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Ora Ancelotti deve scegliere il suo Napoli
di Mimmo Carratelli (da: Roma del 13.08.2018)
Gli esperimenti sono finiti (qualcuno finito male nelle amichevoli), il campionato è alle porte e certamente Ancelotti, dopo avere fatto ruotare tutta la “rosa”, ha bene in mente il suo Napoli.

Ancelotti vorrebbe una squadra aggressiva e di qualità, da qui la scelta della linea mediana a Wolfsburg (Ruiz, Hamsik, Zielinski). Ma la migliore linea mediana è stata quella di San Gallo contro il Borussia (Allan, Diawara, Rog).

Numerosi osservatori sostengono che il Napoli visto contro i tedeschi di Dortmund è stato il migliore in questa fase di preparazione (in attacco Verdi, Milik, Ounas). C’è un po’ di confusione che deve essere tutta nostra e sicuramente non appartiene ad Ancelotti.

Un buon Napoli si è visto a sprazzi in tutte e tre le amichevoli di rilievo. Sono stati i “residui” della squadra di Sarri. Il possesso-palla non è più un dogma. Ma con Sarri era un possesso difensivo. Più il Napoli teneva palla, più l’avversario aveva meno tempo e possibilità per giocarla e far male. Col possesso-palla il Napoli poteva giocare alto. Ora deve abbassarsi per essere compatto.

Le scelte di Ancelotti potrebbero essere due. Il 4-3-3 del “vecchio” Napoli con Diawara al posto di Jorginho, quindi Hamsik a sinistra nel suo ruolo naturale, e l’attacco dei tre piccoletti, mai schierati da Ancelotti anche per il ritardato rientro di Mertens dopo il Mondiale. Sarebbe una scelta “conservativa”. E si sa che Ancelotti preferisce l’albero di Natale, anche se siamo ancora in agosto.

In realtà, il 4-2-3-1 sembra il modulo appropriato per andare oltre il triennio di Sarri. Esso offre due vantaggi. Una difesa più protetta da due mediani e la rinuncia ad insistere su Hamsik regista, esperimento che richiede tempo e il Napoli di tempo non ne ha. Verrebbe anche eliminata l‘altalena fra Marek e Diawara. Nessuno dei due è un regista e nessuno dei due ha il “senso” del ruolo che aveva Jorginho.

Proprio la cessione di Jorginho (ma 60 milioni sono un bell’incasso) ha aperto i problemi del “nuovo” Napoli che ha perduto il suo uomo-guida (con tutti i limiti di Jorginho). C’è un’altra (scontata) indicazione da questo periodo di preparazione. L’indicazione è che il Napoli non può prescindere da Allan e da Mertens. Il primo dà forza al centrocampo, il secondo dà fantasia ed elettricità alla manovra offensiva.

L’indicazione ulteriore, ma è una vecchia storia, è il ruolo di Zielinski, giocatore di grandissime qualità tecniche ma atipico. Il polacco è essenzialmente una mezz’ala offensiva, non protegge in un centrocampo a tre (come nel primo tempo contro il Wolfsburg), non ha posto in un centrocampo a due.

Pensare a un Napoli aggressivo e di qualità, come dice Ancelotti e che comprende Zielinski, è un rischio per questa difficile ripartenza della squadra azzurra. Sarebbe una scelta coraggiosa, ma avrebbe avuto bisogno di un lungo e meticoloso collaudo.

Nel 4-2-3-1 è in discussione persino Hamsik vista l’intesa tra Mertens e Milik protagonisti di un paio di azioni travolgenti nello stretto contro il Wolfsburg. Escludendo l’esperimento del regista, il Napoli col 4-2-3-1 impegnerebbe Meret/Karnezis; Hysaj, Albiol, Koulibaly, Ghoulam/Mario Rui; Allan e Fabian Ruiz (Diawara); Verdi, Mertens (Hamsik), Insigne; Milik.

C’è un altro problema. È vero che deve giocare tutta la “rosa”, e Ancelotti ha il merito di avere “strappato” dalla panchina quei giocatori “esiliati” da Sarri, ma è anche vero che una squadra per avere una identità e una personalità deve pur contare su una formazione-base, opportunamente ritoccata con una rotazione intelligente di tutti i giocatori a disposizione.

Al di là delle condizioni fisiche e di forma individuali, ancora approssimative, il Napoli sembra navigare a vista senza nessuna certezza. Una formazione-tipo è necessaria per l’intesa, un gioco collaudato, i movimenti bene assimilati. Non è una questione di titolarissimi, ma alla fine non si può disorientare l’intera “rosa” con un utilizzo altalenante dei giocatori.

Nessuna grande squadra, anzi nessuna squadra parte con ventidue titolari. La Juventus, che in panchina ha una seconda squadra di grande valore, ha una formazione-base in cui entrano gli “altri” a seconda di precise situazioni tattiche o per una necessaria iniezione di energia.

Messe da parte le nostre chiacchiere, quale è il Napoli di Ancelotti? Lo vedremo sabato a Roma contro la Lazio al gong del campionato. Il vantaggio è che non si giocherà più per provare, ma per fare risultato. In questo Ancelotti è un maestro. Il risultato sarà la stella cometa del “nuovo” Napoli.

13/8/2018
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