Calcio
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Si gioca col rischio calcolato
di Mimmo Carratelli
(da: Roma del 22.10.2020)
Napoli-Alkmaar per l’Europa League stasera al San Paolo si gioca. Così comanda l’Uefa. L’Alkmaar ha avuto tredici contagiati dal Covid-19? Non ha importanza. Ha un numero sufficiente di calciatori negativi al tampone per giocare.

Il calcio, in tempo di pandemia, va avanti col rischio calcolato. Calcolato da chi? Dal Protocollo Uefa e, In Italia, dal Protocollo governo-Figc. Appropriate autorità sanitarie sarebbero per il rinvio del match. Ma si deve giocare.

Il calcio è la quinta industria del nostro Paese. Sull’orlo della bancarotta, per un debito complessivo di oltre quattro miliardi di euro, non si può fermare. Se si ferma, fallisce. La sfida al Covid-19 è inevitabile. Nelle stesse condizioni è il calcio internazionale che deve continuare a pompare danaro, non si può fermare.

L’Alkmaar è un focolaio di contagio, come lo fu il Genoa. Nessuna delle due squadre viene fermata. Il virus corre veloce e invisibile. Sono più di trenta i calciatori di serie A contagiati. Ma bisogna andare avanti.

Al debito che grava sul pallone si aggiungerebbe il rischio di mancati guadagni in tempo di pandemia (soprattutto gli introiti televisivi che tengono in piedi l’intero baraccone), il collasso è dietro l’angolo. Ecco perché Uefa e Figc spingono per giocare.

Il Napoli scende di un gradino e torna in Europa League dopo quattro anni filati in Champions. Sembra un fastidio, una diminutio, una stagione da parvenu.

A noi, antichi suiveurs azzurri che avevamo cominciato con la Coppa delle Fiere e avevamo trionfato una volta in Coppa Uefa con Diego, più due apparizioni fulminee in Coppa dei campioni sempre col pibe, e la Coppa delle coppe a Bodo, oltre il circolo polare, l’Europa League sotto la barba di Aurelio ci sembrò il paradiso ritrovato nell’agosto del 2010, prima doppia partita contro gli svedesi dell’Elfsborg, in gol con Lavezzi e Cavani. Tornavamo a rivedere le stelle europee. La Coppa Uefa era diventata Europa League solo un anno prima.

Ottava stagione nel secondo torneo europeo (sette in Champions), è stato un bell’andare dopo il fallimento. Nell’agosto del 2008, Aurelio imperator, avevamo fatto un assaggio dell’ultima Coppa Uefa andando a Scutari, in Albania, contro il Vllaznia, secondo turno preliminare. Risorgevamo. Ci piaceva. Poi, abbiamo preso a volare alto giocando con Manchester City, Bayern, Chelsea, Liverpool, Real Madrid, Paris Saint Germain, Barcellona.

In Europa League siamo andati lontano (semifinali) nel maggio 2015, eliminati dagli ucraini della Dnipro, arbitraggi discutibili. Stavolta, non troveremo il Siviglia (è in Champions) che l’ha vinta quattro volte negli ultimi sette anni.

Pretendono il trofeo l’Arsenal, il Benfica, il Psv Eindhoven, l’eterno Villarreal che abbiamo incontrato già sei volte (due vittorie, due pareggi, due sconfitte), il Tottenham di Mourinho. In corsa altre due italiane, la Roma e il Milan.

Nel tardo pomeriggio al San Paolo (18,55), con il Covid-19 dilagante, l’Alkmaar della città olandese famosa per il formaggio sarà il primo avversario del Napoli nel girone che comprende la spagnola Real Sociedad e i croati del Rijeka della città italiana che si chiamava Fiume fino al 1947 quando passò alla Jugoslavia e, poi, nel 1991 alla Croazia.

L’Alkmaar ha avuto tredici contagi, ma con 17 giocatori disponibili ha raggiunto Napoli. C’è rischio nei contatti in campo? Si gioca, ha detto l’Uefa.

L’Alkmaar è una formazione spudorata di molti ventenni. Come tutto il calcio olandese giocato dai giovani, l’attacco è la gioia suprema. Nella passata stagione ha conteso il titolo nazionale all’Ajax cedendo solo per differenza-reti. Quest’anno non ha ancora vinto in campionato, quattro pareggi su quattro, due clamorosi, 3-3 e 4-4.

Al San Paolo giocherà con la spensieratezza di chi non ha nulla da perdere. Il Napoli, con appena un ritocco di turn-over, è avversario superiore. Gli olandesi proveranno la sorpresa, tagliati fuori dalle previsioni per il passaggio del turno. Un 4-3-3 di audacia e corsa, condizionato però da alcune assenze per contagio (il centravanti diciannovenne Boadu).

Un belga (il portiere Verhulst, 1,93), due norvegesi, un portoghese, un greco (il difensore Chatzidiakos), uno svedese (l’esterno d’attacco Karlsson) sostengono la formazione. Vengono avanti i difensori di fascia, fanno correre la palla.

Non ci fosse l’agguato del virus, sarebbe una partita divertente. Al di là del risultato, speriamo senza conseguenze sanitarie.
21/10/2020
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