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Cultura
Marco Zurzolo e gli standard napoletani
di Adriano Cisternino
“Gli standard? Certo. Ma i nostri standard, quelli della tradizione napoletana”.

Quasi una provocazione quella del sassofonista Marco Zurzolo nell'anticipare la scaletta del concerto di giovedì 7 al Music Art nel "Trio di Napoli" con Pippo Matino al basso e Claudio Romano alla batteria.

Una provocazione ma fino ad un certo punto. Perché le canzoni della tradizione napoletana in jazz fanno trend ormai da tempo. Non c'è jazzista – anche non napoletano – che quando viene a Napoli non dedichi al pubblico un motivo della tradizione partenopea rivisitato in chiave personale.

Citazioni episodiche, certo, ma sempre più frequenti e che ora Zurzolo prova – per così dire – a istituzionalizzare: “Perché andare a pescare i soliti standard americani quando le nostre canzoni sono note in tutto il mondo?”

La canzone napoletana insomma come brand dell'Italia nel mondo. E allora si può fare (e si fa) dell'ottimo jazz sulle note di “Passione”, di Bovio, Valente e Tagliaferri, o anche di “Indifferentemente”, o di “Io te vurria vasà”.

Perché il jazz, ormai è chiaro, più che uno stile, è una filosofia interpretativa della musica che ben si sposa con i pezzi classici napoletani.

E Marco Zurzolo, da napoletano e jazzista insieme, questa filosofia la interpreta splendidamente, al punto che della canzone napoletana in jazz ha fatto un progetto, un cd di prossima uscita, con gli stessi Matino e Romano alla sezione ritmica che lo sosterrà giovedì sera.

Ma c'è di più. Ai soci del Music Art il trio offrirà anche un paio di pezzi di Pino Daniele, che con Marco Zurzolo è praticamente cresciuto, oltre a suonare tanto con il compianto fratello Rino (al contrabbasso).

Annunciati “Chi tene 'o mare” e “A me me piace 'o blues”, uno dei pezzi più significativi di Daniele: e che altro se non il blues?

Perché il blues è la radice, tutto il resto sono i frutti. Lo diceva Willie Dixon quasi un secolo fa.



5/12/2017
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