Calcio
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Diawara lotta come un leone
freddo sul rigore: l’onore è salvo
di Mimmo Carratelli (da: Il Mattino del 18.10.2017)
All’inferno e ritorno. Appesi a un secondo tempo di passione, generosità, orgoglio. La bellezza azzurra che fiorisce in ritardo quando entra Allan, l’uomo di tutte le trincee.

Martedì 17 (né di venere, né di marte), neanche una incoraggiante combinazione. L’uragano Ophelia con le maglie sky blues del City si abbatte sul Napoli al pronti, via.

Il primo quarto d’ora infernale decide il match. Quando il Napoli risorge, a fatica, con generosità, con orgoglio, Mertens si fa parare un rigore, Insigne va fuori per problemi all’inguine e il tiro di Hamsik a porta vuota viene salvato da Stones.

Maledizione. Addio bellezza.
È Koulibaly col salvataggio sulla linea, è Diawara che mette a segno il secondo rigore a riportare a galla la squadra azzurra. Tesi al pareggio che sarebbe un’impresa.

Diawara, il ventenne della Guinea, è l’azzurro che apre alla speranza del pari accorciando le distanze a venti minuti dalla fine. La freddezza dal dischetto dopo avere lottato da leoncino nei lunghi momenti della sofferenza, il primo tempo maledetto.

Diawara che salva l’onore e la bandiera. Diawara l’irriducibile come Koulibaly, come Albiol nella serata dello show.

Ecco le emozioni del vecchio cronista che tante ne ha viste, godute e sofferte mentre guarda all’Etihad Stadium, struttura avveniristica con i cavi di acciaio agganciati a otto piloni per reggerne la copertura, proprio come il suggestivo progetto originario del San Paolo per Italia 90, poi stravolto e degradato dalla corona in ferro bucherellato che fu il business di chi sappiamo.

Manchester City-Napoli, la seconda volta, sei anni dopo Mazzarri e Cavani, minuto per minuto, palla su palla. Note in fuga sul taccuino.

Manchester per noi è quest’attesa che ci bagna, questo esame alla lavagna, questo posto che ci inganna.

Manchester per noi è questa sfida di bellezza che ci inghiotte, eppur parenti siamo un po’ di quel gioco bulli e pupe, guardie e ladri, dai e vai, palla indietro e palla avanti.

Manchester che fu la prima volta nella grande Europa riscattandoci dal fallimento, Manchester per noi è il firmamento, è la notte delle stelle.

È Guardiola che ci ammira, woooow, è uno stadio di sceicchi belli e ricchi.

È la sera delle facce un po’ così, con quell’espressione un po’ così che ha preteso Sarri, quella faccia di qualcosa, scugnizzi col sorriso da impudenti, una squadra strafottente, senza macchia né paura.

Palleggiamogli in faccia. Palla al centro e cuore in gola.
Ma la storia è un’altra. Per mezz’ora il City gioca a fisarmonica, ad organetto, a percussione. Fraseggia e sventaglia. Le stelle del Napoli stanno a guardare.

L’ossessione del possesso, l’arte egregia del palleggio, il confronto a viso aperto senza trucchi e senza inganni. Siamo smarriti. Non c’è gioco, non c’è bellezza.

L’occhio corre verso Marek, lui è il faro, è lui la stella. Chi si accende tra i fiamminghi, i due amici per la pelle avversari di una notte, la saetta di Lovanio, Dries Mertens, il diavolo nostrano, oppure De Bruyne, la carota di Drongen?

Chi allaccia le caviglie di David Silva? Su chi incombe l’ombra nera di Kalidou? Chi fa fuori Sané, il povero Hysaj? Chi perfora la difesa di Rolling Stones?

Coraggio, guardiamo. È il ballo dei belli. Ma è il ballo del City. I belli del Napoli emergono dal baratro dopo mezz’ora, ma quando Mertens fallisce il rigore dell’1-2, la serata sembra segnata.

Si aggiunge l’infortunio di Insigne (dentro Allan) e perdiamo il sonno e la fantasia. Però il Napoli del secondo tempo, a strappi, a morsi, a folate mette alle corde il City che, però, ha padronanza di palleggio, esce bene dalla fase difensiva.

Quando Guardiola rinuncia a Gabriel Jesus, l’unico attaccante di ruolo, per schierare il difensore Danilo si capisce che il City teme il Napoli, che la partita non è finita a venti minuti dalla conclusione.

Il Napoli non gioca di bellezza, non può farlo, tante energie ha già speso, gioca di impeto, di pura reazione perché, intanto, la classifica del girone Champions si complica, lo Shakhtar vince sul campo del Rotterdam.

È un assalto disperato, alla fine. Anche Reina dà una mano sventando tre pericoli.

Restiamo appesi al rigore di Diawara, al rigore della speranza. Ma il tempo corre. Battuti, ma orgogliosamente in piedi nella ripresa.
Tardi, maledettamente tardi.


MANCHESTER CITY-NAPOLI 2-1 (2-0)

NAPOLI (4-3-3): Reina, Hysaj (70’ Maggio), Albiol, Koulibaly, Ghoulam; Zielinski, Diawara, Hamsik (78’ Ounas); Callejon, Mertens, Insigne (56’ Allan).

MANCHESTER CITY (4-1-4-1): Ederson; Walker, Stones, Otamenti, Delph; Fernandinho; Sterling (69’ Bernardo Silva), De Bruyne, David Silva (76’ Gundogan), Sané; Gabriel Jesus (86’ Danilo).

Arbitro: Lahoz (Spagna).

Reti: 9’ Sterling, 13’ Gabriel Jesus, 72’ Diawara su rigore.

CHAMPIONS LEAGUE, girone F.
Manchester City-Napoli 2-1
Feyenoord-Shakhtar 1-2

CLASSIFICA
9 Manchester City (8-1 gol); 6 Shakhtar (4-4); 3 Napoli (5-5); 0 Feyenoord (2-9).

PROSSIMO TURNO
Mercoledì 1 novembre: Napoli-Manchester City; Shakhtar-Feyenoord.
18/10/2017
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