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29/9/2009

Monumenti al buio, sprecato l’impianto modello!
Napoli dotata nel 2000 di una centrale all’avanguardia. Ora non funziona.
di Angelo Forgione

Città spenta e monumenti al buio al calare della sera. Uno dei tanti problemi della città, sicuramente tra i più sottovalutati. Le condizioni di Piazza del Plebiscito rappresentano certamente il problema più noto: lampioni storici vandalizzati all’ingresso di Palazzo Reale e tutta l’area monumentale del sito che nelle ore notturne diventa completamente indefinibile nei suoi contorni.

La Reggia nelle tenebre, e non va meglio per la basilica di San Francesco di Paola, con relativo colonnato e monumenti equestri, e per i palazzi “Salerno” e “della Foresteria”: Va da sé che lo slargo diventi un vero e proprio buco nero, senza appeal e capacità attrattiva.
Poco più in la il Castel dell’Ovo che da tanto, troppo tempo, non gode più di illuminazione notturna e si mimetizza tristemente nel “frontline” del lungomare. La cartolina di Napoli ha perso così il suo magico castello sull’acqua, indefinibile nei suoi contorni. Stessa situazione anche per tanti altri siti e monumenti che, quando va bene, non godono di una  illuminazione decente. Eppure gli impianti ci sono, sono costati fiori di danari e sono pure all’avanguardia. Ma non funzionano!

Andiamo per gradi. La giunta comunale è conscia del buio monumentale e l’Assessore al Turismo e Grandi Eventi Valeria Valente fa sapere che il problema è all’attenzione dell’Amministrazione dalla seconda metà del 2008 quando ha preso a riunirsi  un tavolo di lavoro interistituzionale, con la partecipazione della Regione Campania, della Soprintendenza Regionale e dello stesso Comune, che avrebbe definito un progetto per la valorizzazione notturna del patrimonio artistico. Tale progetto è stato approvato in via preliminare nel Novembre ’08 e attende l’approvazione della Soprintendenza.

L’Assessore Valente ipotizza un’attuazione del progetto nel corso del 2009, ma appare assai remota la possibilità che un progetto non ancora vagliato dalla Soprintendenza possa partorire l’illuminazione dei monumenti nei prossimi tre mesi.

Alla Valente fa da contraltare il suo collega Vincenzo Scotti, Assessore alla Legalità che ha pure la delega alla pubblica illuminazione, il quale, interrogato sul perché del buio monumentale, ha dichiarato di non essere al corrente dei fatti. Grave!
I tecnici comunali avrebbero invece avanzato la tesi di un guasto ma anche il cambio di gestore dell’illuminazione cittadina avvenuta lo scorso anno, quando la Citelum è subentrata all’Acea Graded Alfano, ha il suo forte peso. Voci di corridoio riferirebbero di un mancato accordo economico per l’illuminazione dei siti monumentali.
La verità è che non ci sarebbe alcun bisogno di tavoli di discussione ma basterebbe invece riattivare e ripristinare i moderni impianti di illuminazione già esistenti e disattivati, o in avaria, per motivi non ancora chiari.

Ma il vero paradosso è che Napoli è già dotata di un’impiantistica all’avanguardia di cui vantarsi; ma, come detto, non funziona. Lo denuncia il “movimento V.A.N.T.O. (Valorizzazione Autentica Napoletanità a Tutela dell’Orgoglio) con un video su Youtube visibile all’indirizzo http://www.youtube.com/watch?v=NJNUS73B4-Q.
Qualcuno ricorderà che il Castel dell’Ovo e i monumenti di Piazza Plebiscito, qualche anno fa, godevano di superbi giochi di luci che li valorizzavano appieno, con tanto di musica d’atmosfera. Era il risultato delle soluzioni tecnologiche dell’azienda ravennate “Valerio Maioli”, leader mondiale del settore che ha realizzato, tra gli altri, anche l’impianto di illuminazione dell’esclusivo circuito notturno di Formula 1 di Singapore. La “Maioli”, in collaborazione con la società SO.L.E. SpA del Gruppo ENEL e su commissione dell’allora Sindaco Bassolino e dell’ex Assessore Paolucci, aveva realizzato per il centro storico di Napoli un impianto integrato modello che beneficiava dei vantaggi di una centrale operativa basata su un esclusivo controller automatico, il “Digilux VM 3000”,  installata a Palazzo San Giacomo.
Un impianto tanto decantato nel 2000, al punto da finire sulle pagine di “Lighting Dimension”, rivista americana specializzata, con uno speciale dal titolo “Symphonies of color”.

Questo grandioso sistema interessava appunto il Plebiscito, Castel dell’Ovo, la Certosa di San Martino, Castel Sant’Elmo, Via Santa Lucia, il Borgo Marinari, il Parco Virgiliano e altri siti urbani della città. In pratica, il controller “Digilux VM 3000” installato a Palazzo San Giacomo, tramite cavi in fibra ottica, sincronizzava i giochi di luce sui monumenti dislocati e la musica di sottofondo.

Lo spettacolo “Sons et lumiéres” funzionava così: ogni sera, la Piazza del Plebiscito si illuminava mentre nell’aria venivano diffuse le note della Sinfonia n°9 “Dal nuovo mondo” di Antonin Dvorak; ogni 15 minuti i palazzi, la basilica, il colonnato e le statue equestri si illuminavano all’unisono dello stesso colore, giallo sul quarto d’ora, rosso sulla mezz’ora, verde sui quarantacinque minuti e blu sull’ora. E c’era anche una meridiana luminosa che impreziosiva visivamente lo scorrere del tempo.

Allo stesso momento, in sincronia  con il Plebiscito, il gioco di luci descritto si verificava anche a Castel dell’Ovo, così come al complesso della Certosa di San Martino e di Castel Sant’Elmo.
Era un impianto all’avanguardia, unico al mondo, ma la sua efficienza durò veramente poco. Oggi restano tracce di luci fioche qua e la al Plebiscito dove i monumenti vengono fagocitati dalle tenebre. La Certosa di San Martino, quando accesa, non cambia più colorazione; sempre meglio di quel che ne è del Castel dell’Ovo, ormai consegnato al buio pressoché completo.

Impianti, soldi e risorse vanificate. A farne le spese sono l’immagine della città agli occhi dei turisti e la cittadinanza, ormai mortificata e assuefatta al degrado che forse neanche si accorge più di certi paradossi. Ad essere umiliata è anche la storia della città. La fortezza sul lungomare, oltre ad essere fortemente suggestiva, è un monumento significativo proprio per il sito in cui si trova, l’isolotto di Megaride laddove tutto ebbe inizio. Il Plebiscito è la piazza reale per eccellenza, quella che conserva ancora intatte le tracce della Napoli capitale borbonica sette-ottocentesca che non è più.

La giunta comunale si confronta sul da farsi e prende tempo, indica prossimi interventi, ma forse sarebbe più giusto spiegare perché quell’impianto all’avanguardia è stato praticamente neutralizzato, e cosa ne è della centrale Digilux VM3000 di Palazzo San Giacomo, costata fiori di danari e vantata con orgoglio dalla giunta Bassolino all’alba del nuovo millennio.

Intanto i fondi europei finanziano concerti e feste; e poco male se, mentre la gente canta e balla, la città si spegne. Ma non è che senza illuminazione le pecche e le colpe della giunta comunale si vedano di meno; tutt’altro!


Fonte: http://www.napoli.com/stamparticolo.php?articolo=30342

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