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Cronaca
Addio Fanny
di Maria Rosaria Compagnone
Con Fanny ho frequentato tre corsi all’Institut Français de Naples (Le Grenoble) e accanto ai “ritratti” delineati in questi giorni dagli amici e dalle persone che l’hanno amata vorrei anch’io abbozzare una breve descrizione della Fanny che ho conosciuto.

Per me come per tutti i compagni di classe del Grenoble e in modo particolare per l’insegnante, Mr. Frédéric Taboin, Fanny era la Fanny di “Posez-moi de vraies questions” come le ripeteva in continuazione ogniqualvolta alzava la mano. Partiva  sempre in quarta, facendo domande a raffica, alcune delle quali volontariamente studiate per punzecchiare l’insegnante. Da qui la celebre frase che ci siamo ritrovati a stampare su una t-shirt a fine corso per ringraziare Frédéric e che, a distanza di tanti anni, affiorando sulle nostre labbra ormai di adulti, resta indissolubilmente legata al nome di Fanny.

Era ancora la Fanny “des rêves”, quella che aveva tanti progetti da realizzare e che per il momento rifletteva su quale facoltà scegliere all’università, se lettere o biologia.
E infine la Fanny “du tiroir”, la fedele e discreta amica pronta a ricevere le confidenze e a metterle al sicuro come nel cassetto di un comodino.

Poi ci siamo un po’ perse di vista, ognuno continuava per la sua strada e quando ci siamo rincontrate per caso, tre anni fa, mi sono resa conto di quante cose avessimo in comune: l’amore per la Francia, il Cammino di Santiago de Compostela partendo da Saint Jean Pied de Port, gli studi a Parigi. Fanny però non ha esitato né ha rimandato i progetti a data da destinarsi. Veder poggiare il bastone del pellegrino e la conchiglia di Santiago sulla sua bara è stato un momento di commozione profonda. Quel bastone che per trenta giorni l’ha accompagnata attraverso la Spagna del nord, sotto il sole come sotto la piaggia, su una delle strade più antiche del pellegrinaggio cristiano, quel bastone era là per accompagnarla anche nell’ultimo viaggio.

Una vita spedita, senza temporeggiamenti, che ci insegna che le cose vanno fatte. Una vita stroncata troppo presto. Quante altre cose avrebbe potuto ancora fare? Perché è accaduto? Tante sono le domande che ho sentito al funerale e che anch’io mi sono posta. La risposta che mi sono data è che Dio l’ha chiamata a sé poiché un segno l’aveva già lasciato. Qualcun altro ha detto: «No, non è così! È la vita che se l’è portata via». La verità è che questo è un mistero troppo grande per essere indagato con la sola ragione umana, forse entrambe le cose sono vere: quella sera qualcuno ha scelto di andare troppo veloce e Dio ha permesso che salisse in cielo. Addio Fanny.

11/2/2008
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