Calcio
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Le scuse del presidente
di Mimmo Carratelli
Se la bellezza di Sarri non ha salvato il mondo, bello il gioco, zero tituli, ora dovrà essere la poesia a salvare il mondo azzurro. E perciò vi passo, senza remore, questa mia composizione in versi che la prosa è stata esaurita in esami tattici e psicologici, errori ed omissioni, insomma il pateracchio di Marassi.

Alle cinque in punto della sera, il postino recommi una missiva. Era ben chiusa con regal saliva ed io l’aprii tutto fremente. C’era un foglio azzurro, firmato il presidente.

C’erano scuse e parole accorate. Tesoro mio, diceva la missiva, devi essere paziente. Io trasalii per l’affettuoso dire. Mai il sire delle azzurre rive era stato gentile e si’ paterno. Dopo Genova, ero un po’ all’inferno.

Ma il presidente scrive e chiede scusa per la scura serata di Marassi e così fra gentiluomini si usa. Manda dolcissime missive e chiede tempo. Date a Carlo il tempo che è occorrente per mostrarsi d’essere un vincente. Date a Carlo sette/otto partite, siate generosi se soffrite.

Il cor mi batteva tutto tremante. Il presidente che si fa garante d’un futuro vincente e luccicante. Mai prima d’ora, Aurelio elettrico-fremente mostrossi in attese assai paziente. Incasso l’ottimismo aureliano, mi viene voglia di stringergli la mano.

Sette/otto partite posson bastare per disegnare il Napoli d’Ancelotti, sperando nel frattempo che altri botti, com’è successo nella sera genovese, non riducano ancora le pretese del sottoscritto tifoso ormai paziente che dice grazie delle scuse, signore e illustrissimo presidente.
6/9/2018
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