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Cultura
Dalla preistoria alla romanità
di Franco Polichetti
Nell’accingermi a discorrere della Campania come culla dell’archeologia e terra, ante omnia, di antica ed evoluta civiltà, ritengo utile alla trattazione, un rapido cenno introduttivo alla comparsa e all’evoluzione dell’uomo sul continente europeo con particolare riferimento al meridione della penisola italiana.

È tuttora alquanto diffusa, soprattutto tra i non addetti ai lavori, la credenza che scimpanzè, gorilla e orango siano i nostri diretti antenati.

Niente di più errato: ormai è unanimemente accettato dagli studiosi che l’homo sapiens discenda da un antenato, cioè da un ominide caratterizzato dalla mancanza di coda, che i paleontologi hanno chiamato australopiteco.

Questa specie è comparsa sulla terra circa 3.500.000 di anni fa, durante l’ultima fase dell’Era Terziaria cioè nel Pliocene, questo è il nome con cui i geologi hanno indicato l’ultima fase dell’ Era terziaria.

Immagino a questo punto, che tutti ricordino che alla terra, secondo un modello cosmologico ormai condiviso da tutta la comunità scientifica, è stata attribuita un’età di 4,5 miliardi di anni a partire dal bing-bang, ovvero l’esplosione cosmica. Questa età è stata divisa dagli studiosi in cinque Ere geologiche: l’Arcaica, la Primaria, la Secondaria, la Terziaria, la Quaternaria ciascuna delle quali, a sua volta, è stata suddivisa in più fasi.

Ma ritorniamo al nostro antenato, ed ecco come si è arrivati alla certezza che questo ominide sia davvero il nostro progenitore: il 24 novembre 1974, nella regione di Afar in Etiopia (est dell’Africa), i paleontologi Yves Coppens, Donald Johanson, Maurice Taïeb e Tom Gray rinvennero i resti di un esemplare di femmina dell'età apparente di 18 anni di una nuova specie vissuta circa 3 milioni duecentomila anni fa che essi scientificamente chiamarono Australopithecus afarensis, ma in effetti il fossile è diventato noto col nome di Lucy.

I suoi resti comprendevano circa il 40% dello scheletro (52 ossa); particolarmente importanti l'osso pelvico, il femore e la tibia, perché la loro forma lascia pensare che questa specie fosse già bipede.

È altrettanto universalmente accettata dagli scienziati la teoria evoluzionistica, in base alla quale dall’iniziale australopiteco, che aveva fattezze e comportamenti ancora molto simili alla scimmia e quindi anche quello di quadrupede, si sia pervenuti, attraverso successive fasi in progresso, all’Homo sapiens che è la specie cui noi apparteniamo.

Ecco, in sintesi ed in ordine cronologico dal più antico la successione delle fasi evolutive: Australopiteco > Homo Habilis > Homo Erectus > Homo Sapiens (noi).

La fase dell’Homo erectus è la più lunga ed importante. Durata circa un milione cinquecentomila anni, nel suo corso furono compiuti fondamentali progressi, quale quello del saper selezionare e lavorare le pietre, costruire utensili e amigdali, le pietre a forma di mandorle con taglio bifacciale, praticare la caccia e la pesca, la scoperta del fuoco, la cottura del cibo, la costruzione delle prime capanne.

L’Homo erectus è apparso sulla terra 1.500.000 anni fa e cioè nella prima fase dell’Era Quaternaria chiamata Pleistocene, ed è vissuto fino quasi alle soglie dell’Olocene cioè della seconda parte del quaternario che è la fase in cui noi adesso viviamo e che ha avuto inizio circa 11.000 anni fa.

In conclusione così si può riassumere: la specie Homo erectus è stata presente 1.500.000 anni ed è quella che ha compiuto i progressi più significativi, ad essa è succeduta la specie dell’Homo sapiens, di cui noi siamo attualmente gli ultimi rappresentanti, e la cui presenza è stata riscontrata già intorno a 150.000-180.000 anni fa.

Ma, giacché a noi è più familiare la divisione della storia in due periodi: il paleolitico ed il neolitico, vediamo come si collocano questi due periodi nelle Ere geologiche.

Il paleolitico lo si fa iniziare con la comparsa dell’uomo sulla terra e cioè circa 3.500.000 anni fa e quindi esso ha inizio nell’Era terziaria e precisamente nella sua ultima fase quella chiamata Pliocene, e continua per tutta la prima parte dell’Era Quaternaria, chiamata Pleistocene.

