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Recensioni
“Arrivano i nostri”: tecnici italiani vincenti all'estero
di Adriano Cisternino
Nell'anno dei mondiali di calcio senza l'Italia, ecco un libro che ci fa riflettere un po', inducendo magari qualche riflessione un po' romantica e un po' critica. Esce in questi giorni “Arrivano i nostri”, di Franco Esposito, 220 pagine, per Absolutely Free (18 euro).

È la storia di 25 allenatori italiani che hanno girato il mondo insegnando calcio e vincendo campionati nei posti più disparati della terra. Dalla Cina all'Africa, questi tecnici in qualche modo ci ricordano la storia di quando – tra fine '800 e inizio '900 – erano gli inglesi che piovevano in Italia e ci insegnavano i primi rudimenti di questo sport destinato a conquistare il mondo.

Ebbene, da qualche tempo anche gli italiani sono diventati maestri, capaci di insegnare calcio dappertutto, tranne (forse) che in Italia, dove altri interessi schiacciano più o meno vistosamente le finalità puramente sportive. E se siamo fuori dal mondiale in Russia qualche ragione ci sarà.

Ma torniamo ai “maestri” di casa nostra che – come in altri settori della vita sociale – spesso sono costretti ad emigrare per poter esprimere le loro qualità. Sono venticinque , abbiamo detto, o meglio lo dice Franco Esposito nella sua attenta ricerca dalla quale risulta anche, con immediata evidenza, che c'è un po' di Napoli in questo singolare e tuttavia significativo aspetto del calcio “made in Italy”.

Sandro Puppo, emiliano di Piacenza, figlio di un violinista, fu il primo tecnico italiano a vincere oltre confine: campionati 1953 e 1954, campione di Turchia con il Besiktas. Ed ecco il primo “ex-azzurro” vesuviano campione all'estero. È Mario Astorri, detto “lo sceriffo”, un emiliano tosto, centravanti di un Napoli d'altri tempi, goleador dei tempi dello stadio della Liberazione al Vomero, allenatore Eraldo Monzeglio che fu terzino dell'Italia campione del mondo nel 1934 e poi maestro di tennis di Mussolini.

Come tecnico soggiornò parecchio a Napoli a cavallo degli anni 40-50. Astorri era il centravanti di quel Napoli. Fu “sfrattato” da Hasse Jeppson, lo svedese che Achille Lauro pagò la cifra record di 105 milioni di lire.

Su consiglio dello stesso Monzeglio, Astorri divenne allenatore a Copenaghen grazie ad un annuncio pubblicitario sul giornale danese. Copenaghen diventa la sua seconda patria: lì si sposa, mette su famiglia e rapidamente fa carriera da tecnico: scudetto nel 1967 con l'Akademisk Boldrkrup e nel 1974 alla guida del KB Hvidovre.

La lista di Franco Esposito continua con Fabio Capello, campione di Spagna col Real Madrid nel 1997 e nel 2007. Quella degli “ex-azzurri” trova un nuovo interprete in Alberto Bigon, scudetto a Napoli nel 1990 e scudetto a Sion, Svizzera, nel 1997. E poi Marcello Lippi, tre scudetti in Cina.

Mentre scorrono ancora i nomi dei Trapattoni, Bersellini, Scala, Dossena, Zenga e via allenando, arriviamo a Carlo Ancelotti, napoletano dell'ultima ora, primo in Inghilterra, Francia e Germania. Carlo Ancelotti da Reggiolo, da ragazzino ammirava la grande tecnica di Eugenio Ghiozzi, che poi sceglierà la satira col nome di Gene Gnocchi.

E c'è anche Roberto Bordin, ex-azzurro e vincitore di due scudetti in Moldavia. E poi Claudio Ranieri, protagonista due anni fa della favola Leicester. Ma fra i venticinque ci sono anche nomi semisconosciuti in Italia, come Lorenzo Mambrini, umbro di Città di Castello, vincitore a Cuba nel 2017, dopo essere stato amico personale di Fidel.

Insomma è una lista di nomi famosi e non, ma tutti capaci di dimostrare che anche in Italia sappiamo essere maestri nel gioco più popolare del mondo.
Peccato che non sempre riusciamo a dimostrarlo proprio a casa nostra.
15/6/2018
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