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Napoli: non è nato per difendersi
di Mimmo Carratelli
Niente da fare contro la corazzata interista. La formazione azzurra è veloce e leggera con propensione offensiva. Non è di quelle squadre che sanno chiudersi. La superiorità dell’Inter ha fatto il resto.

Calma, ragazzi. C’è troppa agitazione. Il Napoli di San Siro viene variamente strapazzato, persino dal presidente De Laurentiis ormai in grado di sostituire Reja in panchina visto che ne sa sempre una più dell’allenatore. Arriva la sosta, meglio così.

Tutti possono dire la loro perché il calcio non offre controprova. Ma se l’Inter è più forte del Napoli per straordinaria fisicità, classe, numero di campioni, personalità di leader e consuetudine ai grandi livelli, ed è campione d’Italia e prima in classifica, non può essere una sostituzione effettuata da Reja dopo anziché prima a cambiare le carte in tavola.

Non sono le tattiche a vincere le partite, sono i giocatori. Vogliamo confrontare la “rosa” dell’Inter con quella del Napoli? Basterebbe citare la sola panchina interista. La partita di San Siro dice che l’Inter ha segnato due gol, ne ha falliti due (Cruz e Suazo) e Iezzo gliene ha negato uno (Ibrahimovic). Il Napoli ha tirato in porta poco o niente e Julio Cesar non ha mai corso veri pericoli. Sull’unico tiro concessogli dalla compatta difesa milanese, il Napoli è andato in gol (Sosa). Una distrazione delle retrovie interiste, più che altro, che per il resto non hanno concesso nulla.

Non c’era partita. Ci sarebbe stata se avessimo incontrato un’Inter svogliata e assente. Ci sarebbe stata se il Napoli avesse avuto la difesa dell’Inter di Herrera, quella del Padova di Rocco o la difesa mondiale di Lippi. Con la difesa che ha il Napoli, una gara tutta difensiva e contropiede non sarebbe stata sostenibile dagli azzurri. Nei confronti diretti tra difensori napoletani e fuoriclasse interisti il vantaggio dei secondi (pensando solo a Figo e Ibrahimovic) sarebbe stato sempre decisivo. Una ammucchiata in area non è nelle corde di questo Napoli che è squadra agile con propensione offensiva. Si è sentita l’assenza dello squalificato Blasi, ma non sarebbe cambiato molto.

Il Napoli è squadra leggera, nuova, veloce con i guizzi di Lavezzi. Deve fare esperienza e gli errori sono inevitabili se alla settima partita della riconquistata serie A gli azzurri si imbattono nell’Inter a segno da 42 gare, reduce da quattro vittorie consecutive fra campionato e Champions e, soprattutto, con una ritrovata forma smagliante e sapienza tattica (solido 4-4-2 deciso da Mancini: qui la tattica conta perché ci sono gli interpreti giusti).

Anche a centrocampo il confronto era impari per la solidità fisica e difensiva di Cambiasso, di Stankovic (arretrato) e Cesar, degli esterni Zanetti (un mostro di mobilità) e Chivu, dei rincalzi Burdisso (che si metteva a fare il libero davanti alla difesa!) e Maxwell. All’Inter bastava lanciare la palla avanti dove l’aspettavano l’incontenibile contorsionista svedese Ibrahimovic e il determinato Cruz. Non si è trattato di avere timore di questi campioni. Non m’è parso che il Napoli fosse in soggezione, ma dopo un quarto d’ora ha dovuto cedere alla superiore qualità e alla devastante fisicità degli interisti che, per giunta, non hanno fatto le cicale, ma hanno giocato una partita estremamente concreta, salvo i colpi da spettacolo di Ibra.

Il Napoli non ha sbagliato partita. Ha sbagliato avversario. Ha fatto il suo gioco che ha limiti difensivi perché gli errori di San Siro hanno ricordato quelli contro il Cagliari e il Genoa (evitabili in quelle due partite perché non c’era la pressione di un avversario superiore). La difesa a cinque dà garanzie sulla carta. Sul campo è un’altra musica se non tutti gli interpreti hanno caratteristiche appropriate.

Mi è piaciuta la dichiarazione di Reja: “Abbiamo dimostrato di poter giocare tranquillamente in serie A e di certo non volevamo far paura all’Inter”. Non si può fare paura all’Inter se gli esterni azzurri, per giunta identificati come punti deboli della squadra, devono preoccuparsi sulle corsie di avversari incisivi (Figo e Cesar), con relative sovrapposizioni (Zanetti e Chivu), e in avanti possono andare poco. Si sa poi che fine fanno molti cross del Napoli dalla fasce. Il gol è nato sì da un cross, ma di Bogliacino.

Contro il centrocampo più poderoso dell’Inter, Hamsik ha dovuto spesso difendere (con difficoltà, non è il suo mestiere) e Bogliacino ha trovato il bandolo solo nel secondo tempo quando l’Inter arretrava per stanchezza (dopo la partita in Champions) e con molti interpreti fisicamente non al meglio. Gargano ha tamponato dove ha potuto.

