposizioni di legge anche l'Arciconfraternita doveva trasferire, nel 1971 senza indennizzi, a tali enti i suoi due ospedali ed il suo convalescenziario.

Ma, pur se aveva così dovuto concludere il suo fecondo e secolare periodo ospedaliero, l'Arciconfraternita manteneva inalterata la sua opera di fede e di carità verso i sofferenti e ricercava nuove strade sulle quali i suoi principi di umanità potessero avere la loro continuità e possiede ancora un ambulatorio gratuito, al quale collabora l’illustre ginecologa Antonella Sepe ed un dopo scuola per i bambini del rione, ai quali dispensa in egual misura cultura ed amore la valente professoressa Elvira Brunetti, diletta sposa del più illustre dei napoletanisti in circolazione.

Prima di descrivere le tante opere d’arte conservate nell’Arciconfraternita (fig. 15) vogliamo parlare degli abiti indossati dai confratelli rosso fuoco, a rimembrare il sangue versato da Cristo, dotati in alcune occasioni di un ampio cappuccio che ricopre completamente il volto, in maniera tale da permettere l’opera di carità nel completo anonimato.

Anche molti altri oggetti, dal bastone del Primicerio al pallium, che funge da drappo funerario per coprire la bara, sono il segno tangibile di una serie di antichi simboli, che colpirono la fantasia di un celebre visitatore straniero come Alexandre Dumas, ma anche oggi, nella loro enigmatica valenza, non possono sfuggire all’attenzione dei contemporanei, per quanto distratti dal frastuono dell’attualità.

A capo dell’Arciconfraternita vi è un Primicerio, carica occupata da anni con passione e competenza da Vincenzo Galgano (fig. 16), già Procuratore generale della Repubblica di Napoli e per anni assiduo ascoltatore delle mie conferenze nei Rotary cittadini, mentre per far parte della consorteria vi è una gara spasmodica tra imprenditori, intellettuali e nobili della città e tra i privilegiati vogliamo presentarvi uno dei soci più affezionati: l’integerrimo magistrato Giorgio Pollio, il più assiduo lettore dei miei libri, immortalato in due foto: la prima (fig. 17) con la diletta figlia Nicoletta, la seconda (fig. 18) con il notaio Gaetano Romano, sotto lo sguardo benevolo della Madonna. 

I tanti di dipinti conservati tra la chiesa (fig. 19) ed i locali contigui costituiscono un vero e proprio museo, organizzato con amore e competenza dal suo direttore: il dottor Antonio Daldanise. 

Doveroso menzionare opere di grande fattura: passiamo dalle atmosfere cupe di Jusepe De Ribera, ai colori freddi delle figure vereconde di Andrea Vaccaro (fig. 20), passando per la dolce Madonna col bambino di Giuseppe Bonito (fig. 21) ed il San Gennaro che intercede per la città di Napoli (fig. 22), capolavoro di Onofrio Palumbo e Didier Barra.

Ma il vero trionfo del cromatismo è nel coro della chiesa dove una spettacolare pala d’altare di Francesco De Mura (fig. 23) si trova in piacevole compagnia con due superbi lavori di Paolo De Majo (fig. 24).
Achille della Ragione  
1/6/2021
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