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Cultura
La Farmacia degli Incurabili
ed il museo di arti sanitarie
di Achille della Ragione
La Farmacia degli Incurabili fu realizzata da Bartolomeo Vecchione ed è composta da due sale contenenti l'originaria scaffalatura in legno, sulla quale sono collocati circa 400 preziosi vasi in maiolica dell'epoca, realizzati da Donato Massa.

La Farmacia, a cui si accede dal cortile (fig. 1), nasce dalla ristrutturazione (1744-1750) dell'antica spezieria cinquecentesca. I lavori vennero finanziati dal lascito di uno dei reggenti dell'ospedale, Antonio Maggiocca, di cui è conservato all'interno un busto marmoreo, realizzato da Matteo Bottiglieri nel 1750 (fig. 2).

L'interno è composto da due ambienti: un grande salone ed un'antisala (fig. 3 – 4). Il piccolo vano, che fungeva da laboratorio, è rivestito da scaffalature in noce intagliato e decorato, opera, come il tavolo centrale, dell'ebanista Agostino Fucito.

Alle pareti una vasta raccolta di albarelli e idrie, i tipici contenitori da farmacia, decorati a chiaroscuro turchino. Il salone conserva circa 400 vasi maiolicati opera di Lorenzo Salandra e Donato Massa (metà XVIII secolo), con scene bibliche e allegorie (fig. 5). Il pavimento in cotto maiolicato è attribuibile a Giuseppe Massa (fig. 6).

Sul soffitto del salone di rappresentanza, infine, vi è la grande tela di Pietro Bardellino (fig. 7), eseguita nel 1750 e raffigurante Macaone che cura Menelao ferito. In una stanza interna sono conservati numerosi dipinti (fig. 8) di grande prestigio, prevalentemente del Seicento napoletano.

È uno dei luoghi più suggestivi di Napoli, dove la scienza ha incontrato l’arte ed è situato nel centro storico della città, non lontano dal decumano superiore (ora via dell’Anticaglia). In stile barocco-rococò, anticamente era un laboratorio del farmaco e punto di ritrovo dai più illustri esponenti dell’illuminismo napoletano.

Chiusa in seguito al terremoto del 1980, è stata restaurata e riaperta alle visite solo nel 2012. La Farmacia è affiancata dalla Quadreria dell’Ospedale, da poco rinnovata, e dal Museo delle Arti Sanitarie, voluto dal primario chirurgo Gennaro Rispoli, che ripercorre la storia della medicina a Napoli dal 1600 a San Giuseppe Moscati.

Il Museo delle Arti Sanitarie accoglie il pubblico negli ambienti dell’ex-Monastero delle Convertite, nel nucleo più antico del Complesso degli Incurabili.

Qui sono disposti tematicamente vecchi ferri chirurgici, farmacie portatili, antichi strumenti medici, stampe anatomiche e libri: oltre cento pezzi esposti nelle prime due sale del Museo illustrano le pratiche operatorie di un tempo e le straordinarie vicende dell’Ospedale dove sono nate le specialità mediche e le discipline sanitarie.

Gennaro Rispoli (fig. 9) è un valente chirurgo, ma soprattutto raffinato cultore di storia della medicina e studioso degli ospedali napoletani, un capitolo affascinante della nostra tradizione, che merita di essere approfondito e portato alla conoscenza di tutti i cittadini.

Ricordo con una punta di malinconia la relazione, in anteprima assoluta, che il collega tenne nel salotto culturale di mia moglie Elvira alcuni anni or sono, durante la quale, oltre ad una serie di rarissime foto illustranti antichi e dimenticati nosocomi cittadini, ci mostrò anche alcuni forcipi ed altri strumentari medici adoperati nei secoli scorsi, da lui raccolti per il futuro museo. (A tal proposito chi volesse approfondire l’argomento può consultare su Internet un mio articolo: Paralipomeni per una storia degli ospedali napoletani, digitando il titolo).

Il suo sogno di aprire un museo delle arti sanitarie si è poi realizzato in alcuni locali dell’ospedale degli Incurabili ed è stato oggetto di una delle visite più interessanti di una delle scorse edizioni del maggio dei monumenti. Oltre cento pezzi esposti in nove bacheche. Si possono ammirare vecchi ferri chirurgici, stampe anatomiche, farmacie portatili, antichi microscopi e clisteri.

Affascinante il racconto dell’avventura del barbiere, che si trasforma in chirurgo ed i primi progressi nel campo dell’anestesia, realizzata per la prima volta in Italia proprio nell’ospedale degli Incurabili, una struttura che ha rappresentato il fiore all’occhiello della Scuola Medica Napoletana, a lungo tra le più celebri in Europa.

Il Museo è ospitato in alcuni locali del Monastero delle Pentite, a sua volta collocato in quell’ambiente unico costituito dall’ospedale, dai suoi cortili e da quella grande piazza interna dove si affaccia la celebre Farmacia, la chiesa di S. Maria del Popolo degli Incurabili e la cappella dei Bianchi della Giustizia.

Un continuum di scale di piperno, corti cinquecentesche e vecchie sale dell’ospedale fondato dalla catalana Maria Longo, in un momento storico in cui si credeva che le malattie fossero legate ad un castigo divino ed i medicamenti erano poco efficaci, per cui le preghiere erano necessarie per sconfiggere morbi ed epidemie. All’opera di medici ed infermieri si affiancavano perciò frati e suore che alleviavano il dolore e la sofferenza e rendevano accettabile anche l’idea della morte.

Una magistrale descrizione di tale museo è stata redatta dal mio fraterno amico Dante Caporali, per il II tomo della mia raccolta: Napoletanità, arte, miti e riti a Napoli, a cui cedo la parola per mla seconda parte di questo lavoro.

1 - segue...

6/6/2021
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