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I 50 anni del “San Paolo”
di Mimmo Carratelli (da: La Repubblica)
Quella prima settimana di dicembre di cinquant’anni fa piovve quasi tutti i giorni. Un torrente di acqua e fango invase la stazione di Piazza Garibaldi. Al Vasto cedette un collettore d’acqua. Una voragine si aprì in via Cavalleggeri Aosta e 180 persone vennero evacuate. A Chiaia crollò un muro e sette famiglie si trovarono senza casa. Cronaca infinita della città di cartone.

Fu in quella settimana che il Napoli concluse le sue stagioni allo stadio del Vomero per scendere a Fuorigrotta nello stadio nuovo. Eraldo Monzeglio, l’allenatore-gentiluomo, che aveva diretto la squadra azzurra per sette anni, dal 1949 al 1956, mandò un telegramma: “Mio augurale e affettuoso pensiero pubblico napoletano per apertura stadio finalmente degno della sua passione et sue legittime ambizioni”.
Il Napoli abbandonò la collina e il piccolo stadio di 30mila posti dove aveva giocato memorabili partite nel dopoguerra. Vi aveva battuto due volte la Juventus inchiodandola alla sconfitta all’ultimissimo minuto (3-2 e 4-3).

Nel campionato 1959-60 le cose andavano malissimo. Quattro sconfitte nelle prime quattro partite, con l’esonero di Frossi e l’avvicendamento di Amadei sulla panchina azzurra, incidenti nella gara col Genoa, sconfitta a tavolino e un match in campo neutro (a Livorno). Il Napoli giocò l’ultima partita al Vomero il 15 novembre battendo il Vicenza 3-1. Fu di Alessandro Vitali l’ultimo gol sulla collina.

Di un nuovo stadio a Napoli, dopo i bombardamenti che avevano distrutto il campo “Ascarelli” e consegnato il “Vomero” alle truppe americane, poi riscattato al calcio da una furbata di Gigino Scuotto, noto dirigente sportivo, si interessò il Coni nel 1947 che indisse un concorso per la sua realizzazione. Per l’ubicazione venne scelto il quartiere di Fuorigrotta, non ancora fortemente urbanizzato (23mila abitanti, oggi 76mila), destinato a cittadella fieristica (la Mostra d’oltremare fu riaperta nel 1951), della cultura e dello sport. La Facoltà di ingegneria era in costruzione (prima pietra nel 1956, inaugurazione nel 1965). La piscina “Scandone” e il Palazzetto dello sport sarebbero sorti nel 1963, in occasione dei Giochi del Mediterraneo. L’apertura del Viale Augusto fu iniziata a metà degli anni Cinquanta. Il nuovo stadio sarebbe sorto, dunque, in una zona non ancora densa di abitazioni.

Il progetto fu affidato agli architetti Cocchia, Dall’Olio, De Simoni, Ghedina, Procesi, Uras e agli ingegneri Bonamico, Cardeschi e Giovannelli. La prima pietra fu posta il 23 aprile 1952 da Domenico Moscati, il quinto sindaco del dopoguerra prima di Lauro. Per il nuovo stadio si batterono Gigino Scuotto e Pasquale De Gennaro, consigliere comunale liberale, poi presidente della Mostra d’oltremare. Il finanziamento fu di poco più di due miliardi di lire, 950 milioni concessi dal Ministero dei lavori pubblici, 1.200 milioni ricavati dalla Legge speciale che, nel 1953, destinò a Napoli 35 miliardi.
Lo stadio fu completato in sette anni e otto mesi. Si sarebbe dovuto chiamare “Stadio del Sole”. Il vescovo Sorrentino di Pozzuoli pretese e ottenne che fosse intitolato a Paolo di Tarso, l’apostolo di Gesù che, nel suo viaggio in Italia, sbarcò sul litorale napoletano nei pressi di Fuorigrotta. Alle 11,45 del 3 dicembre 1959, un venerdì, il ministro Togni tagliò il nastro tricolore. Il vescovo Castaldo benedisse l’impianto. Il commissario al Comune Correra pronunciò un breve discorso. Lo stadio si stagliava imponente nel panorama di Fuorigrotta, un quartiere ancora arioso prima dell’assalto edilizio.

