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Il tormentone di Napoli
Non è più il Napoli di Sarri e non è ancora il Napoli di Ancelotti
di Mimmo Carratelli
(da: Corriere dello Sport del 07.09.2018)
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Siamo al solito chalet di Mergellina, “
calamita ‘e marenare”, rimbalzandoci le solite idiozie in una settimana senza calcio apparente. Così, per ingannare la siesta e la sosta, stiamo giocando agli interrogativi idioti. Elena era di Troia? Il carro è di Tespi? Il gioco è dell’oca? Quand’ecco che il cameriere Peppino interviene energicamente: “
Scusate, il Napoli è di Ancelotti?”.
Colpiti nel più profondo dei nostri interessi e della nostra passione smettiamo il gioco idiota e uno di noi chiede a Peppino: “
Scusate, Peppino, ma che cosa state dicendo?”. Con la pazienza dei camerieri di Mergellina , “
calamita ‘e sfogliatelle”, Peppino dice: “
Scusate voi. Io non capisco. Qui si dice che non è più il Napoli di Sarri e non è ancora il Napoli di Ancelotti”.
L’acuta osservazione di Peppino non ci coglie impreparati. Tutta la città ne parla, vuole sapere e questo fatto “
non è più il Napoli di Sarri e non è ancora il Napoli di Ancelotti” sta tenendo banco.
Neanche il sindaco de Magistris, che pure ha promesso che Napoli batterà moneta allontanandosi dall’euro e che lui andrà in Curva B per allontanarsi da De Laurentiis, sa dire qualcosa sull’argomento. Il sindaco de Magistris, bisogna capirlo, ha un problema col consigliere comunale Mario Coppeto, eletto con Liberi e Uguali (il programma di Ancelotti che ha abolito i titolarissimi) e in Consiglio fa parte del Gruppo Si-Sel-Pos (sembra un programma di De Laurentiis).
Non molto tempo fa, in Consiglio comunale, Coppeto chiese espressamente a de Magistris “
si faccia al più presto un ragionamento politico in un luogo alto perché a breve ci sono scadenza importanti”. Si temette una crisi comunale. In realtà, le scadenze importanti a Napoli sono le date della Champions e Coppeto era già preso dal problema “
non è più il Napoli di Sarri e non è ancora il Napoli di Ancelotti”.
Si ipotizza che il luogo alto per discuterne tra sindaco e consigliere siano i Camaldoli e lassù i due dirimeranno la spinosa questione azzurra per rasserenare la città e tenere in piedi la maggioranza consiliare.
Intanto a Mergellina, “
’nu profumo d’erba ‘e mare”, s’è fatta la folla perché il cameriere Peppino continua a pretendere: “
Scusate, ma voi mi dovete chiarire questa faccenda, non è più il Napoli di Sarri e non è ancora il Napoli di Ancelotti”.
Nel nostro gruppo di Mergellina, “
si parlasse chistu mare”, abbiamo uno storico azzurro che chiamiamo Paolomieli. “
Peppino caro, non vi dovete agitare. Sapete bene che a Napoli siamo i maestri delle tre carte e De Laurentiis è il maestro di due”, osserva Paolomieli.
“
Voi, signor Paolomieli, non mi avete dato una risposta adeguata”, ribatte il cameriere Peppino.
Mergellina, “
quanta suonne ‘e gioventù”, comincia a popolarsi di belle figliole e di bell’’e mammà. Paolomieli accavalla le gambe, che è il suo modo di prendere posizione didattica, e dice girando lo sguardo condiscendente senza fissare il cameriere Peppino: “
A Napoli ci piace così. Non è più di quello e non è ancora di quest’altro. Se fosse tutto chiaro e preciso noi saremmo Copenaghen”.
Peppino di Mergellina, “
paraviso d’’e ‘nnamurate”, sbotta: “
ùanema! Copenaghen, mo’”.
“
Sentite signor Peppino, – replica Paolomieli prendendo una posizione di superiorità verso il cameriere Peppino. – Dovete sapere che nel 1968 le cose non andavano meglio quando avemmo addirittura tre allenatori”.
“
Raccontate” diciamo a Paolomieli.
“
C’era la guerra di Lauro contro Roberto Fiore e ‘o Comandante teneva nel Napoli a Corcione, un suo pupillo, che aveva fatto fortuna in Venezuela. Non si capiva un accidenti. Fiore per mettersi ‘a coppa ingaggiò a Otto Gloria, allenatore del Benfica, un monumento del calcio di quegli anni, un pezzo d’uomo brasiliano con i baffetti.
Avete presente l’attore messicano Pedro Armendàriz? Non l’avete presente, va bene. Contemporaneamente Corcione fece venire Carlo Parola, quello della famosa rovesciata, avete presente? Neanche Parola? Voi, caro signor Peppino, non avete presente niente”.
E Peppino umilmente: “
Vi chiedo scusa”.
