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Approfondimenti
Capri e la dolce vita
di Achille della Ragione
Capri è un sogno, un mito, un miraggio, un desiderio, un capriccio. una leggenda. E per questo scrivere di Capri è una delle cose più difficili. Capri è una fiaba. Capri è il mare, i Faraglioni, la Grotta Azzurra. Capri è un sogno, Capri è la vita. E l’amore. In questo capitolo cerchiamo di raccontare l’isola fatata degli anni Cinquanta, un salotto memorabile.

Nel racconto partiamo da lontano: Dopo Tiberio Capri seguì il destino dell’impero Romano, iniziando un lungo periodo di isolamento che si interruppe definitivamente nel tardo 1.700 quando un nuovo autorevole visitatore la riscoprì.

Era il Marchese De Sade, famoso letterato e filosofo Francese, attratto dalla bellezza dell’isola e dalla sua storia, affascinato dalle antiche decorazioni a carattere erotico ritrovate all’interno di una delle ville costruite da Tiberio, Villa Jovis, che entrerà a far parte di una sua novella: “Giulietta a Villa Jovis”. Dal marchese De Sade cominciano a susseguirsi segnali internazionali sull’isola di Capri.

Agli inizi del 1800 toccò a un giovane letterato tedesco imbattersi nella leggenda di Capri. August Kopisch volle visitare l’isola dopo averne sentito parlare da alcuni pescatori di Napoli e fu lui stesso a descrivere tra i primi la meraviglia che incontrò nella scoperta della Grotta Azzurra.

Raccontò la sua esperienza in un libro “la scoperta della grotta azzurra a Capri” che portò sull’isola i primi turisti europei, attratti dalla fascinazione di quei racconti magici di un’isola bella e misteriosa.

Da quel momento Capri godette di una fama straordinaria in ambienti altolocati della vecchia Europa, un’isola in cui fuggire dalle convenzioni della società e godere di un’atmosfera magica e a contatto con la natura più autentica. Capri in quel periodo aveva appena 2.000 abitanti. Questa fama portò sull’isola personaggi come Friedrich Nietzsche, André Gide, Joseph Conrad, Henry James e Ivan Turgenev. Quest’ultimo parlò di Capri come di un “Tempio della dea natura, l’incarnazione della Bellezza”.

L’inizio del 900 segnò la definitiva consacrazione di Capri come “Isola della Bellezza”, richiamando come “una sirena” esponenti della cultura e della politica di mezza Europa.

Molti di questi lasciarono dei segni indelebili e prestigiosi su Capri. Come John Clay MacKowen che costruì la famosa Villa Rossa ad Anacapri, scelta come residenza del suo Esilio. Axel Munthe, un medico Svedese, che costruì la sua Villa San Michele sempre ad Anacapri.

Tra i tanti ammiratori illustri uno dei più famosi fu Friedrich Alfred Krupp, industriale tedesco e capostipite della famosa Thyssen Krupp. A lui si debbono la costruzione dei Giardini di Augusto e la famosissima, splendida Via Krupp.

Per capire quanto amore questi personaggi provarono per Capri e la sua bellezza basta immaginare alle motivazioni che li spinsero a lasciare un segno di sé e della propria presenza sull’isola.

Dopo la guerra Capri diventa infine una meta turistica mondiale, grazie ad alcuni film che fanno parte della storia della cinematografia internazionale. Clark Gable, Sophia Loren con il film famoso per la canzone “Tu vo fa l’americano”, Jean-Luc Godard, Brigitte Bardot e molti altri.

In questo periodo Capri diventa la meta della dolce vita, dei locali notturni che non chiudono se non alle prime luci dell’alba, delle pazzie del jet Set planetario. Un’atmosfera che continua a ripetersi negli anni senza perdere mai di fascino.

Tutto ciò che nei secoli è successo a Capri ha lasciato un segno indelebile sull’isola. Una particolare aura difficile da descrivere che ha a che fare con libertà, bellezza, passione, ricerca del bello fino alle sue radici. Capri ha ispirato poesie, racconti, amori e perfino un particolare stile di abbigliamento, quello che negli anni ‘60 veniva definito il “tipo capri”.

Non è raro vedere ancora, tra le affollate vie del centro, turisti camminare scalzi, quasi a percepire in modo totale la sensazione di libertà e bellezza dell’isola.

Un mondo straordinario e lontano, popolato da personaggi elegantemente stravaganti come Dado Ruspoli (fig. 1) e Rudy Crespi (fig. 2), il primo in gilet e pantaloni da torero, sandali d’oro, un corvo per amico su una spalla, in slip d’estate in Piazzetta con un alano al guinzaglio; il secondo, italo brasiliano, camicia bianca e pantaloni blu di tela, insegnante di samba all’Hotel La Palma.<

Soraya (fig. 3) andava a comprare profumi al Laboratorio Carthusia. Jean Paul Sartre (fig. 4), seduto in Piazzetta, era piccolo, grassoccio e strabico. Roger Peyrefitte declamava brani dei suoi libri sulle scale della chiesa di Santo Stefano.

