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Spettacoli
Il Balletto del Sud tra i piaceri della vita
di Alessandra Giordano
Buio. Silenzio. Ombre scure, coperte di stracci si muovono sul palcoscenico. Solo i piccoli passi dei ballerini, i loro respiri. Poi ecco appena un po’ di luce e irrompe la musica. Potente, tenebrosa.

Sono i Carmina Burana di Carl Orff che fanno da colonna sonora al Balletto del Sud, dodici giovani dai fisici scolpiti reinterpreti per un’ora e mezza delle goliardie di un tempo lontanissimo. Siamo nel XII secolo, quando la civiltà era forse come ora, corrotta e superstiziosa, i ballerini mimano le varie tappe della vita, la fortuna che la avvolge, a volte, le curiosità, le prime timide pulsioni sessuali, lo scorrere godereccio del tempo con la frequentazione delle osterie, il vino a fiumi, i balli sfrenati, il gioco d’azzardo.

Il Teatro Bellini è stracolmo in ogni ordine di posti, gli spettatori attenti e partecipi, mentre si susseguono gli arditi volteggi, i passi classici, le acrobazie sulle punte. Fredy Franzutti, già conosciuto come garcon prodige della coreografia italiana, rivela tutta la sua bravura nell’organizzazione del testo, non facile e molto provocatorio, decisamente irriverente. Carezze appena svelate, rincorse senza fiato, l’Amore che appare sotto le vesti una fanciulla bionda, eterea, evanescente, che sfugge ad ogni tentativo di prigionia, fino al ragazzo ridotto senza veli, le natiche muscolose esposte, mentre due pudiche collegiali nascondo il loro rossore fuggendo, le mani a coprire la bocca, tra finta meraviglia e gridolini di piacere.

Le stesse figlie di buona famiglia si trasformano, di lì a poco, in cortigiane smaliziate, velluti rossi, perle e acconciature sontuose. Esilarante e inaspettato il balletto tirolese, le bretelle a reggere gli short verdi, i passetti ad accennare un jodel express.
Tenera e inconsueta la scena dell’amore omo, l’attrazione tra due ragazzi, leggeri e soavi a dispetto di una muscolatura massiccia, interrotta però dall’ingresso geloso di una donna. Un menage a trois, dunque, tra sentimenti contrastanti e ambigue soluzioni.

E la trovata scenica geniale di far cambiare d’abito ai ballerini proprio sul palcoscenico, grazie all’”invenzione” di grossi bauli disposti sul fondo. Gli artisti aprono le casse, si spogliano, si rivestono con i nuovi costumi e attendono seduti il loro turno. A volte passano praticamente nudi dietro le quinte “aperte” agli sguardi del pubblico, “clerici vagantes”, cinicamente liberi. Una trovata straordinaria che rende ancora più “umana” la scena, più veri i protagonisti parafrasando un linguaggio già molto spregiudicato.

Una inconsueta miscela di sacro e profano, di paura e di punizione divina, l’evocazione del male tradotta in forma ironica e la bellezza candida rappresentata da un cigno piumato che, conscio della sua magnificenza, avanza leggiadro e statuario, lasciando attoniti…
La musica tace, le luci si vanno lentamente spegnendo sui passi ancora di danza e sui respiri ormai affannosi dei ballerini.

Bravi tutti de Il Balletto del Sud con Paula Acosta, Silvia Calzolari, Jennifer Delfanti, Nicolina Karageorgieva, Elena Marzano, Lisa Osmieri, Alessandro De Ceglia, Calogero Failla, Stefano Fossat, Vito Lorusso, Carlos Montalvan, Massimiliano Rizzo, Giuseppe Roffo sia come solisti che nelle scene di gruppo, tra il fumo e le nebbie di un paradiso in terra.

Si replica fino al 31 gennaio.
28/1/2010
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