Paolomieli prosegue: “
Corcione era amico di Sivori, o meglio Sivori faceva l’amico di Corcione perché Corcione era molto generoso, voi capite? Sivori era agli ultimi fuochi e voleva fare l’allenatore del Napoli. S’era fatto il menisco e non voleva più allenarsi facendo su e giù gli scaloni dei distinti del San Paolo come voleva Pesaola.
Parola doveva tenere il posto a Omar in attesa che il cabezòn prendesse il patentino. Corcione era d’accordo. Intanto Otto Gloria venne a Napoli, entrò nella sede azzurra che era in via Chiatamone, si affacciò al balcone che dava su via Partenope, salutò gli scugnizzi convocati da Fiore per un battimani, rientrò, salutò Fiore e gli altri e se ne tornò in Portogallo”.
“
Questa è storia” sottolinea Peppino.
“
Allora, - riprende Paolomieli, -
Roberto Fiore prese Chiappella, il milanesone della Fiorentina che capì subito l’andazzo e pronunciò per la prima volta la sua frase storica, l’è bùrdega, è un casino”.
“
Ecco i tre allenatori” esclama il cameriere Peppino. “
Voi siete lo storico del Napoli, signor Paolomieli”.
L’altro accoglie benevolmente il complimento e conclude usando un po’ di politica per conquistare quelli più giovani che si sono fermati ad ascoltare: “
Capite, era il 1968. E il sessantotto successe al Napoli. Successe che avemmo contemporaneamente il Napoli di Parola e il Napoli di Chiappella. Parola che aveva giocato nella Juventus è quello della famosa rovesciata, ve l’ho già detto, resa popolare dalla foto che scattò un cineoperatore fiorentino, Corrado Bianchi, che la vendé ai giornali per tremila lire, era il 1950”.
Un estraneo azzarda: “
Dottor Paolomieli, ma voi siete anche uno storico della Juventus?”
“
Mi offendete!” ribatte Paolomieli.
Un ragazzo chiede: “
E come andò il Napoli di Parola?” “
Parola cominciò bene pareggiando a Milano contro l’Inter di Mazzola e Corso, Facchetti e Suarez, Burgnich e Domenghini. Ma noi avevamo Zoff e Juliano, Altafini e Claudio Sala, Bianchi e Montefusco. Non eravamo gli ultimi arrivati, ma c’era il caos societario a tagliarci le gambe. Parola guidò il Napoli per sette partite, una sola vittoria, quattro pareggi, due sconfitte. La panchina passò a Chiappella e il Napoli, quell’anno, finì settimo. Sivori giocò tre partite”.
Un signore sottilmente juventino, se ne incontrano ancora oggi a Napoli, domanda: “
Ma voi, dottor Paolomieli, l’avere conosciuto Parola?”
“
Certo. Io vivevo nel Napoli. Lo chiamavano Nuccio, mai Carlo. Per la precisione era noto come Nuccio Gauloise. Ovvio, perché fumava. Ma gli piaceva anche il bicchiere”.
“
Grazie, dottor Paolomieli”.
“
A Napoli siamo sempre speciali”, continua il nostro storico. “
C’è stato il Napoli di Parola e il Napoli di Chiappella nello stesso anno. Oggi vi rammaricate perché non c’è più il Napoli di Sarri e non c’è ancora il Napoli di Ancelotti”.
Allora noi del gruppo gli chiediamo: “
Paolomieli, ma come te lo immagini il Napoli di Ancelotti? Come sarà?”.
“
Questo è un problema”, risponde. “
Andasse lui in campo avremmo risolto la metà dei problemi. Si piazzerebbe da signore a dirigere l’orchestra mentre Hamsik continua ad andare a lezioni di regìa e di panchina e Diawara, benedetto ragazzo, non può perdersi come a Genova.
I tre piccoletti davanti? Perché no? Fornirei efficienti navigatori ai difensori. E voglio vedere la prima parata di Ospina. Il Napoli di Ancelotti non sarà un presepe, ma un albero di Natale. E perciò mussillo, capitoni e luminarie”.
Un tifoso competente interviene: “
De Laurentiis ha detto che vedremo il Napoli di Ancelotti fra sette, otto partite. Ma alla settima partita c’è Juventus-Napoli. Voi che cosa dite, dottor Paolomieli?”
“
Io non dico, io osservo. Adesso è l’ora del passeggio delle belle figliole”.
Interviene uno sconosciuto: “
Non vi interessano le vecchie signore?”
Paolomieli finge di non capire, poi precisa: “
Se le vecchie signore hanno i soldi, perché no?”. E ordina a Peppino una granita di limone.
“
Agli ordini” scatta il cameriere Peppino di Mergellina, “
addore ‘e mare”. Allontanandosi, continua a borbottare: “
Non è più il Napoli di Sarri e non è ancora il Napoli di Ancelotti”.
Scende la sera. La città va a letto. Un altro giorno è passato di questi in cui non c’è più il Napoli di Sarri e non c’è ancora il Napoli di Ancelotti.