Il Paleolitico ha termine poco più di 11 000 anni fa quando ha inizio il neolitico che a sua volta, termina dopo 6.700 anni e precisamente il 3.000 a.C. quando ha inizio la storia.

In estrema sintesi concludendo possiamo dire che la storia dell’uomo appartiene al Paleolitico all’incirca per 3.500.000 anni di cui solo 6.700 anni appartengono al neolitico.

A voler essere più precisi occorre aggiungere che nella fase di transizione tra il paleolitico ed il neolitico c’è una fase che è stata chiamata mesolitico e che da va circa 11.000 a 8.000 anni fa quando ha inizio il vero neolitico.

La storia, quella costruita attraverso evidenze archeologiche e documenti scritti, ha inizio poco più di 5.000 anni fa, datandone così la partenza intorno al 3.000 a.C..

Durante il Paleolitico ovvero Pleistocene, l’Homo erectus che gli studiosi hanno chiamato Pitecantropo, fu in assoluto, come in precedenza ho già accennato, il protagonista perché dall’iniziale stato di spettatore passivo dei fenomeni che lo circondavano, divenne attento osservatore e abile costruttore di utensili in pietra ed in osso soprattutto degli animali che esso aveva incominciato a cacciare ed uccidere per nutrirsi e anche per trarne le pelli per coprirsi.

Dalla osservazione che il volume cranico di questa specie umana aumentava col trascorrere dei millenni gli antropologi hanno desunto che il progresso delle capacità operative di questi ominidi dipendeva dall’aumentare del volume della scatola cranica e quindi della massa cerebrale; da qui essi (gli studiosi) sono pervenuti all’elaborazione di diverse teorie tra cui quella del coefficiente di encefalizzazione e cioè la determinazione del grado evolutivo dell’Homo attraverso l’aumento della capacità cranica rapportata alla massa corporea.

Tali ricerche hanno evidenziato che nell’uomo questo rapporto è il più grande in assoluto. Infatti, osservato che la capacità cranica del primo australopiteco ritrovato, Lucy, era poco più di 550 cm³ è stato riscontrato che la capacità cranica dell’Homo erectus, nella fase più avanzata della sua evoluzione, era aumentata fino a raggiungere i 1 059 cm³. Si era quindi raddoppiata.

Può essere interessante evidenziare, a questo punto, che mentre la scatola cranica dell’ominide evolve, aumentando di volume col passare dei millenni, quella del genere scimmia è rimasta invariata. La qualcosa rafforza la tesi che con la scimmia l’uomo non ha niente a che vedere.

Con l’aumentare del volume cranico e quindi della massa cerebrale l’Homo erectus ha acquistato via via maggiore coscienza della sua potenzialità, divenendo un protagonista sempre più intraprendente alla ricerca di uno status meno disagevole per le sue condizioni di vita.

Acquistata questa maggiore coscienza delle proprie capacità incominciò ad affrontare anche lunghi spostamenti da luogo a luogo con la prospettiva di rinvenire cibo e siti più ospitali.

Gli spostamenti divennero così frequenti e massivi che nell’arco di poco più di 200.000 anni, tra 1.500.000 e 1.300.000 anni fa l’Homo erectus compì quel processo migratorio dall’Africa verso l’Asia e l’Europa che portò anche questi continenti ad essere quasi interamente popolati.

Ed ora con un salto di parecchie centinaia di migliaia di anni spostiamoci all’ultimo segmento del Paleolitico ovvero al Pleistocene, perveniamo cioè a circa centomila anni fa, a quel periodo che gli archeologi chiamano paleolitico inferiore.

In questo periodo constatiamo che anche il meridione della penisola italiana è stato già popolato come è attestato dai numerosi reperti umani, animali e vegetali rinvenuti prevalentemente in grotte e cavità in cui i nostri lontani avi si rifugiarono per difendersi dalle avversità meteorologiche e dalle insidie degli animali.

Ma qui siamo ormai pervenuti alle soglie della storia e quindi a guidarci da questo momento in poi sarà prevalentemente l’Archeologia con il suo fascino e con le sue sorprendenti rivelazioni, ciò che mi auguro di riuscire a descrivere con successive mie puntate.

28/4/2019
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