Due giorni prima, mercoledì, i giocatori del Napoli vi tennero il primo allenamento. E, nella partitella di metà settimana, Vinicio fu il più svelto a scuotere la rete nuovissima di una delle porte. Fu il primo gol al “San Paolo”. Sul tiro del brasiliano volò inutilmente Cuman. Contro le riserve, la squadra con la casacca azzurra schierò: Bugatti, Comaschi, Mistone, Beltrandi, Greco, Posio, Vitali, Rambone, Di Giacomo, Pesaola, Bertucco. Il terreno di gioco era pesante per la pioggia di quella settimana, ma il sistema di drenaggio funzionò. Elia Greco, un ragazzo della provincia di Milano giunto al Napoli a 19 anni, legatosi a vita alla città, disse: “Speriamo che domenica piova perché la Juventus non si ritrova sul terreno pesante”. La partita inaugurale del “San Paolo” sarebbe stata nientemeno che Napoli-Juventus.

La squadra bianconera puntava allo scudetto ed era in testa al campionato con 15 punti. In nove partite, aveva subito una sola sconfitta, a Bologna. Il Napoli bordeggiava basso, al tredicesimo posto con 7 punti dopo il disastroso avvio con Frossi. Singolare coincidenza: anche allo stadio “Ascarelli”, inaugurato ufficialmente il 23 febbraio 1930, il primo avversario era stata la Juve. Quel giorno finì 2-2 con una furiosa rimonta azzurra, due gol di Buscaglia per pareggiare le reti di Munerati e Orsi. Era la formidabile Juventus degli anni Trenta. Quella che si annunciava al “San Paolo” ne era una degnissima erede: Vavassori, Castano, Sarti, Emoli, Cervato, Colombo, Boniperti, Nicolè, Charles, Sivori, Stacchini. Il Napoli andò in ritiro all’Hotel du Nord di Sorrento. La Juve si acquartierò all’Hotel Royal.

E venne il giorno dello straordinario vernissage, 6 dicembre 1959, settantamila sugli spalti. I prezzi: tribuna 3.500 lire, distinti 1.800, curve 600. L’incasso superò i 68 milioni (68.329.700). Formidabile il colpo d’occhio dell’ovale dello stadio, la cornice degli spalti alta 21,50 metri, 28 scale di accesso, otto tralicci di venti metri per l’illuminazione, il terreno di gioco circondato dalla pista d’atletica a sei corsie e dal fossato profondo quattro metri e largo 2,30. Un giorno, Luciano Comaschi l’avrebbe saltato con una spettacolare acrobazia per dire il fatto suo a un tifoso che lo aveva insultato in allenamento.

Il Napoli si schierò con Bugatti, Comaschi, Mistone, Beltrandi, Greco, Posio, Vitali, Di Giacomo, Vinicio, Del Vecchio, Pesaola. Sulla panchina della Juventus Carlo Parola e il direttore tecnico Renato Cesarini. Posio doveva marcare Sivori, Elia Greco su Charles, Mistone a bloccare Nicolè e Comaschi su Stacchini, Beltrandi a caccia di Boniperti. Partenza a razzo degli azzurri, in vantaggio dopo sei minuti. I difensori della Juve picchiavano sodo. Castano atterrò Pesaola. Batté la punizione lo stesso petisso. Cervato e Vinicio saltarono sul cross ma, accecati da sole, mancarono la palla. Alle loro spalle saltò Vitali più di Emoli e di testa batté Vavassori. Cervato cacciò un urlo di rabbia sovrastato dalla “esplosione” dello stadio. Vitali era stato l’ultimo a segnare al Vomero, fu il primo al “San Paolo”.

La Juve si infuriò. Il Napoli la fece tremare con la traversa colpita da Vinicio (14’). L’arbitro Jonni lasciava che i bianconeri picchiassero. Cervato entrò duro su una caviglia di Vinicio azzoppando il brasiliano (20’). Del Vecchio si mangiò il raddoppio (26’). Bugatti fece il primo miracolo deviando un colpo di testa di Boniperti a tre metri dalla porta napoletana. La Juve cominciò a dominare. Il Napoli rischiò di cedere in una azione concitata (60’). Assist di Sivori e palo di Stacchini, rimbalzo del pallone, ancora Stacchini con un pallonetto scavalcò Bugatti: sulla linea salvò Comaschi.

