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Cessione Quagliarella, un destino che si compie
di Angelo Forgione
Un fulmine a ciel sereno, il passaggio di Quagliarella alla Juventus in realtà era ampiamente annunciato da segnali ben precisi che però nessuno ha colto o voluto cogliere. L’attaccante era però destinato a partire alla prima occasione utile. Un addio improvviso che ha sconvolto la tifoseria azzurra che si è spaccata tra chi attacca il giocatore per il tradimento e chi De Laurentiis per la cessione a cuor leggero.  In realtà al banco degli “imputati” va aggiunto anche chi fin qui non ha avuto il dito contro, ovvero Mazzarri. Lo stesso Quagliarella, nelle sue criptiche dichiarazioni di addio, ha detto che le cose si fanno in tre.

I rapporti tra l’attaccante stabiese e il mister livornese erano ormai compromessi. La storia parte da lontano, in quell’equivoco tattico in cui era finito Quagliarella considerato quasi un doppione di Lavezzi. Non passa molto tempo dall’arrivo di Mazzarri in luogo di Donadoni che in quella scialba partita di Catania del 7 Novembre 2009 “Re Fabio” viene colto dalle telecamere ad urlare all’indirizzo della panchina «una sf… di palla». Li esplode il malumore nei confronti del tecnico per il modo col quale intende utilizzarlo, ma anche nei confronti di qualche compagno di squadra col quale ha scarso feeling. Qualche giorno dopo arriva un comunicato di scuse ufficiali, evidentemente dettate dall’alto.

Dopo tre mesi, il 22 Febbraio 2010, De Laurentiis è pizzicato in tribuna a Siena mentre impreca «Quagliarella non vale un c…» e stavolta la rettifica è un teatrino con cui il presidente trasforma la frase in «Quagliarella si fa un mazzo».

Il 10 Aprile Quagliarella viene espulso nei minuti finali della gara persa contro il Parma al San Paolo e De Laurentiis fa esplodere la sua ira negli spogliatoi ma anche dopo la sanzione di tre giornate che diventano il motivo per un affondo diretto verso l’attaccante.
Fabio va ai mondiali e sfodera un inutile secondo tempo super contro la Slovacchia, piange e commuove l’Italia e il mondo che gli riconosce una classe superiore. Eppure De Laurentiis dichiara che il giocatore non è incedibile e che se il Napoli non è approdato in Champions League è per colpa della sua squalifica di tre giornate rimediata dopo l’espulsione col Parma.

Un altro segnale di un amore mai sbocciato sono le strategie pubblicitarie del settore marketing del club. L’immagine di Quagliarella viene si sfruttata ma per iniziative minori. Il Napoli presenta il profumo “Marek” investendo sull’immagine di Hamsik e manda Lavezzi sotto la doccia come testimonial per il lancio del cronografo ufficiale.

Come in tutti i destini che si compiono, la cessione di Quagliarella prende forma con l’acquisto di Cavani, anch’esso a sorpresa proprio mentre dall’estero giunge un’offerta di 25 milioni per lo stabiese che evidentemente rifiuta perché non ne vuol sapere di andare all’estero. Quagliarella resta a Napoli ma controvoglia perché i rapporti col presidente, con l’allenatore e con qualche compagno sono ormai logori. In ritiro parla poco e niente, forse strategicamente, e nel frattempo si lavora alla luce del sole per portare a Napoli il fedele mazzarriano Lucarelli, un vecchietto terribile che sconfessa le strategie prospettiche di De Laurentiis e che dimostra come Mazzarri sia ormai stato investito del ruolo di allenatore-manager; un altro indizio che passa inosservato perché tutti pensano ad una strategia di rafforzamento del reparto offensivo del Napoli in vista delle fatiche da affrontare nelle tre competizioni mentre Lucarelli va semplicemente a coprire la casella di Denis come Cavani quella di Quagliarella.

L’attaccante stabiese rischia però di restare a Napoli, scontento. Il problema è di Mazzarri che in vista di una simile ipotesi deve studiare la coesistenza degli attaccanti. Ma è chiaro che la sua priorità è per Lavezzi e Cavani che lui stesso aveva contattato telefonicamente durante i mondiali in Sudafrica affinchè scegliesse Napoli. Edinson sposa gli azzurri proprio perché avverte la fiducia diretta dell’allenatore e si fionda all’ombra del Vesuvio. Quagliarella invece ne sente sempre più la sfiducia e comincia ad annusare una stagione tribolata con molta panchina, non ci sta e non vuole neanche perdere la Nazionale. E quando il Presidente De Laurentiis, durante la presentazione di Lucarelli, gli lancia un messaggio codificato dicendo alla stampa che è la stagione della maturità in cui tutti devono accettare le decisioni di Mazzarri e non devono badare a se stessi, capisce che ne è il destinatario e che è il momento del “si salvi chi può”. L’occasione gliela da il suo ex compagno di squadra e conterraneo Di Natale che coerentemente rifiuta la Juventus dopo aver rifiutato il Napoli lo scorso anno e gli lascia libero il posto nel reparto offensivo bianconero. Fabio era al terzo posto nella graduatoria delle preferenze del duo Marotta-Delneri: Pazzini, Di Natale e poi Quagliarella. Il primo non viene liberato, il secondo rifiuta, il terzo no. Per Fabio, ormai prigioniero della sua scelta di cuore dello scorso anno, è una liberazione. A Napoli non ci vuole più stare. In men che non si dica, complice un ingaggio più allettante, si accorda con la Juventus, e il Napoli lascia fare, accettando persino la formula del prestito oneroso con diritto di riscatto.

