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La scoperta della Grotta Azzura di August Kopisch
di Luigi Alviggi
Nell’estate del 1826, August Kopisch e l’amico Ernst Fries sbarcano per la prima volta a Capri, nell’attuale Marina Grande.

Un mondo meraviglioso, denso di storia e di leggende, si spalanca agli occhi famelici dei due giovani esploratori al colmo dell’emozione.

Dall’amore sviscerato di Tiberio per l’isola, dalle sue enormi ricchezze, dai suoi vizi portati all’estremo in sontuose ville ivi costruite, l’isola ha ereditato un’abbondanza di rovine e di segrete vie sotterranee, per la maggior parte crollate, molte di loro ignote anche al più esperto dei capresi.

Se l’Eden è mai stato su questa terra, una delle probabili collocazioni è senz’altro l’isola di Capri di quell’epoca: quella di oggi, purtroppo, solo un pallido e diabolico fantasma di allora.

Del mio primo analogo sbarco – fanciullino, diversi decenni or sono, lontano dalle scellerate invasioni odierne -, conservo memoria di vedute stupende, di profumi colori e sapori fantastici, e dell’acqua marina che invitava al berla per penetrare le delizie di quel mondo, marino e terrestre.

Ricordi, certo, potenziati dall’aura giovanile ma pur sempre di gran livello. Negli anni ‘70, per diverse estati, bagni estivi al Faro, anche qui in un insieme in tutto affascinante.

Cosa, dunque, doveva essere il luogo al tempo dei nostri trisnonni, e cioè di Kopisch. Qualcosa di cui mai potremo farci un’idea, ma sempre fortunati - almeno in questo noi oggi meno giovani - ad aver conosciuto e vissuto briciole del tempo andato.

Un altro paradiso andato distrutto nel gorgo incessante degli anni e nella protervia ottusa dell’homo sapiens dei nostri giorni.

Poco tempo dopo lo sbarco, una comitiva di sei persone: Kopisch, 27nne prussiano, letterato e pittore, giovane di belle speranze e grandi promesse se non di pari fortuna, e l’amico Fries; l’oste notaio - misteri di quei tempi, come il barbiere anche cerusico! - e albergatore, Giuseppe Pagano, proprietario di una locanda che diverrà famosa per gli ospiti celebri che vi passeranno; un suo figlio dodicenne; il marinaio Angelo Ferraro e l’asinaio Michele Furerico, rematori, si avviano di buon’ora per una gitarella marina che passerà alla storia per quanto scopriranno.

Angelo, quando lo manda a chiamare, così viene caratterizzato a August dall’oste:

«È vecchio - ci disse - ma ha l'occhio di falco, il cuore di pietra e il braccio di ferro».
L'uomo mi piacque in anticipo, e, poi, an¬cora meglio, il giorno dopo: infatti, ci salvò due volte la vita.


annoterà nel suo libro Kopish.

E già la sera precedente, al manifestarsi del progetto, gli eroi assaggiano la forte opposizione della famiglia di Pagano, il fratello canonico in prima fila, per motivi religiosi.

Da tempo immemorabile la grotta ignorata viene considerata antro di Satana - viene infatti chiamata dai locali Grotta del Diavolo -, e sui misfatti di questi contro gli incauti curiosi girano innumerevoli dicerie di tragici accadimenti.

Siamo, peraltro, in piena epoca romantica. Risultato di questa ancestrale credenza: l’interno della grotta non è mai stato esplorato!

Giunti l’indomani sul luogo, ecco i capresi del gruppo irrigidirsi, presi dalle paure di sempre, e sarà August a rincuorarli pur non riuscendo a dissipare il loro sacro terrore.

Prima a entrare nella grotta sarà la tinozza in cui arde un fuoco purificatore, oltre che per portar luce come buon auspicio contro l’ignoto - nel filone dei “non è vero, ma ci credo” -, e per fugare eventuali anime dannate e demoni connessi.

Dietro, in altra tinozza, Angelo che spinge avanti il fuoco. A seguire i magnifici tre, ma solo Kopisch s’inoltra mentre gli altri due, impauriti, fuggono subito fuori, e solo quando la voce dall’interno li chiama incoraggiante, vi ritornano.

Il fascino del primo impatto sarà tale che i due pittori, tornati a prendere l’occorrente in barca, si metteranno subito a disegnare schizzi per immortalare la caverna come si presenta al primo sguardo di viventi, probabilmente sin dall’epoca romana.

Iniziano poi a esplorare i tanti camminamenti al fondo, e i temerari avranno modo di perdersi allo spengersi della lanterna recata e di subire altre paure.

