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Cultura
'O sole mio alla maratona di jazz
di Adriano Cisternino
Qualcosa di italiano”, richiesta semplice di Wynton Marsalis a Stefano Di Battista, sassofonista romano, unico jazzista italiano invitato alla Maratona del jazz “Worldwide concert for our culture”, in programma mercoledì 15 aprile alle 19,30 ora di New York, due ore di performance casalinghe, visibili sulla piattaforma di Jazz.org, su Facebook e YouTube, con i rappresentanti del jazz di tutto il mondo, scelti personalmente da Marsalis.

“Qualcosa di italiano”, e Di Battista sapete cosa ha scelto? “Ho pensato di proporre “O sole mio”, perché è una canzone antica, anche quella molto conosciuta in America, e poi perché era una sfida, ho provato a trasformarla e ora è diventato un pezzo jazz. Ma Wynton è proprio uno di quelli che insegnano che tutto può essere trasformato in jazz". 

Il celeberrimo pezzo di Giovanni Capurro (versi) e Eduardo Di Capua (musica) viene ripescato ancora una volta per rappresentare l'Italia in una rassegna di carattere mondiale. Una rassegna di jazz, un tipo di musica apparentemente molto distante dalla canzone classica napoletana.

Ma proprio il musicista romano ha spiegato il perché della sua scelta, di questo pezzo antico e sempre moderno, come hanno dimostrato le rivisitazioni di tanti cantanti di tutto il mondo, a cominciare da Elvis Presley che se ne innamorò durante il servizio militare in Germania e ne fece uno dei suoi best seller con il titolo di “It's now or never”.

Vale la pena di ricordare che le note di “O sole mio” hanno funzionato anche da inno nazionale alle Olimpiadi di Anversa nel 1920. Ugo Frigerio, marciatore milanese che tagliava il traguardo al grido di “Viva l'Italia!”, vinse l'oro nei 3000 e nei 10.000 metri, ma quando salì sul podio la banda non aveva lo spartito dell'inno nazionale italiano.

Il direttore d'orchestra non si perse d'animo e decise di suonare “O sole mio” che i musicisti conoscevano perfettamente.
14/4/2020
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