Il nuovo Quagliarella sabaudo è subito in polemica con Mazzarri e De Laurentiis e alla presentazione gli dedica un pensiero: «A Napoli con i tifosi e i compagni sono stato alla grande, c'è dispiacere. Ma quando poi si innescano certi meccanismi o mancanza di feeling con certe persone...». Mazzarri a distanza ribatte il colpo: «Non ho niente da rispondere a Quagliarella, uno che ha detto di essere felice alla Juve. Tireremo le somme mercoledì, quando finirà questo cavolo di mercato. Preferisco giocatori che non escano mai dalle logiche del gruppo». Quagliarella, secondo Mazzari, ormai corpo estraneo alla squadra. Non resta che attendere dunque la versione esplicita di Mazzarri alla ripresa degli allenamenti dopo la trasferta di Firenze.
Le parole di Fabio dette in sede di presentazione a Torino fanno il resto ed è difficile che i tifosi capiscano che siano frasi di circostanza: «Sono felicissimo di essere qui. A Napoli si voleva migliorare l'annata precedente. La Juventus invece punta sempre al massimo, a vincere lo scudetto e ad entrare in Champions. Qui siamo un passo più avanti».

La cessione dell’ex “Re Fabio” non è affatto indolore. Per tanti motivi. Prima di tutto perché il giocatore ha scelto di andare via ma anche la destinazione, e la Società l’ha assecondato pur di liberarsene. Quagliarella sarebbe potuto diventare una scheggia impazzita ed è stato quindi giusto privarsene per il bene del gruppo, ma probabilmente avrebbe dovuto la società stabilirne la destinazione, evitando di indebolirsi rafforzando una diretta concorrente, realizzando una minusvalenza rispetto al prezzo d’acquisto dello scorso anno e respingendo offerte ben più vantaggiose giunte dall’estero. Tutto sommato un’operazione non conveniente dal punto di vista del bilancio e non è coerente che a far quadrare i conti siano poi i tifosi pagando le pay-tv.

Il segnale offerto dal Napoli al calcio italiano non è positivo perché ci si è privati di un giocatore di caratura internazione, forse il più forte della rosa, cedendo all’offerta di una delle squadre cosiddette “grandi”. Tutto questo offre un messaggio di subalternità che finora non si era voluto dare trattenendo tutti i pezzi migliori. Ci sono certamente delle logiche di mercato che sfuggono alla logica stessa ed è quindi giusto che il Napoli si affretti a spiegare alla piazza perché è avvenuto ciò che è avvenuto nel modo in cui è avvenuto.
Quagliarella, dal canto suo, non ci ha fatto una gran bella figura. Non per quel che ha fatto bensì per come l’ha fatto. Intendiamoci, le scelte sono scelte e vanno sempre rispettate, ma in ogni storia d’amore chi lascia deve farlo con stile e mai girando le spalle senza un addio.

Solo un anno fa realizzava il suo sogno, oggi ha riaperto gli occhi e ha gettato i napoletani in un incubo già vissuto, la cessione di un beniamino napoletano ai grandi signori di Torino storicamente abituati a portar via ricchezze da Napoli. La storia, si sa, si ripete e il calcio non fa eccezione. Era già accaduto con Ferrara, ma quella fu una cessione dovuta, un sacrificio per rimandare il fallimento del club. Questa cessione è diversa, è una scelta, non un sacrificio, ed è avvenuta con le modalità della fuga che il popolo napoletano ha codificato come tradimento. Quagliarella è andato a Torino passando per la scandinavia, senza salutare il popolo che lo ha amato. Era soprannominato “Masaniello” ma il capopopolo ha mancato di rispetto alla sua gente che per questo oggi “gli taglia la testa”. Una sera lo si è visto con la maglia azzurra nella formazione anti-Elfsborg e la mattina seguente con la maglia bianconera, quella più detestata. È questo che ha ferito i Napoletani, gente di cuore che sa capire le scelte quando gli vengono spiegate.

In definitiva è una cessione in cui giocatore e società sono colpevoli allo stesso modo per come si è configurata. L’unico non colpevole è forse Mazzarri, almeno fino a quando i risultati gli daranno ragione.
29/8/2010
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