Margaret d’Inghilterra arrivò che aveva 18 anni, cento giornalisti, cinquantacinque fotografi e due ispettori di Scotland Yard al seguito.

Nel 1948 tutta l’isola era un night club. Roberto Murolo si esibiva al Tragara Club, Carosone alla Canzone del mare, c’era Teddy Reno al Gatto Bianco, debuttava nel rock ‘n roll Peppino Faiella che non era ancora Peppino Di Capri.

Allora i poliziotti del ministro degli Interni Mario Scelba erano impegnati su tutte le spiagge italiane nella caccia allo slip. Anche ai poliziotti capresi giunse il disegno che stabiliva le misure fondamentali per gli “short da spiaggia”. Con misure più ridotte la multa era di 5mila lire.

La battaglia più aspra venne combattuta a Capri, che dello slip, se non addirittura del nudo integrale, era la roccaforte più pugnace. Contro il ministro in visita nell'isola, un codazzo di giovani inscenò la «rivolta della mutanda», presentandosi sotto l'hôtel Quisisana, dove il politico era sceso, e poi sciamando lungo le stradine dell'isola, con costumi da bagno accollati sino alle caviglie, merletti e cuffiette in stile primo Novecento.

A Capri tutte le denunce finirono in niente davanti al pretore Filippo Laviani.

Nel 1948 a Capri c'è già la dolce vita, dopo la vita dolce che nemmeno la parentesi bellica è riuscita a sradicare. È il campo d'azione di Bob Hornstein, il rampollo omosessuale di una famiglia americana che ha fatto fortuna con i Cats food, il cibo in scatole per i gatti. Sta alla villa Capricorno in via Tragara, e le sue feste fanno epoca.

È la patria di Chantecler, all'anagrafe Pietro Capuano, gioielliere che ha lanciato la moda del poncho, ha come cameriere e custode un sordomuto, è il cavalier servente di Edda Ciano, cosa che, al tempo del fascismo, ha rischiato di farlo confinare a Carbonia, con l'accusa di essere nullafacente.

Soprattutto, è il regno dei già citati Rudy Crespi e di Dado Ruspoli, belli, ricchi, titolati e variopinti: gilet e pantaloni da torero, corvi sulla spalla e felini al guinzaglio, eccessi e bagordi, belle ragazze e trasgressione, quell'insieme di ironia, ridicolaggine, gusto e cattivo gusto che di lì a poco troverà la sua apoteosi nel cinematografico.

L'imperatore di Capri di Totò (fig. 5). Mai come da quando l'Italia diventa una repubblica e i titoli nobiliari non contano più, Capri è il paradiso di principi e marchesi, duchi e baroni, veri e falsi, di nuovo e vecchio conio, nonché di monarchi in esilio, monarchi spodestati, monarchi dimissionari.

Del Gotha aristocratico, il più divertente, dopo Sua altezza imperiale Antonio Griffo Focas Flavio Dicas Comneno Porfirogenito Gagliardi de Curtis di Bisanzio, insomma il celebre Totò, al quale l'isola deve l'invenzione degli spaghetti alla puttanesca, propri «di una salsa che se la fa con troppi mariti», il più divertente, è il principe Francesco Caravita di Sirignano, detto Pupetto, al quale abbiamo dedicato un capitolo.

Si definisce un uomo rovinato dal lavoro... Se si fosse limitato a vivere di rendita, aggiunge, sarebbe rimasto ricco, anzi ricchissimo, e invece... Imparentato con i siciliani principi di Lampedusa, discende dall'antico ceppo della Januaria gens, la stessa di San Gennaro: quando il sangue del santo si liquefa nella Cattedrale, un macchia di colore rosso vermiglio gli compare sulla nuca.

Erede di una quantità inesauribile di zie facoltose e zitelle, ogni volta che l'età ne fa scomparire una, avverte il proprietario del ristorante «La Canzone del mare»: «Izzo, mi è morta una zia, portami il conto!».

Pilota di auto sportive, cercherà di rinverdire sull'isola gli allori della Targa Florio. A uno spettatore che, pensando di averlo riconosciuto, democraticamente gli ha gridato «Ma tu, si' Pupetto?», ha risposto: «No, so pu'u' culo».

Fra le teste coronate spicca quella di Farouk d'Egitto (fig. 6), che Capri ospita come Re in carica e, un anno dopo, come Re in fuga e senza corona. Ha trent'anni, è alto un metro e ottanta, pesa 130 chili, viene soprannominato «il terzo Faraglione» oppure «Farukkone».

Si innamorerà di Irma Capace Minutolo, diciottenne con velleità artistiche. Staranno insieme quattordici anni, fino alla morte del sempre più pingue ex monarca. Al funerale, oltre i parenti stretti, ci sarà una fila di maîtres d'hôtel, camerieri, gestori di locali notturni.

