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Non sarà un allenamento per Liverpool
di Mimmo Carratelli (da: Roma del 08.12.2018)
Dopo avere ammazzato il campionato, la Juve ammazza anche l’Inter (1-0, Mandzukic al 66’) pompata come la vera anti-Juve perché più fisica e maschia del Napoli milleculure.

Presentata dai media più emotivi come l’evento planetario di fine anno, la sfida di Torino è stata di una planetaria bruttezza. Sono finiti nel cestino le paginate dei giornali, i filmati televisivi, i ricordi, le leggende, i veleni, le interviste e tutto il paraponziponzipò della vigilia.

Errori e orrori superiori alle rare giocate. Scontri e gioco falloso. Patetico il giochetto di gambe di Ronaldo che in Italia non incanta nessun difensore, patetica una sua loffia rovesciata. Nell’Inter se vuoi pensare a una bella giocata devi guardare in panchina, a Borja Valero, che infatti entra in campo al 57’ per dare un senso al gioco nerazzurro. Nostalgia dei grandi campioni del passato.

La prima conclusione nello specchio della Juventus è arrivata al 35’ dopo che la buona sorte di Madama si era materializzata nel palo colpito da Gagliardini (29’). La Juve ha concesso sprazzi di vita all’Inter. Si sono esaltate le difese nel più tipico gioco all’italiana (prima non prenderle) e nel trionfo della tattica sovrana.

È stata la partita di Chiellini più che di Dybala (fuori al 71’) e Cristiano. Il match (più di tre milioni di incasso, uno schiaffo alla miseria del calcio italiano) è stato lo spot adeguato al brutto calcio che si gioca in Italia. Conclusioni spettacolari in gol, zero.

Passiamo al Napoli. Incombe il Liverpool, fra tre giorni all’Anfield, e Ancelotti lascia respirare qualcuno dei nuovi titolarissimi, ma non rinuncia a Koulibaly, all’equilibratore Callejon (o ci sarà Ounas?) e nemmeno ad Allan e Insigne perché sostengano da par loro il turn-over che è una nuova occasione per Diawara e Zielinski, soprattutto, di tirarsi fuori dal guscio e mostrarsi per quello che si pensava fossero.

La “lezione” del Chievo non dovrebbe consentire mollezze e distrazioni e il Frosinone sembra squadra meno arcigna. Penultimo in classifica, ultimo attacco e penultima difesa del campionato, è il classico avversario “facile” che potrebbe complicare le cose sul campo, ma anche un Napoli ritoccato e col debutto di Meret tra i pali non dovrebbe fare scherzi e prendersi i tre punti.

In casa il Napoli ha steccato due volte, con i pareggi contro Roma e Chievo, e, se vogliamo, sono quattro punti persi che oggi avvicinerebbero di molto la squadra azzurra alla Juventus.

In ogni caso, il Napoli deve andare per la sua strada e tenersi stretto il secondo posto da eventuali assalti milanesi, mentre la Lazio è lontana (-8) e la Roma è lontanissima (-12) in un campionato che ha confermato la difficoltà a trovare un vero contraltare allo squadrone di Allegri.

Il Frosinone ha preso 4 gol dall’Atalanta e dalla Roma, 5 dalla Sampdoria, solo due dalla Juventus. L’attacco azzurro (con Milik) dovrebbe andare a segno senza grossi problemi se farà subito breccia, senza aspettare l’andazzo dei gol segnati nell’ultima mezz’ora. Sarà determinante una partenza lanciata, convinta, precisa.

C’è qualche tabù da abbattere: Callejon non ha ancora segnato in 12 partite di campionato e 5 di Champions; Insigne non è andato più a segno dal gol al Paris Saint Germain, cinque partite fa. Resterà a guardare Mertens che, anche quest’anno, non s’è fatto mancare le prodezze di una doppietta (alla Stella Rossa) e di una tripletta (all’Empoli). Terrà le munizioni calde per Liverpool.

In mediana, il riposo di Hamsik e Fabian Ruiz ripropone il problema della costruzione del gioco, Diawara poco propenso e Zielinski più mezz’ala di assalto. Ma la somma tecnica del Napoli dovrebbe avere la meglio anche contro un Frosinone arroccato, che peraltro non è “mestiere” suo.

Non sarà però un “allenamento” in vista di Liverpool. Nel mediocre campionato italiano resiste la “tradizione” che non ci sono partite facili e il Frosinone lotta per salvarsi, messo però malissimo.

8/12/2018
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