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E ora il Napoli mette le ali
di Mimmo Carratelli (da: Roma del 22.02.2020)
Il più elegante degli azzurri, il mancino più prezioso, il peggiore uomo in campo nel primo tempo, Fabian Ruiz, sfonda il muro bresciano e regala la vittoria del Napoli a Brescia (2-1), quarto successo esterno del Napoli di Gattuso. Un gran tiro a giro dello spagnolo.

Il Napoli s’era accartocciato nel primo tempo in un valzer lento con casquè, la caduta sul più bello del monotono possesso palla (76%), il colpo di testa fiondante del venezuelano Chancellor (1,98) sul corner dipinto da Tonali che portava in vantaggio il Brescia.

È il calcio, bellezza. Passi e ripassi la palla, poi l’avversario ti fulmina su un’azione da fermo.

Il Brescia, chiusosi in un solidissimo 4-5-1, non aveva altra chance. Bloccare il Napoli e sperare su una conclusione del magnifico Tonali oppure svettando su una palla alta sotto la porta di Ospina. Il gioco gli stava riuscendo, Ma è stata una illusione.

Il Napoli, molto sicuro, ha ribaltato la partita nel secondo tempo, avviandosi al successo con un calcio di rigore spiazzante di Insigne per il pareggio.

Il Napoli del primo tempo ha tenuto palla in modo monotono. Giocando sempre nella metà campo del Brescia, era Insigne, autentico regista offensivo, a toccare più palloni. Ne toccava meno Demme. Il Brescia lasciava spazio sulle corsie, ma alzava un muro al centro dove Mertens si impigliava fra i giganti della difesa bresciana (Chancellor 1,98; Mateju 1,84).

Non c’era verso di passare, ma il Napoli aveva il difetto di insistere troppo sulla sinistra con Mario Rui, Elmas e Insigne, ignorando spesso di avere più spazio a destra dove aspettavano palla Politano e Di Lorenzo.

Nella fase di superiorità del Napoli, Fabian Ruiz era proprio il peggiore. Passaggi corti, passaggi all’indietro, passaggi sbagliati. Sui cross di Mario Rui e Insigne non c’erano possibilità di andare a segno. Alta e unitissima la difesa bresciana.

Il Napoli, comunque, era in controllo del match. Già dopo due minuti, Mertens con un mezzo pallonetto, fra un tiro e un cross, colpiva la parte alta della traversa. Ancora il belga, sul lancio di Insigne, andava vicino al gol a tu per tu col gigantesco portiere finlandese Joronen (1,97): aveva la meglio il portiere opponendosi con tutto il voluminoso corpo.

Gattuso è tornato al 4-3-3 per vincere la partita. Il match gli assegnava il compito di attaccare contro un avversario che aveva la sola risorsa di difendere con tutti gli uomini dietro la palla.

La manovra del Napoli era insistente, precisa, accurata. Però mai un guizzo, un’azione incisiva, uno spunto decisivo. Lo svegliava dal bello addormentato nel bosco bresciano il gol di Chancellor  (27’) al secondo corner per i padroni di casa.

La scossa, però, non produceva nella squadra azzurra un cambio di ritmo. Eccessiva sicurezza di ribaltare lo svantaggio?

A Brescia, Gattuso ha ritoccato di poco la formazione-tipo. Le novità erano Politano al posto di Callejon, Fabian Ruiz ed Elmas ai lati di Demme (Zielinski in panchina sino al 76’). Difesa immutata. Mertens ancora in campo dal primo minuto.

Preso il gol, il Napoli non arrivava più al tiro. Nell’intervallo deve avere maturato l’idea di farcela comunque. Il pareggio immediato di Insigne su rigore (49’ braccio largo di Mateju sul cross corto di Lorenzo per Mertens) agevolava la rimonta.

Era il Var ad assegnare il penalty, Orsato non s’era accorto di nulla. Joronen si distendeva con tutta la sua lunghezza di gigante sulla sinistra, la palla di Insigne finiva a destra.

In capo a sei minuti, il Napoli si prendeva la partita. Sull’assist di Di Lorenzo, Fabian Ruiz cercava e trovava lo spazio lungo il limite bresciano per andare a giro nell’angolo destro alto di Joronen che allungava inutilmente il lungo corpaccione di finalndese altissimo (54’).

Non era finita perché, a questo punto, il Brescia tirava fuori un po’ di coraggio. Non era più il caso di difendere, andava all’attacco. Sfuggendo al secondo colpo di Fabian Ruiz (59’ stessa esecuzione del gol, ma Joronen volava all’incrocio deviando in corner), il Brescia si buttava animosamente all’arrembaggio della disperazione.

