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1/4/2007

Trovato quadro inedito di Escher ad Avellino
E’ in mano di un agente della Polizia che lo ha trovato in soffitta
di Duilio Pacifico

Credendolo di poco valore lo ha portato da un antiquario e qui già una mezza sorpresa Ma l’antiquario gli dice che gli sembra un Escher, anche perché, smontandolo, c'è la firma in corsivo con dedica in tedesco. Da Napoli a Roma ove viene accerta la autenticità; l'agente di Polizia Raffaele de Feo di Volturara Irpina (Avellino) vorrebbe darlo a qualche museo, sia per il valore storico-artistico che economico.

L'attività di Escher lo porta ad agire sul piano dimensionale, ma è da subito evidente il suo interesse per le caratteristiche della realtà tridimensionale.

Da questo conflitto e da questa aspirazione nascono le straordinarie opere grafiche di Escher. In Escher infatti, non siamo solo davanti alla straordinaria suggestione di un'immagine spaziale tridimensionale su una superficie piana: in ogni rappresentazione, l'immagine costruita, guardando bene, è quella di una figura che non potrebbe mai avere un'esistenza spaziale concreta, secondo la logica corrente.

Molte delle opere di Escher, soprattutto quelle ad impronta apparentemente decorativistica, hanno in realtà alla base il concetto matematico dell'infinito, come "Limite del cerchio III", ad esempio, dove sono rappresentati dei pesci stilizzati, tutti della stessa forma, ma che rimpiccioliscono mano a mano che si avvicinano al bordo esterno del cerchio, incastrandosi perfettamente l'uno nell'altro e costituendo essi stessi il limite del proprio "mondo".

Ossessionato dal concetto di divisione regolare del piano, Escher studia ed inventa simmetrie di vario tipo, realizzando opere in cui la tassellatura può continuare indefinitamente, avendo come sfida finale il contenere l'infinito entro i confini di una sola pagina.

Alla base del suo lavoro c' è il concetto della geometria iperbolica, lo spazio iperbolico incentrato sul modello del matematico francese Henry Poincarè, le geometrie non euclidee del matematico russo Nicolas Lobacewski e dell'ungherese Bolyai, le tassellatura del piano di Roger Penrose, sintetizzate ed elaborate secondo una interpretazione personale .
 
 


Fonte: http://www.napoli.com/stamparticolo.php?articolo=13464

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