Il Napoli giocava praticamente in dieci per l’infortunio di Vinicio, ma sorprese la Juve una seconda volta (65’). Ancora un fallo juventino (su Pesaola). Punizione calciata da Del Vecchio. Il pallone scese “a candela”. Vinicio, un leone sempre, resistette al contatto con Cervato. Controllo, stop e tiro micidiale in rete. Il gol dello zoppo e che zoppo!

Due a zero. Non era un sogno. A tempo scaduto Jonni regalò un rigore alla Juventus (non c’era il fallo di Pesaola su Stacchini) e Cervato segnò dal dischetto. Negli spogliatoi, Stacchini confessò che era stato un rigore inventato dall’arbitro. Il Totocalcio pagò 10 milioni ai “tredici”. Tre furono i vincitori a Napoli.
 

STADIO SAN PAOLO.
 
Incassi campionato.
21/10/1990 Napoli-Milan 3.660.950.000 lire.
20/10/91 Napoli-Juventus 3.367.814.000 lire.
22/10/1989 Napoli-Inter 2.825.181.235 lire.
2/3/2008 Napoli-Inter 1.251.020 euro.
2/3/2009 Napoli-Milan 1.545.777 euro.
28/10/2009 Napoli- Milan 1.334.120 euro.
 
Incassi Coppe europee.
3/5/1989 Napoli-Stoccarda 4.570.650.000 lire.
30/9/1987 Napoli-Real Madrid 4.248.860.000 lire.
5/4/1989 Napoli-Bayern Monaco 4.006.950.000 lire.
Record spettatori.
26-4-1981 Napoli-Perugia 89.365 paganti.
 
LE PARTITE INDIMENTICABILI.
Campionato.
6/12/1959 Napoli-Juventus 2-1 (Vitali, Vinicio).
22/5/1966 Napoli-Inter 3-1 (2 Altafini, Juliano).
12/12/1971 Napoli-Roma 4-0 (2 Esposito, Altafini, Pogliana).
7/4/1974 Napoli-Lazio 3-3 (2 Clerici, Juliano).
3/11/1985 Napoli-Juventus 1-0 (Maradona).
29/3/1987 Napoli-Juventus 2-1 (Renica, Romano).
13/12/1987 Napoli-Juventus 2-1 (De Napoli, Maradona).
23/10/1988 Napoli-Pescara 8-2 (3 Carnevale, 2 Careca, 2 Maradona, Alemao).
27/11/1988 Napoli-Milan 4-1 (2 Careca, Maradona, Francini).
1/10/1989 Napoli-Milan 3-0 (2 Carnevale, Maradona).
22/10/1989 Napoli-Inter 2-0 (Careca, Maradona).
25/3/1990 Napoli-Juventus 3-1 (2 Maradona, Francini).
29/4/1990 Napoli-Lazio 1-0 (Baroni).
27/3/1994 Napoli- Milan 1-0 (Di Canio).
2/3/2008 Napoli-Inter 1-0 (Zalayeta).
11/5/2008 Napoli-Milan 3-1 (Hamsik, Domizzi, Garics).
Coppe europee.
10/12/1969 Napoli-Ajax 1-0 (Manservisi).
20/4/1977 Napoli-Anderlecht 1-0 (Bruscolotti).
30/9/1987 Napoli-Real Madrid 1-1 (Francini).
15/3/1989 Napoli-Juventus 3-0 (Maradona, Carnevale, Renica).
18/9/2008 Napoli-Benfica 3-2 (Vitale, Denis, Maggio).
Coppa Italia.
14 5 1978 Napoli-Juventus 5-0 (4 Savoldi, Pin).
27/8/2006 Napoli-Juventus 8-7 ai rigori (3-3: Bucchi, Calaiò, Cannavaro).
Supercoppa italiana.
1/9/1990 Napoli-Juventus 5-1 (2 Silenzi, 2 Careca, Crippa).
 
La Nazionale.
Ventidue le partite disputate al “San Paolo”: 12 vittorie, 4 pareggi, 6 sconfitte.
 
I concerti.
Pooh (1979), Frank Zappa e Rolling Stones (1982), U2 (1993), Gigi D’Alessio (1997), Pino Daniele e Claudio Baglioni (1998), Renato Zero (1999), Ligabue (2002), Vasco Rosi (2004).
6/12/2009
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