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Sanità
Dalle analisi del sangue smaschero i tumori
di Federico Mereta (da: Secolo XIX del 27.03.2015)
Non basta avere le idee. Conta riuscire a realizzarle, passando dall'intuizione e dalle prime osservazioni di un singolo fino alla collaborazione di tanti che porta al risultato.

Si potrebbe raccogliere in questo semplice percorso il pensiero di Alessandra Eva, cervello di ritorno in Italia dopo una lunga permanenza negli Usa, che oggi lavora nel Laboratorio di Biologia Molecolare dell'Istituto Gaslini di Genova.

Un ritorno, legato anche alle possibilità della ricerca sostenuta dall'Associazione Italiana Ricerca sul Cancro (Airc), che la stessa scienziata considera di grande importanza.

«Si può fare ricerca di alto livello anche in Italia, e se permettete io qua ho gli amici e la famiglia – racconta - quando sono partita credevo di stare via solo due anni, poi sono rimasta negli Usa per molto tempo.
Là si lavora bene, ci sono investimenti importanti, ed è su questo che occorre darsi da fare per migliorare ancora anche in Italia».


Alessandra Eva, insomma, descrive alla perfezione quello che è l'impegno che gli edicolanti della Liguria stanno portando avanti, insieme al Secolo XIX, Radio 19 e Primocanale.

Con l'aiuto di tutti, semplicemente offrendo un piccolo contributo in edicola, si può davvero fare in modo che un ricercatore possa sviluppare i propri studi sui tumori in Liguria, e quindi assestare un'altra spallata al tumore.

Quello che da tempo Alessandra Eva sta facendo, con un lavoro che si innesta in un filone di grande interesse scientifico.

«Vorrei riuscire a identificare i marcatori specifici dei tumori del fegato attraverso l'analisi del sangue di pazienti che sono affetti da una malattia genetica a causa della quale sviluppano adenomi epatici nell'80 per cento dei casi e nel l0 per cento tumori maligni del fegato -
spiega - L'identificazione di questi marcatori potrebbe servire sia a prevedere la predisposizione alla comparsa di tumori maligni sia allo sviluppo di nuovi farmaci per trattare questi tumori».

La ricerca dell'invisibile, insomma, può portare a risultati davvero impressionanti nella lotta al cancro. Peraltro gli studi della Eva proseguono lungo un filone ampiamente tracciato, ovvero sull'indagine dei meccanismi che tentano di spiegare l'azione degli oncogeni (uno è stato individuato proprio da lei), geni che contribuiscono alla trasformazione di cellule normali in cellule tumorali. Ciò che conta, in ogni caso, è non perdere mai la passione. «È la passione che spinge al piacere di fare ricerca, partire dalle ipotesi per arrivare a dimostrare una tesi - racconta - Questa passione è cresciuta fin dai primi tempi in cui mi occupavo di microbiologia all'Università di Torino, dove già avevo avuto la fortuna di trovarmi in un grande gruppo di studiosi. Poi si è mantenuta in America, dove sono nate le mie due figlie, ed è rimasta intatta, se non ancora aumentata dopo il mio ritorno in Italia, proprio al Gaslini. Con il mio ritorno a casa, poi, ho avuto anche la gioia di ritrovare tanti amici».

30/3/2015
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