Pagano, nel frattempo, si è allontanato per affari notarili in paese, sostituito dal sopraggiunto proprietario del luogo, sbalordito dal coraggio altrui che lui non ha mai avuto. Sulle meraviglie osservate August scriverà:

scopersi la Grotta la quale una timorosa superstizione per molti secoli impedì di visitare (...)
Io m'avanzavo a nuoto in una strana, ansiosa aspettativa, alla vana ricerca delle antichità. Mi accorsi ad un tratto che il notaio e il mio amico tedesco, i quali dapprima mi avevan seguito, ora tornavano indietro tutt'e due insieme, e mi voltai per sgridarli; ma quale non fu il mio terrore nel veder l'acqua, sotto di me, simile ad azzurre fiamme di spirito acceso!
Involontariamente feci come per levarmi, poiché, sempre accecato dal fuoco, credetti alle prime in un fenomeno vulcanico.
Sentendo però che l'acqua era fredda, alzai lo sguardo alla volta, nel pensiero che il riflesso azzurro venisse di lì.
Ma la volta era chiusa, e finalmente, non aven¬do il fuoco davanti agli occhi, riuscii a distinguere in parte qualche cosa della sua configurazione.
L'acqua mi rimaneva sempre maravigliosa, e se l'onde si fermavano un poco, mi sentivo le ver¬tigini, come se nuotassi in un insondabile cielo azzurro.
Un'ansiosa estasi mi faceva tremare, ed io gridai ai miei compagni: «Vi giuro ch'è una cosa bella! Venite, venite! Anche se nella grotta non c'è altro che quest'ac¬qua celeste, rimane sempre una maraviglia del mondo!
Venite senza paura! Qui non ci son da vedere né pescicani né diavoli, ma una magnificenza di colori che non ha pari».


Escono tutti, infine, per completare la circumnavigazione dell’isola, e rischieranno la vita per il mare fattosi grosso.

Solo August, per la bravura di Angelo, la compirà, gli altri sbarcano prima. E sarà lui a battezzarla, per sempre, “Azzurra”.

Con questa scoperta iniziò la grande fortuna di Capri, che entrò di diritto da comprimaria nel Grand Tour ottocentesco e sarà visitata da un numero sterminato di persone, come ancor oggi accade.
Il libro è giustamente sottotitolato “Cronaca della nascita del mito di Capri”.

L’opera non ha momenti narrativi speciali ma è una cronaca puntuale e dettagliata di tutto ciò che accadde, dalla progettazione dell’impresa al suo compimento, e sugli eventi successivi alla storica giornata.

Kopisch non rimarrà a lungo a Capri e la prima pubblicazione di questo libro risale al 1838 a Berlino, ben dodici anni dopo la sua stesura.

Nel frattempo la Grotta Azzurra è già esplosa all’interesse del mondo. A seguire innumerevoli ristampe. Ma è innegabile dover riconoscere all’uomo, e a questo scritto, un’importanza eccezionale.

I contrasti e l’avversione da parte del popolo locale permarranno ben oltre la data della scoperta, e chi può dire quanti altri anni si sarebbe dovuto attendere perché la rivelazione avvenisse?

Il primato di August viene contestato da vari riscontri storici, ma è certo che egli ha preceduto tutti gli altri nella diffusione della scoperta tra le persone colte del tempo e tra i ricchi, da sempre grandi viaggiatori.

Kopisch è stato prima di Axel Munthe (1857-1949), Norman Douglas (1868-1952), Edwin Cerio (1870-1960), Raffaele La Capria (1922), e via dicendo. Fattor comune di questi illustri nomi è la longevità: che l’aria di Capri abbia anche questo miracoloso potere?

Lo stile è asciutto e lineare, non denota la nascita ottocentesca. Le tappe vengono descritte in maniera precisa e di ogni situazione sono afferrati e riportati gli aspetti salienti, poco indulgendo a digressioni o appesantimenti del narrato.

Il pittore scopritore si rivela anche un buon giornalista con un resoconto piacevole della sequenza dei fatti. Ernst Fries realizzerà, il 18 agosto 1826, il primo disegno dettagliato giunto a noi della Grotta Azzurra.

August Kopisch (1799 – 1853), arrivato in Italia nel 1823, vi rimarrà per cinque anni, visitandola in gran parte e sostando più che altrove a Napoli.

La città gli piacerà molto e lascerà una raccolta di poesie - “Agrumi” (1838) - di ispirazione esclusiva dai canti popolari dei vari luoghi toccati. Tradurrà anche in tedesco la “Divina Commedia” nel 1842.

Francesco Durante, nella prefazione, espone un pregevole sunto delle vicende umane dell’Autore e di quelle storiche capresi connesse.

Luigi Alviggi

August Kopisch: La scoperta della Grotta Azzura
traduzione di Alberto Geremicca
prefazione di Francesco Durante
Intra Moenia, 2016 – pp. 96 - € 9,90


30/1/2019
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