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Sanità
I "proiettili d'amore" di Francesco Di Gennaro
di Adriano Cisternino
Lui li chiama “proiettili d'amore” e sono la sua ricetta universale.
È la comicoterapia, condensata in un libro di 66 pagine dal titolo “Infermiere di professione, comico per vocazione” in cui racconta la sua esperienza.

Un testo che distribuisce gratuitamente per diffondere una teoria che porta avanti da circa trent'anni.

Ha cominciato negli ospedali rivolgendo la sua attenzione ai malati.

E d'altra parte, lui, Francesco Di Gennaro, barese, 60 anni, è un infermiere, lavora al Policlinico di Bari, normale quindi che cominciasse la sua missione in un ospedale.

“In realtà io vado dove c'è sofferenza e in genere dove c'è disagio psicofisico. Tutto è cominciato quando mi sono reso conto che un malato, nel momento in cui indossa il pigiama, va incontro al cosiddetto trauma di degenza che può comportare tristezza, solitudine, depressione, ansia, nervosismo, sia per lui che per chi gli sta vicino. E allora basta una battuta e un sorriso per aiutare chiunque attraversi un periodo di difficoltà, di qualunque tipo”.

E allora dagli ospedali è passato alle carceri per continuare a diffondere la sua teoria che rappresenta una specie di medicina sociale per tutte le persone in difficoltà, qualche che sia la causa.

“Ho visitato alcuni istituti di pena minorili, fra cui anche Nisida, l'anno scorso, propugnando la mia teoria che consiste in una miscela di positività comprendente ironia, ma anche rispetto, garbo, educazione, solidarietà. La mia ricetta è semplice: un sorriso costa poco e può fare tanto”.

L'ultima visita l'ha fatta al carcere femminile di Pozzuoli dove, accolto dal direttore “pro tempore” Carlo Brunetti, ha presentato il suo libro producendosi in uno show davanti a circa un centinaio di ospiti dell'istituto: “Ad uno scippatore io dico: guarda la tua vittima come fosse un tuo parente e vedrai che ti fermi in tempo”.
“Il mio motto è umanizzazione delle carceri” ha spiegato fra una battuta e una barzellette con il supporto di qualche filmato coinvolgendo simpaticamente anche le spettatrici.

Imma, Carmela, Filomena, Maria ed altre ancora sono intervenute, hanno raccontando anche le loro storie, la loro sofferenza, che si riconduce soprattutto la lontananza dai figli.

A loro ha regalato alcune copie del suo libro.

Non c'è ricco tanto ricco che non abbia bisogno di un sorriso e non c'è povero tanto povero che non possa regalare un sorriso: è uno dei suoi slogan preferiti.

“Perché nelle carceri, come negli ospedali e in ogni luogo di disagio, un sorriso, se cercato da tutte le componenti, può fare tanto con poca spesa”.
24/6/2016
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