Lo favoriva un calo del Napoli che, per scelta o per risparmiare energie in vista della partitissima di martedì col Barcellona al San Paolo, abbassava il baricentro, ripartendo raramente.

A Mertens sfuggiva, per offside, il gol con cui avrebbe raggiunto Hamsik, e il finale di gara, venti minuti compreso il recupero (5’), era tutto del Brescia confusamente all’attacco.

Gattuso era svelto a sostituire Elmas ammonito con Zielinski (76’), poi dava respiro a Mertens per il match col Barcellona inserendo Milik (67’), infine dava il cambio a Demme con Allan (86’ pace fatta).

Il Napoli che si ritraeva non era bello a vedersi e, per fortuna degli azzurri, sfuggiva a Balotelli la palla del pareggio (73’ deviazione fuori sotto porta sul cross di Skrabb). Napoli un po’ a casaccio nel finale, ma il Brescia non aveva altre opportunità per battere Ospina.

Tutto è bene quel che finisce bene, la vittoria azzurra è ampiamente meritata. Siamo a un “filetto” di due vittorie consecutive (in trasferta).

Non si può chiamare filotto. Gattuso vuole la qualificazione all’Europa League. Il Barcellona può attendere, aveva detto alla vigilia. Ma, ora, è tutto e solo Barcellona.

DRIBBLOSSI – Evaristo Beccalossi, tutto riccioli e dribbling, perciò detto Dribblossi, è la più popolare “stella”, classe 1956, nata nella città definita “la leonessa d’Italia”, fantasista nell’Inter per sei anni, dal 1978 al 1984 (216 partite, 30 gol).

IL BRESCIANO – Ottavio Bianchi, l’allenatore del primo scudetto del Napoli e della Coppa Uefa 1989, vive a Bergamo, ma è nato a Brescia (6 ottobre 1943), figlio di un tipografo.
Dal Brescia, squadra in cui giocò sei anni, 1960-1966, lo prelevò il Napoli quando aveva 23 anni. In maglia azzurra giocò cinque campionati (109 presenze, 14 gol). Fu ceduto all’Atalanta per un conflitto sindacale con la società azzurra.

HAMSIK- È a Brescia che approda Hamsik venendo in Italia dallo Slovan Bratislava a 17 anni, stagione 2004-05. In tre anni al Brescia, due campionati di B uno di A, Marek giocò 74 partite segnando 12 gol.
Famosa la sua performance in allenamento quando segnò 56 rigori consecutivi ai portieri Emiliano Viviano e Federico Agliardi. Il Brescia lo pagò 60mila euro. Lo cedette al Napoli per 5,5 milioni.

SCUDETTO – Nacque a Brescia il primo scudetto del Napoli di Maradona. Pomeriggio del 14 settembre 1986. Arrivarono De Napoli e Carnevale. E Ciruzzo Ferrara faceva coppia fissa con Bruscolotti.
Debutto del campionato 1986-87 sul campo delle “rondinelle”. L’allenatore del Brescia Giorgi disse che, in Italia, contro le difese italiane, quei gol in Messico contro inglesi e belgi, travolgendo mezze squadre, Maradona poteva sognarseli.
Imprudente. A Brescia, in soli dieci metri, Diego rinnovò il prodigio. Sul lancio di Bagni accarezzò la palla col petto e, col petto, se la portò avanti: la difesa bresciana si disorientò.
Il pibe finse di puntare al centro e andò a sinistra: i difensori sbarellarono e Bonometti, che gli montava una guardia feroce, fu giocato. Da sinistra Diego batté Aliboni con un diagonale. I bresciani non vollero starci.
Dissero che Maradona si era aiutato con un braccio. Rimasero inchiodati alla prodezza di Diego, 1-0 e via. Il Napoli infilò una serie di 22 partite (14 vittorie, 8 pareggi) puntando allo scudetto.

BRESCIA-NAPOLI 1-2 (1-0)

NAPOLI (4-3-3): Ospina; Di Lorenzo, Manolas, Maksimovic, Mario Rui; Fabian Ruiz, Demme (86’ Allan), Elmas (76’ Zielinski); Politano, Mertens (67’ Milik), Insigne.

BRESCIA (4-3-2-1): Joronen; Sabelli, Mateju, Chancellor, Martella; Bisoli, Dessena (86’ Ndoj), Tonali; Bjarnasson (66’ Skrabb), Zmrhal; Balotelli.

ARBITRO: Orsato (Schio).

RETI: 27’ Chancellor, 49’ Insigne su rigore, 54’ Fabian Ruiz.

 
22/2/2020
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