Avrebbe potuto osare di più il Napoli puntando subito su Sosa visto che Zalayeta rimaneva intrappolato nella difesa interista e non era neanche in palla? Bene. Ma l’Inter dava campo per fiondare il contropiede che sarebbe stato micidiale con Cruz e, peggio ancora, con Suazo, a parte Ibra che è un cobra: si nasconde per scattare e colpire.

Spesso giudichiamo le partite guardando solo al Napoli e ai suoi errori. Ma c’è pur sempre un avversario che può risultare superiore in assoluto o in giornata di grazia. Se il Napoli fosse la squadra perfetta che pretendiamo, senza errori, sarebbe da scudetto. Sappiano che non è da scudetto, che c’è un progetto proiettato nel tempo per la linea verde della squadra e che alcuni ritocchi per puntare più in alto di un tranquillo centroclassifica sono necessari in futuro.

Il Napoli, con i suoi limiti, ha fatto una buona figura a San Siro, ma questo non va bene per chi voleva un eroico 0-0. Bisogna averla la squadra per fare zero a zero. E l’Inter è formazione di rango e di furbizie di rango: i falli continui su Lavezzi e i falli “intelligenti” a centrocampo hanno spezzettato in continuazione le iniziative napoletane.

Ecco l’altro punto: difesa e centrocampo del Napoli non sono in grado di “produrre” falli intelligenti per spezzare e confondere la manovra avversaria. Ci vogliono esperienza, lucidità, abitudine. Bisogna essere “come la Juve” che a Firenze ha spazzato palloni alla provinciale ed è ricorsa spesso al fallo tattico. Ma la Juve è stata squadra solida nel tempo, con un carattere e una grinta tradizionali che il Napoli non può inventarsi dal nulla.

Alla seconda sconfitta consecutiva, la prima in campo esterno, il Napoli scende in classifica, sorpassato da Genoa, Palermo e Udinese. E’ forse nella posizione che merita, ma per confermarla dovrà battersi molto con le sue armi. Cambiarle, snaturando la squadra, non è possibile.

Proponevamo addirittura giocatori del Napoli per la nazionale. Spesso abbiamo, nel golfo, di questi capogiri. Più che per la nazionale, Iezzo, l’unico, sarebbe utile al Milan come ha rilevato Beccantini nel commento alla partita di San Siro.

Questo Napoli ha bisogno di simpatia e di sostegno. Troppo giovane e nuovo per stupire al primo anno. Le vittorie su Udinese e Sampdoria hanno avuto i loro motivi determinati anche dal momento e dalla follia tattica degli avversari. Non buttiamo giù questo nuovo giocattolo. Per anni ci siamo lamentati che il Napoli non aveva un gioco gettando la croce addosso a Reja. Oggi il gioco comincia a farsi vedere (anche nel primo quarto d’ora e in molti tratti del secondo tempo contro l’Inter). Ha una sua specificità, leggerezza e velocità, che non sempre può esprimere e sarà dura sui campi invernali. Ma il Napoli “bello e impossibile” costruito quest’anno è preferibile al vecchio Napoli che si faceva passare per cinico e concreto, ma erano solo i limiti tecnici della squadra a favorirne questa immagine. La promozione in serie A è giunta con molto affanno salvo la magistrale partita conclusiva a Genova.

Certo, in un paese che ha vinto il più brutto Mondiale della storia, rapinando un rigore all’Australia e tremando contro gli Stati Uniti, la filosofia dominante è quella che è necessario solo vincere. Senza un vero gioco, può succedere in un torneo breve. Non è possibile alla distanza.

NOIA – Galliani è tornato sulla monetina di Alemao a Bergamo affermando che il 2-0 che il Napoli si guadagnò dal giudice sportivo favorì il secondo scudetto azzurro ai danni del Milan. Che noia, amici. A parte che, in quella stessa giornata, il famoso Lanese evitò la sconfitta del Milan a Bologna negando a Marronaro un gol regolare, i due punti a tavolino del Napoli non decisero lo scudetto. Fosse stato confermato lo 0-0 sul campo di Bergamo, il Napoli avrebbe vinto il campionato con un punto di vantaggio sul Milan anziché due. Galliani, leva le mani dallo scudetto napoletano. Soprattutto se il Milan ha poi combinato la vergogna di Marsiglia in Coppa campioni e ha prodotto la sceneggiata di Dida a Glasgow, meno artistica di quella di Alemao, se vogliamo, da sconsigliare ogni reclamo.

BAMBOCCIONI - La farsa dei consiglieri comunali che si lamentano di avere perduto 120 posti gratis e privilegiati al “San Paolo”, e addirittura ne fanno oggetto di una mozione in Consiglio (poi ritirata prima che le risate della città seppellissero i proponenti), si aggiunge al panorama della squallida politica degli amministratori cittadini confermata dai veleni e dalle risse per il nascente Pd. Sono saltate sinora, vergognosamente, dodici sedute del Consiglio comunale dove i suddetti consiglieri hanno posti non gratis ma superpagati. Anziché andare allo stadio, andassero in Consiglio. Ma loro sono i bamboccioni della città che vivono a casa di mamma politica, comodamente e lautamente compensati.
7/10/2007
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