I grandi divi del cinema hanno sempre amato la Piazzetta di Capri. Nei primi anni Cinquanta, Kirk Douglas, che aveva appena finito di girare Il grande cielo, si sedeva spesso a un tavolino del Gran Caffè.

Il successo mondano dell’isola azzurra fiorì poi negli anni Sessanta quando Valerio Di Domenico, considerato un po’ il padre dei paparazzi, seppe catturare con il suo obiettivo gli sguardi di Brigitte Bardot (fig. 7), Liz Taylor, Richard Burton, Sophia Loren (fig. 8), Clarke Gable, Audrey Hepburn (fig. 9), Ingrid Bergman, Gina Lollobrigida, Vittorio Gassman, Peppino De Filippo, Totò, Lana Turner, Charlie Chaplin, Rita Haywort, Greta Garbo e tanti altri ancora.

Quando la vacanza a Capri era mito
Da Gilda alla principessa Margaret d’Inghilterra, dagli Agnelli (fig. 10) a Jackie Kennedy (fig. 11) da Onassis (fig. 12) a Valentino (fig. 13): divi di Hollywood, teste coronate, intellettuali e milionari celebrano la gioia di vivere all’ombra dei faraglioni.

Sono gli anni Cinquanta e nasce la Dolce vita in salsa partenopea. In piazzetta sbocciano nuove mode, le ville e i night risuonano di musica, tra amori liberi e fiumi di champagne.

Nella splendente isola del golfo di Napoli arrivano tutti e nessuno si meraviglia se il Re Faruk d’Egitto affitta cinquanta suite al Quisisana.

Il mito dell’isola ritorna dopo la seconda guerra mondiale e, mentre l’Europa si lecca le ferite, nella perla del Mediterraneo suona la musica di Renato Carosone e il giovane Peppino di Capri intona le prime note.

A Capri ci si veste alla caprese e ogni eccentricità e ogni trasgressione sono concesse.

Dalle aristocratiche alle signore di potere, come Edda Ciano, dalle intellettuali come Elsa Morante alle star. Regine di Hollywood del calibro di Greta Garbo, Audrey Hepburn, Ingrid Bergman, Lana Turner o Joan Crawford fino al magnate della Coca Cola Alfred Steele.

E poi attori irresistibili come Clark Gable o Tyrone Power, poeti come Neruda, politici e capi di stato. Lì, negli anni Cinquanta, è nata la moda caprese, sandali bassi di cuoio, pantaloni stretti e al polpaccio, meglio se bianchi.

Già nel 1946 Capri è la capitale dell’effimero, del divertimento e dell’eleganza. In quegli anni esplode la voglia di vivere gli eccessi. Qui nasce la Dolce vita che poi si propagherà a Roma. Arrivano le èlite che contano insomma.

Il primo che ha lanciato il mito di Capri è stato il principe Alessandro Ruspoli detto Dado, bellissimo, 24 anni, sceglie Capri e ci vive con la giovane moglie. Veste con pantaloni colorati, porta la camicia slacciata, mette collane e ciondoli, passa le notti al Clubino, il night riservato alla crème, agli amanti del divertimento e di tutti i paradisi.

Audrey Hepburn lanciò invece il look che fece furore, con pantaloni corti, camicia, scarpe basse, fazzolettino al collo.

Emilio Pucci è lo stilista ideatore dello stile caprese. frequentava l’isola da prima della guerra ed ebbe una storia d’amore con Edda Ciano. Negli anni Cinquanta tornò a Capri pur non avendo i mezzi neppure per mantenere il suo grande palazzo a Firenze. E, fra le varie avventure, firmò la sua prima vera collezione di prèt-à-porter. I suoi pantaloni stretti portati su ampie camicie di seta colorate diventarono una divisa chic.

Da allora, non c’è sta dama, attrice o aristocratica che non scendesse dalla barca per andare a saccheggiare qualche boutique, come la Canzone del mare o La Parisienne.

Lo scialle divenne un must e le signore facevano la fila per i gioielli di Chantecler, alias Pietro Capuano, compagno di Edda Ciano e inventore delle famose “campanelle”. Poi le scarpe, i sandali capresi, fatti a mano dai calzolai dell’isola.

Per chi volesse approfondire l’argomento consiglio la lettura del libro Capri 1950. Vita dolce vita (fig.14) di Marcella Leone de Andreis (Edizioni La Conchiglia), compendio riccamente illustrato di personaggi, scandali e imprese. Gli svaghi degli intellettuali di grido e gli eccessi dei divi.

Attualmente il turismo che popola l’isola è completamente cambiato, tra i gitani e la grande massa che ormai durante i weekend estivi affollano bed and brekfast e alberghi tra Anacapri e Capri.

Non c’è più lo chic inarrivabile di un tempo ma come tutte le cose che appartengono al tempo, anche Capri ha trasformato il suo mood. Da residenza chic e lussuosa a meta popolare di finti ricchi e quaquaraquà.

10/11/2017
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